26 settembre 2015

Cadere tra le braccia della Venere di Milo: "Marquee moon" dei Television

Marquee moon dei Television è uno di quei dischi perfetti, che hanno l’ostinata capacità di resistere agli anni e alle mode. Un lavoro diverso da ogni altro, originalissimo e dal suono inconfondibile. L’anno era il 1977, quando i clamori del punk, dopo due anni o poco più, erano già sul punto di spegnersi; la scintilla che tanto aveva infiammato l’Europa e l’America sembrava giunta alla sua fine naturale, aver terminato il breve ciclo di combustione. D’altronde, il “no future” era proprio uno dei principali inni del movimento.
I newyorkesi Television erano capitanati da Tom Verlaine, la cui chitarra distorta, secondo la calzante definizione di Patti Smith, aveva “un suono simile allo stridio di mille uccelli”. Completavano la formazione Richard Lloyd alla seconda chitarra, Billy Ficca alla batteria e Fred Smith al basso.
Il disco di esordio si presenta talmente innovativo e convincente da costituire imprescindibile punto di riferimento per tanti artisti che verranno dopo. Marquee moon non si presta a facili definizioni, perché porta avanti il discorso del punk e lo supera. Si potrebbe citare un altro lavoro coevo, ovvero The scream di Siouxsie and the Banshees; rispetto a quest’ultimo, però, l’album di Verlaine e soci è portatore di una forza ancora più dirompente. É l’anello di congiunzione tra il punk e la new wave, tra due modi differenti di esprimere il malessere esistenziale: se il primo era velocità e due accordi, i Television dimostrano invece di saper suonare e, soprattutto, di farlo con un proprio stile.
Da rimarcare la centralità dei testi. Il nome d’arte del leader del gruppo è un chiaro omaggio al grande poeta francese; le sue liriche sono criptiche e visionarie, dense di immagini distorte e riflesse, tra l’illusione e l’allucinazione. Raccontano il male di vivere, l’incapacità di esprimersi dell’uomo contemporaneo. Un’immagine su tutte: nel brano che dà il titolo all’album appare l’inquietante figura di un’auto che esce da un cimitero e invita il protagonista a montare su, per condurlo nei luoghi più remoti e oscuri del suo animo.
Otto le tracce. La title track, di oltre dieci minuti, è un lungo viaggio nelle tentazioni oniriche di Verlaine, un impasto stridente di chitarre che seguono due linee melodiche diverse, con un perfetto innesto della sezione ritmica. Ipnotica e allucinante, è destinata a rimanere a lungo nella mente dell’ascoltatore. Seguono le divagazioni crepuscolari di Friction ed Elevation, gli sprazzi di luce di Guiding light (a dirci che non tutto è perduto), la melodia apparentemente balneare di Prove it, nonché quello che – a mio modesto avviso – è il capolavoro dell’intero disco: Venus. Il brano, che richiama atmosfere velvettiane, è un incedere maestoso culminante nell’epico ritornello, dove Tom, senza nascondersi, ammette di essere “caduto tra le braccia della Venere di Milo”, approdo di un’esistenza votata all’indagine degli aspetti più reconditi e immaginari dell’esperienza umana. Chiude il disco Torn curtain, epica e teatrale, che lascia intravedere altri mondi possibili oltre il velo della tenda, al di là dello scuro sipario.
A quasi quarant’anni dall’uscita, resta un disco fondamentale, che avrebbe meritato ben altra fortuna. I Television spariranno di lì a poco, ma con l’orgoglio di aver composto un lavoro originale, l’anello mancante, la traccia di collegamento tra il punk e la new wave. Il tutto senza dimenticare il passato, che portava i nomi di Velvet Underground, Jefferson Airplane e 13th Floor Elevators.
La leggendaria copertina del disco

14 settembre 2015

"Giuseppe Tardio" di Antonio Caiazza: una biografia del brigante-avvocato cilentano

