3 luglio 2013

"Storia politica della Grande Guerra" di Piero Melograni: conoscere per non ripetere gli orrori del passato

L’opera, la cui prima edizione risale al 1969, si propone di indagare gli aspetti politico-sociali della Grande Guerra, con specifico riferimento alla situazione italiana negli anni 1915-1918. Nonostante sia trascorso quasi mezzo secolo dalla sua pubblicazione, rimane una delle più complete sul tema.
Piero Melograni si è servito di un’ampissima bibliografia, specie di autori che hanno combattuto sul fronte, in modo da ricostruire con la maggiore precisione possibile le vicende, gli umori e le atmosfere di quei tragici anni. Viene così lasciato grande spazio alle parole di chi ha vissuto la guerra, di cui vengono riportati stralci di diari, articoli di giornale, lettere private e scritti polemici. A differenza di altre opere incentrate sul conflitto, in questa non vengono quasi mai riportate le parole dei fanti-contadini, ma quelle degli alti ufficiali dello Stato Maggiore, degli uomini politici (Boselli, Orlando, Salandra), dei giornalisti (il giovane Mussolini), di scrittori e intellettuali. Tale scelta è dovuta alla precisa volontà dell’autore di fornire una ricostruzione non meramente quotidiana delle vicende, privilegiando invece tutti quegli aspetti sociali, politici e giuridici che solo il ceto intellettualmente più preparato del Paese era in grado di cogliere. Questo non significa affatto che l’opera non si dilunghi ad analizzare anche gli aspetti della vita giornaliera della grande massa dei fanti-contadini, ma solo che vengono approfonditi specialmente altri temi, quali i rapporti tra Governo e Stato maggiore, le vicende politiche del Paese in guerra, il ruolo dei cattolici e dei socialisti, la funzione della propaganda e del clero. Grande spazio viene poi lasciato ad una questione solo apparentemente secondaria: la frattura che si determinò negli anni del conflitto tra contadini e operai, i primi spediti in trincea ed i secondi “imboscati” nelle retrovie, favoriti perché in possesso di nozioni tecniche. Secondo Melograni questo fu uno dei principali effetti “politici” della Grande Guerra, in quanto impedì l’affermarsi in Italia di una rivoluzione di tipo socialista, stante l’astio che si determinò tra le due classi, in particolare dei contadini nei confronti degli operai.
L’opera, inoltre, attraverso pagine che brillano per esemplare chiarezza divulgativa, offre un esaustivo resoconto delle vicende militari e delle principali battaglie del fronte italiano: le offensive dell’Isonzo, la disfatta di Caporetto e l’epilogo di Vittorio Veneto.
Il libro si conclude con una breve ma interessante analisi sulle conseguenze che il conflitto ha determinato nella società italiana: ad avviso dell’Autore, esso spalancò le porte all’avvento del Fascismo. La classe media, che aveva costituito l’ossatura dello Stato liberale, uscì distrutta dalla guerra, che viceversa rafforzò gli industriali e finanche le grandi masse operaie e, in minor parte, contadine, chiamate per la prima volta nella loro storia a svolgere un ruolo che le riscattò da un secolare signoraggio. E fu proprio quell’umanità nuova forgiata dalla guerra che scivolerà, lentamente ma inesorabilmente, verso i nuovi orrori delle ideologie totalitarie.

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