23 maggio 2015

Partecipazione al progetto "Prignano Invita" per la promozione del territorio cilentano

Nel mese di aprile, in qualità di scrittore originario di Prignano Cilento, sono stato contattato dal Sig. Nicola Rizzo di Agropoli, che mi ha invitato a collaborare al progetto Prignano Invita, che, tra l’altro, prevede la realizzazione di un sito web di promozione del territorio. In particolare, sono stato chiamato ad illustrare in un video la storia, le origini, le tradizioni ed i luoghi di interesse e di aggregazione della frazione Melito. Il risultato di questo lavoro è costituito da un sito e da una serie di filmati disponibili su You Tube.

Filmato2 – La torre Volpe
Filmato3 – La Chiesa dedicata a Santa Caterina di Alessandria
Filmato4 – La Fontana vecchia

Prignano Invita, che fa parte di un più ampio lavoro chiamato Cilento Invita, è stato realizzato nell'ambito di un progetto finanziato dalla Misura 313 Creazione e promozione di percorsi turistici integrati del Piano di Sviluppo Rurale (PSR) della Regione Campania 2007-2013, per le attività divulgative e di promozione del territorio rurale compreso tra Melito, Prignano Cilento, l'Oasi del fiume Alento, Perito e Ostigliano. Il risultato è un’iniziativa di coproduzione, realizzata grazie alla partecipazione ed alla viva voce della comunità locale. Come chiarito sul sito, infatti, “Prignano Invita vuole essere una sorta di specchio in cui la comunità locale può guardarsi, per riconoscersi in esso, cercare spiegazioni del territorio al quale appartiene, riguardare il legame con le comunità che l'hanno preceduta, nella discontinuità o nella continuità delle generazioni. Uno specchio che la comunità locale tende ai suoi ospiti, per farsi meglio comprendere, nel rispetto del proprio lavoro, dei propri comportamenti, della propria intimità. Le comunità locali di Prignano e Melito, nel Cilento, narrano se stesse attraverso le voci delle persone del posto, raccontando principalmente alcuni luoghi e momenti di aggregazione sociale: le piazze, le fontane, le chiese con i loro Santi e le feste, ma anche gli orti familiari dietro casa, i piccoli campi coltivati che fanno tutt'uno con il paese, il ricordo di mercati e fiere ed altre cose semplici”.

7 maggio 2015

Ultravox: i nuovi romantici alla scoperta di Vienna

L’intensità drammatica di Vienna, parlo della canzone che dà il titolo all’album, sta tutta nella versione live registrata a St. Albans nell’agosto del 1980, per fortuna disponibile su YouTube. Il gruppo è in stato di grazia e sfodera una prestazione emozionante, arricchita dalla presenza scenica di Midge Ure, il quale, praticamente immobile per tutta la durata del brano, alla fine alza il pugno al cielo, in un gesto liberatorio e suggestivo.
Mi è sempre stato simpatico Midge: sarà per i baffetti alla Fred Buscaglione, per la cravatta slacciata o per le scarpe bianche anni Cinquanta. In lui, l’immagine fa più delle pur indubbie qualità artistiche.
È proprio con l’arrivo del nuovo cantante che gli Ultravox voltano pagina, tirando fuori un disco a tratti discontinuo, ma che molti considerato il loro migliore. L’album è caratterizzato da testi dalle atmosfere rarefatte e suoni algidi, che costruiscono un importante tassello del pop elettronico degli Anni Ottanta. A distanza di oltre trent’anni può apparire datato per alcuni aspetti; però, è indubbia la perfetta sincronia tra i componenti del gruppo. Midge Ure (voce, chitarre e sintetizzatori), Warren Cann (batteria elettronica), Billy Currie e Chris Cross (sintetizzatori), definiscono e approfondiscono il suono Ultravox, aggiustano il tiro volgendo lo sguardo all’Europa del Nord e specialmente ai Kraftwerk. Ma soprattutto, è la nuova calda voce di Midge a contraddistinguere prepotentemente il lavoro.
Nove le tracce, di cui due strumentali. Il lato A è certamente il migliore, perché contiene alcuni pezzi serratissimi, come New Europeans, forse il più convincente dell’album per l’eccellente amalgama tra il suono prepotente delle chitarre elettriche e quello cupo dei sintetizzatori. Altre canzoni degne di nota sono Private Lives e Passing strangers, caratterizzate da un perfetto connubio tra elettronica e sezione ritmica. Chiude la prima facciata Sleepwalk, brano dalle venature disco.
Il secondo lato si apre con un lungo e poco convincente strumentale, Mr. X, dagli spunti buoni ma eccessivamente frammentati. Segue Western promise; qui il canto si fa recitato e si veleggia su atmosfere orientali sospese tra il reale e l’onirico. Infine, la title-track Vienna, bellissima e glaciale, dove la voce di Midge Ure raggiunge il massimo dell’intensità e del patetismo teatrale.
Al di là delle definizioni che se ne possono dare (synth-pop, new romantic, new wave) e, soprattutto, al di là delle mode che vanno e vengono, resta un dato: gli Ultravox con l’elettronica ci sapevano fare. E bene.
La band sul retro del disco