Tra tutte le figure di “briganti” che la storia e le narrazioni popolari ci hanno tramandato, quella di Giuseppe Tardio da Piaggine occupa un posto particolare, per almeno due ragioni. La prima riguarda il suo status sociale: mentre la maggior parte dei briganti proveniva dagli strati più miserabili della società – poveri braccianti, fittavoli analfabeti, pastori, criminali comuni, soldati sbandati del disciolto esercito borbonico – Tardio era un avvocato. Laureatosi in Legge nel 1858, decise, dopo una parentesi antiborbonica, di aderire alla causa dei legittimisti, fondando una delle bande più temute della Provincia di Principato Citra (l’attuale Cilento e Vallo di Diano). Anziché sfruttare il proprio ruolo sociale e intraprendere una carriera, quella forense, che gli avrebbe garantito successi e agiatezza, preferì rintanarsi sui monti e sostenere la causa antiunitaria. Già questo aspetto contribuisce a sfatare un’inesattezza storica, delineando il ruolo che le classi più elevate e le persone istruite ebbero nella lotta che maturò dopo il 1860. Il secondo elemento di sicuro interesse è rappresentato dalla natura eminentemente politica dell’azione rivoluzionaria di Tardio. Ricevuto il grado di Maggiore direttamente dal Governo borbonico in esilio, il piagginese agì al solo scopo di restaurare la legittima monarchia sul trono di Napoli. Ogni sua azione venne presentata sotto le insegne di Francesco II, di cui Tardio si qualificava come emissario ufficiale. L’aspetto eminentemente politico dell’attività dell’avvocato cilentano porta a riconsiderare lo stesso termine “brigantaggio”, che in tale ipotesi appare decisamente improprio, trattandosi più che altro di un’azione legittimista e non di criminalità comune. Resta quindi aperta una domanda: si può definire “brigante” un uomo le cui gesta, sia pure contra legem, erano munite di legittimazione sovrana?
Tutti questi aspetti sono chiaramente messi in luce nel saggio di Antonio Caiazza. Giuseppe Tardio. Brigantaggio politico nel periodo postunitario in Provincia di Salerno è stato pubblicato per la prima volta nel 1986, per poi essere ristampato, in edizione riveduta, nel 2015 dalle Edizioni dell’Ippogrifo. Si tratta di un’opera fondamentale per conoscere una vicenda forse poco nota a livello nazionale, ma che cambiò profondamente il volto e la storia del Cilento. L’autore ricostruisce con esattezza e ricchezza di dettagli l’impresa legittimista del Tardio, dallo sbarco di Agropoli fino alla battaglia di Magliano Grande del giugno del 1863, che di fatto pose termine alle scorrerie. Il resoconto di tutte le azioni “brigantesche” è dettagliato e attento; Caiazza si avvale di una mole sterminata di documenti, privilegiando soprattutto le fonti giudiziarie, quali gli atti processuali: interi stralci di sentenze e di verbali di udienza sono infatti riportati in nota e in appendice. L’autore riesce abilmente ad evitare toni apologetici, mantenendo uno stile neutro e distaccato, che non dà giudizi e lascia al lettore ogni valutazione in merito. La figura di Tardio che emerge dal libro appare così bifronte: da un lato, ci appare come il paladino degli oppressi contro gli oppressori; dall’altro, però, non si possono tacere le violenze e le grassazioni che avvennero in nome del Re considerato legittimo.  
Il libro, inoltre, è arricchito da foto e documenti dell’epoca (anche autografi dello stesso Tardio), tabelle e schemi riassuntivi. Ma non è semplicemente un lavoro sull’operato del legale piagginese; il libro è un quadro vivido del Cilento (e, più in generale, dell’Italia meridionale) negli anni che seguirono l’unificazione, un resoconto puntuale che consente al lettore di comprendere le ragioni dei vincitori e dei vinti, nonché il modus operandi – egualmente spietato e contrario alla legge – degli uni e degli altri. Lo si può leggere, dunque, secondo due prospettive: o come biografia di un personaggio a suo modo eccezionale, oppure come completamento di uno studio di più ampia portata sul cosiddetto brigantaggio postunitario.

6 settembre 2015

"Le rovine in attesa": il video della presentazione alla Fondazione Alario

Il 25 agosto 2015, nella suggestiva cornice di Palazzo Alario in Ascea Marina (Sa), si è tenuta la presentazione de “Le rovine in attesa” curata dalla Fondazione Alario e da Il giglio marino o.n.l.u.s. L’incontro era inserito nel cartellone della rassegna LeggerMente – Incontri d’autore alla Fondazione Alario, che nei mesi di luglio e agosto ha ospitato generi letterari fra i più disparati, dalla narrativa alla poesia, dal teatro al reportage.
Voglio ringraziare coloro i quali hanno reso possibile l’evento: Nicola Botti (organizzatore), Gerardo Russo (giornalista), Marcello D’Aiuto (Presidente della Fondazione Alario) e Vince Esposito (responsabile della Biblioteca Alario).
Un ringraziamento particolare, infine, va al numeroso pubblico, ad Antonino Tomeo per il filmato ed a Sara Nigro per le fotografie.



2 settembre 2015

I miei video su YouTube

Su YouTube è presente una pagina con tutti i filmati che mi riguardano, dalle presentazioni dei libri alle altre iniziative ed eventi cui ho partecipato. La playlist è periodicamente aggiornata.