14 agosto 2016

"Io non mi faccio condizionare dal sistema!": intervista a James Senese

Il grande sassofonista James Senese, fondatore e leader del gruppo jazz-rock Napoli Centrale, si è esibito a Torchiara (Sa) lo scorso 11 agosto, in occasione del festival itinerante Segreti d’autore. L’ho incontrato prima del concerto ed è stato così gentile da concedermi una bella intervista, in cui rivela molto di sé, della sua arte e della sua visione del mondo.

Domanda. Ciao James. Speriamo che le mie domande non siano come quelle del famoso film con Lello Arena…
Risposta. Non ti conviene farle. (Ridendo)

D. Perché tra tutti gli strumenti hai scelto proprio il sassofono? Come è nata questa passione?
R. È stata una scelta naturale. Era uno strumento di cui mi piaceva moltissimo il suono, la voce. L’avevo sentito, senza sapere cosa fosse, e così è nata la passione.

D. Quanti sassofoni possiedi? Ce n’è uno a cui sei particolarmente legato?
R. Ne ho solamente uno. Ne ho avuti tanti, ma ritengo sia meglio affezionarsi ad un unico strumento. Credo sia la scelta migliore, perché possedere dieci sassofoni, ad esempio, è una forma di megalomania. Invece devi affezionarti ad uno solo, che ti rimane e lo porti in tutti i concerti.

D. Che musica ascolti? Preferisci i classici, oppure ascolti anche musica contemporanea? E soprattutto, preferisci il vinile o il cd?
R. Ascolto sia la musica del passato che quella contemporanea. La musica del passato è quella che ci ha dato la nostra vitalità, la voglia di essere musicisti. Ma ascolto anche la musica del presente, in particolare quella d’avanguardia. Preferisco ascoltarla su vinile.

D. Sei un uomo di successo, che ha portato nel mondo un modo personale di fare musica. Come sei riuscito a non farti dominare dal successo, mantenendoti sempre saldo sulle tue posizioni?
R. Combattere il sistema è questo, non entrarci dentro. Il fatto è che io non mi faccio condizionare dal sistema. Il sistema vuole che tu fai delle cose secondo la sua logica, secondo il suo modo di vedere. Ma non deve essere così. Devi essere te stesso, ed io penso di esserlo.

D. Il rischio di chi lotta contro il sistema è quello di non riuscire mai ad emergere…
R. Il problema è crederci. Crederci e non farsi condizionare, perché vengono dei momenti in cui il sistema ti prende, ed è in quel momento che devi essere più forte e non farti prendere. Se tu credi alla tua dimensione, a quello in cui credi e a quello che fai, a quello che tu vorresti essere, allora tutto andrà bene. Bisogna essere assolutamente così, fino alla fine della tua vita, in poche parole. La vita dovrebbe essere un evolversi nella direzione che tu vorresti.

D. Una domanda sui Napoli Centrale. Mi ha sempre colpito la vostra originalità rispetto ad altri gruppi italiani degli anni Settanta. In particolare, mentre gruppi come gli Area o il Banco si occupavano della classe operaia, voi avete parlato della terra, dei braccianti meridionali, degli emigranti. Qual è la ragione di una tale scelta?
R. Perché noi veniamo dal popolo. Inoltre, la prima forma di vita è proprio legata alla terra, da cui noi veniamo. Il contadino è il primo uomo sulla terra che ha cercato di evolversi. Diciamo che adesso, però, c’è stata un’evoluzione nel nostro impegno: ora difendiamo tutta la parte debole del popolo, quella che non può difendersi. È stata una scelta naturale, legata alla dimensione in cui siamo nati.

D. Se i Napoli Centrale fossero nati oggi, avrebbero avuto lo stesso successo, oppure i tempi sono mutati e con essi quello che la gente vuole? Il vostro messaggio è ancora attuale?
R. Il tempo non cambia quasi niente, attenzione! Cambiano le generazioni, un po’ i modi, ma in realtà non cambia niente. Noi esistiamo da oltre quarant’anni e oggi abbiamo addirittura più successo di prima. Sembra strano, ma è così. Noi oggi giriamo tutto il mondo; si vede che abbiamo seminato bene! Quando le nuove generazioni vengono ad ascoltarci, ci ascoltano per quello che siamo nel presente, non vanno a vedere quello che siamo stati, perché è il momento quello che conta. Noi ci siamo evoluti mantenendo sempre il nostro stile. Quando riesci ad emergere, rimani sempre lì. Pensa ai Pink Floyd: loro sono lì, e anche se non fanno più dischi sono sempre i Pink Floyd. La stessa cosa vale per i Napoli Centrale: noi abbiamo fatto la rivoluzione, ed è rimasta.

D. Hai detto che hai girato il mondo. Tra i tanti artisti con cui hai collaborato, quali sono quelli che ricordi con maggiore piacere?
R. Il problema è che noi stiamo molto avanti, suoniamo avanguardia. L’unico con cui ho collaborato con piacere, perché sono entrato nella sua dimensione, è stato Pino Daniele. Al di là di questo, non mi eccita niente.

D. Se dovessi dare una definizione di te come artista, cosa diresti?
R. Sono uno vero, perché ho scelto di fare questa vita. Non ce ne può essere un’altra, e io la faccio con il cuore, con amore. Se non facessi questo, non lo so che cazzo farei. La mia è stata una scelta molto precisa, l’impegno è ventiquattro ore su ventiquattro. Prima viene questo e poi tutto il resto.

D. Il tuo nuovo disco si intitola O’ sanghe; che progetti hai per il futuro?
R. Il mio progetto è far capire agli altri che abbiamo perso una parte del nostro sentimento per colpa del sistema, ma anche per colpa nostra. Non riusciamo ad agire: a tutto quello che il sistema ci dice, noi rispondiamo sempre di sì. Perché crediamo che domani è un altro giorno, ma non è così. Serve un modo per poterci liberare da questa schiavitù.

D. E la musica è sufficiente per essere liberi?
R. Sì. Perché la musica ha realizzato importanti cambiamenti nel mondo. Tante cose importanti sono state cambiate per mezzo della musica. Chi vuol capire, capisca.
James Senese sul palco di Torchiara (11 agosto 2016)

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