Nel pantheon ideale della new wave italiana, i Neon occupano un posto di
rilievo. Appartenenti alla scena fiorentina come Litfiba, Diaframma e Moda,
scelsero in controtendenza di esprimersi in lingua inglese, per dare respiro
internazionale al proprio lavoro. A distanza di trentaquattro anni dal primo e unico LP, sono ancora attivi sulla scena indipendente; proprio l'anno scorso ho
avuto la fortuna di vederli dal vivo a Roma, in forma smagliante.
Rituals venne
pubblicato nell'autunno del 1985, dopo Siberia
dei Diaframma (1984) e Desaparecido dei Litfiba, uscito a gennaio dello
stesso anno. Le differenze tra i tre dischi sono di palmare evidenza. Siberia,
pur riprendendo il suono d'oltremanica, lo mediava attraverso una vena "cantautoriale" e poetica tipicamente italica; Desaparecido guardava al
Mediterraneo, all'Oriente, all'America Latina. Rituals è invece un LP che
avrebbe ben potuto essere stampato in terra d'Albione, sia pure in ritardo
rispetto a quanto avevano già fatto New Order, Bauhaus, Cure, OMD e Depeche
Mode, anche se i più immediati punti di riferimento rimangono i tedeschi Faust
e Kraftwerk.
Pur con gli ovvi limiti, dovuti principalmente ad una registrazione non
eccelsa, Rituals resta un punto di riferimento per la darkwave nostrana, se non
addirittura l'apice dell'intero movimento. La fanno da padroni tastiere e
sintetizzatori suonati da Piero Balleggi e dal cantante Marcello Michelotti; le
chitarre sono invece affidate a Ranieri Cerelli, mentre Roberto Federighi suona
batteria e percussioni. I Neon dimostrano anche alla lunga distanza le
caratteristiche che li avevano resi celebri nel circuito underground: toni
cupi, ritmiche ossessive, sonorità che strizzano l'occhio al synthpop più
raffinato. Il risultato è chiaramente figlio dei tempi, ma resta godibile anche
a distanza di trent'anni, soprattutto per la scelta meditata di mantenersi fuori
dal commerciale, senza tuttavia abbracciare gli eccessi criptici del genere
industriale, che pure aveva seguito e degni interpreti in Italia.
L'iniziale Runnin' è uno dei brani più celebri dei Neon, molto efficace
dal vivo: un drumming martellante che sostiene il preciso incedere delle
chitarre elettriche, su cui si staglia la profonda voce di Michelotti. Last
chance è un altro gran pezzo, che ricorda i migliori New Order di Power,
corruption & lies di un paio d'anni prima. La successiva Isolation all'epoca
venne promossa anche con un video, disponibile ancora su YouTube. Predominano i
sintetizzatori e gli effetti, ma stupisce la sezione ritmica,
precisa e ossessiva, che fa molto Joy Division. Michelotti esalta le sue doti
vocali con un testo che non avrebbe sfigurato nel repertorio di Ian Curtis: «Every night I'd like to kill my fantasy, /
everytime I fight but cannot win. / Maybe I felt your sound in ancient
memories, / what I need is out of reality. […] For my crime of passion I've got no safety, / no
one will relieve my agony. / Turn, turn off the light, / your ecstasy does make
me stay».
Il lato B si apre con il punto più alto del disco, a mio modesto avviso:
la maestosa Dark age, con un titolo che è già una dichiarazione d'intenti. È un
delizioso gioiello synthpop, in cui tutto si mantiene magicamente in
equilibrio: la voce distorta dagli effetti, la batteria precisa e incalzante,
la chitarra che disegna la melodia principale, il sottofondo quasi progressivo
delle tastiere. Potrebbero averla scritta benissimo gli Ultravox o i Kraftwerk,
tanto alto è il livello raggiunto. L'eclettismo e le capacità del gruppo sono poi
dimostrate dalla cover di Burning of the midnight lamp, rilettura in chiave
wave di un classico hendrixiano. Le tracce sono otto, per quaranta minuti
abbondanti di una musica fredda, che illumina la notte dell'anima ma non
riscalda, proprio come un neon.
Nel 2010 la Spittle Records ne ha curato una splendida ristampa in
vinile, che riprende la grafica originaria; io l'ho trovata ad un prezzo
davvero conveniente, 12 euro. Unica pecca la mancanza dei testi, che è comunque
possibile scaricare dal sito ufficiale della band.
La copertina dell'album
La band, foto della busta interna del vinile
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