Lo studio dei toponimi
può offrire preziose informazioni sulle origini e le vicende storiche di un
territorio. Il ricercatore Fabio Astone, dell’Università di Salerno, ha
pubblicato nel 2012 sulla rivista Annali
Storici di Principato Citra (X, 1, pp. 5 ss.) un interessante saggio sul
significato del nome Cilento, intitolato «Alle origini del
toponimo Cilento: la fondazione
di Poseidonia ed i
Tirreni-Etruschi del golfo di Salerno.
Riflessioni ed ipotesi».
Il saggio, sulla base di lunghe ricerche
archeologiche e con il supporto di una corposa bibliografia, sostiene la tesi
dell’origine etrusca del nome Cilento.
L’Autore parte da due considerazioni. In primo luogo, evidenzia che il toponimo
Cilento comparve per la prima volta
nel corso del Medioevo, in un documento amministrativo del 1134 noto come Actus Cilenti, oggi conservato presso la
Badia di Cava. In precedenza, la regione era conosciuta come Lucania (minor), né risulta che il
termine Cilento sia mai stato
utilizzato da Greci, Romani o Italici. In secondo luogo, l’Autore, richiamando
una tesi già esposta dal professor Aversano, afferma che la tradizionale
ricostruzione etimologica del nome, che deriverebbe da cis-Alentum, ovvero “al di qua dell’Alento”, non appare del tutto
soddisfacente, in quanto non sufficientemente specifica.
Sulla base di queste premesse, Fabio
Astone dedica la parte centrale del saggio allo studio della presenza etrusca
nel territorio cilentano. Viene così offerta un’ampia ricostruzione, suffragata
da riferimenti storici, letterari ed archeologici, tesa a dimostrare che non
solo gli Etruschi si spinsero anche a sud del fiume Sele, ma che sarebbe
attestata la loro presenza persino a Paestum e Velia. In particolare, per
quanto riguarda Poseidonia, molti sono gli elementi culturali e materiali di
tipo tirrenico, che addirittura farebbero pensare che all’origine della polis vi fossero accordi tra i Sibariti,
che secondo la tesi più accreditata avrebbero fondato la città, e i potenti
Etruschi che occupavano la zona più a nord, corrispondente all’attuale
Pontecagnano. Scrive infatti l’Autore che «allo sbocco dei ricchi itinerari commerciali
che dalle valli fluviali dell’Enotria interna giungevano al centro della
feracissima pianura attraversata dal Sele, i Sibariti, forse in ossequio ad
accordi che, come ipotizzato, dovevano aver raggiunto con i potenti partner
etruschi di Pontecagnano, riuscirono, finalmente, a fondare Poseidonia». L’Autore si diffonde sulle testimonianze etrusche rinvenibili
nella città di Paestum, quali il cd. “sacello ipogeico”, oppure la celeberrima
“Tomba del tuffatore”, che secondo alcuni studiosi non costituirebbe l’unica
superstite della pittura greca, ma «l’esito
più meridionale della diffusa, notissima pittura funeraria etrusca».
Nella
parte finale del saggio, sulla base di tutte le premesse esposte, viene dunque
ipotizzata l’origine etrusca del toponimo Cilento,
al pari di molte altre località dell’Italia meridionale, campane in
particolare. L’Autore concentra la propria attenzione su uno dei più
celebri reperti dell’età etrusca, il c.d. “fegato di Piacenza”. Si tratta di
una lastra di bronzo che riproduce il fegato di una pecora, suddivisa in più
parti con i nomi di varie divinità incisi; si pensa che l’oggetto venisse
utilizzato dai sacerdoti per finalità divinatorie. Il modello riporta per ben
tre volte il nome Cilens, un’importante divinità etrusca. Conclude dunque Fabio Astone che «è interessante evidenziare l'immediata
analogia che si coglie tra il nome della divinità etrusca Cilens ed il toponimo Cilento.
Una suggestione fonologica che poteva restare solamente tale, tout court; l'insieme delle
argomentazioni fin qui affrontate ha però creato le condizioni per avanzare possibili ipotesi. Si tratta di riflessioni che, oltre
ad essere supportate dalle odierne conoscenze relative agli antichi contatti tra i Tirreni e le terre a sud del Sele, trovano, ad esempio, ulteriori,
indicativi spunti nella denominazione attuale di alcune macroaree. La geografia
degli Etruschi ha condizionato gran parte dell’Italia antica, ed ancora oggi se
ne serba il ricordo: il mare Adriatico prende il nome dalla città etrusca di
Adria, ed il mare Tirreno è così detto perché Tirreni erano chiamati gli Etruschi
dai Greci». È allora possibile
ipotizzare che il nome Cilento abbia
un’origine tirrenico-etrusca, rispondente al nome di un’antica divinità, che
certamente doveva essere centrale nel pantheon
etrusco, al punto da venire riportata su un oggetto divinatorio quale il c.d. “fegato di
Piacenza”.
Consiglio a tutti di leggere il saggio,
disponibile anche in rete, in quanto di sicuro interesse per molte ragioni,
prima di tutto per lo stile scorrevole e coinvolgente con cui è scritto.
Il c.d. "Fegato di Piacenza" (immagine tratta da commons.wikimedia.org, autore Lokilech)
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