28 agosto 2022

"Il passo lungo" di Giorgio Saviane: sulle orme dei propri fantasmi

Il Novecento è stato un secolo fecondo e forse irripetibile per la letteratura italiana. Tantissimi i nomi di primo piano, altrettanti gli autori che hanno ottenuto riconoscimenti in vita e poi sono stati un po' dimenticati dal grande pubblico e dagli editori. Giorgio Saviane (1916-2000) è uno di questi. Veneto di nascita e fiorentino d'adozione, ha esercitato a lungo la professione di avvocato, affermandosi in letteratura col romanzo Il papa (1963), vincitore del Campiello. Il passo lungo (1965), Il mare verticale (1973) e Eutanasia di un amore (1976) sono altri suoi libri di successo.
Il passo lungo è quello di Carola, quando altezzosa e sicura camminava sulla spiaggia di Follonica prima che la guerra mutasse irrimediabilmente i destini di ciascuno. E lungo è anche il passo della veneziana Giulia, che si muove rapida tra calli e campielli nello splendore dei suoi diciannove anni. L'unico in grado di riconoscere il passo delle due ragazze è Alberto, protagonista e narratore in prima persona di una vicenda che si snoda tra gli anni del fascismo e quelli che seguono il secondo conflitto mondiale. Alberto è di Castelfranco e proviene da una famiglia della media borghesia veneta ancorata a due inossidabili monoliti: il denaro e la moralità. A dominare sul nucleo familiare è la figura vizza e autoritaria della nonna, sebbene le sostanze siano di fatto amministrate dai due figli maschi, zii di Alberto. Sono loro i dispensatori del tanto agognato "valsente", per cui è a costoro che il ragazzo deve rispetto e obbedienza pur di ottenere a fine mese una piccola somma per le sue esigenze. Ogni deviazione rispetto alla rigida morale familiare (invero tutta di facciata) determina una decurtazione del credito mensile. Ed è per il timore di perdere il denaro che gli ardori giovanili di Alberto vengono puntualmente castrati e le sue timide rimostranze ridotte al silenzio. Tanto severi e grifagni sono gli zii, quanto amorevole e generoso è invece il padre Stanislao, tuttavia povero di sostanze e a sua volta sottomesso alle scelte dei cognati. Alberto è perdutamente innamorato di Carola, conosciuta durante le lunghe vacanze estive a Follonica, ma rinuncia a sposarla proprio per compiacere gli zii e non inimicarseli. Sono loro a dissuaderlo dal proposito, ancorati alla rigida morale piccolo-borghese che vuole che l'uomo sia economicamente "sistemato" prima di prendere moglie. La perdita di Carola è l'evento che segna l'esistenza di Alberto: egli non dimentica la ragazza e passa i successivi quindici anni all'inseguimento del suo fantasma nel ricordo dei giorni radiosi trascorsi a Follonica.
Né la guerra e la Resistenza, né il trasferimento a Firenze e il successo nella professione di medico attenuano l'ossessione di Alberto: tutte le sue giornate trascorrono nell'attesa di Carola. Si convince infine di averla ritrovata in Giulia, una donna molto più giovane che di Carola ha il medesimo passo lungo. La sua ricerca non è retta soltanto da ragioni sensuali: attraverso il fantasma di Carola e la corporeità di Giulia, Alberto si illude di riappropriarsi della giovinezza perduta e dell'epoca spensierata in cui era se stesso senza le sovrastrutture imposte dalla sua professione e dalle responsabilità che ne conseguono.
Saviane lancia con questo volume un'impietosa invettiva contro la media borghesia italiana ricca di sostanze ma povera di contenuti, incapace di slanci ideali e tenacemente aggrappata all'apparenza di una morale stantia. Tuttavia questa morale ha una sua forza attrattiva, è allettante e vischiosa al punto che ribellarsi non è solo un atto di disobbedienza, ma una prova di forza che riesce solo a metà. Alberto è l'emblema di questo fallimento, lui che ha sacrificato la sua felicità al rispetto di regole indigeste.
Il passo lungo è certamente un romanzo d'amore, sebbene si tratti di una definizione riduttiva che non rende completamente l'idea. Più nello specifico, è un romanzo sulla forza dirompente delle passioni, sulla loro capacità di orientare i destini umani verso esiti tragici e involontari. Saviane identifica nel denaro e nella sensualità due tra queste passioni divoratrici, e in effetti l'esistenza dei suoi personaggi è dilaniata da entrambe. Solo la figura di Stanislao si eleva al di sopra delle passioni, è lui il personaggio meglio riuscito del libro. Proprio colui che gli altri indicano come inetto e coglione, rivela un'onestà e un'indipendenza di pensiero che lo elevano moralmente al di sopra della suocera, del figlio e dei cognati.
Edizione Rizzoli del 1965

18 agosto 2022

L'anello del Monte Stella: un itinerario ciclo-turistico nel Cilento antico

Il Monte Stella (o della Stella) è un rilievo del Subappennino lucano che ha rivestito un ruolo centrale nella storia locale, sebbene la sua ridotta altezza di 1.131 metri non lo collochi tra le vette più alte del Cilento, che sono il Cervati (1.899 m), il Panormo (1.742 m) e il Faiatella (1.710 m). Mentre queste cime sono di grande interesse naturalistico, "la Stella" ha soprattutto una centralità storico-antropologica. E invero, l'area che si estende alle sue pendici corrisponde ai confini originari del Cilento, il cosiddetto Cilento antico. Non a caso gli unici paesi a cui è stato aggiunto nel nome il suffisso "Cilento" sono quelli che si trovano nelle vicinanze della Stella: Sessa, San Mango, Laureana, San Mauro, Prignano, Ogliastro, Mercato, San Martino. L'importanza del monte è confermata dal ritrovamento sulla cima di megaliti sicuramente disposti da mano umana. Secondo alcuni si tratterebbe dei resti di Petilia, la leggendaria capitale della confederazione dei Lucani che sarebbe stata circondata da mura spesse e inespugnabili. Secondo altri studi, i lastroni sarebbero più recenti, ruderi di una fortezza di epoca medioevale nota come Castrum Cilenti. Sulla cima inoltre si trovano due ulteriori punti di interesse: il piccolo santuario medioevale della Madonna della Stella e una grande base radar di proprietà Enav, la cui caratteristica cupola bianca (o radome) è visibile da tutto il circondario. La cima è raggiungibile a piedi, percorrendo numerosi sentieri, oppure in automobile seguendo la stretta ma panoramica strada asfaltata di sette chilometri che parte dall'abitato di Omignano.
La zona del Monte Stella si presta al ciclo-turismo ed è tradizionalmente battuta dagli appassionati delle due ruote. Solitamente i ciclisti seguono due itinerari principali: l'ascesa alla vetta e il cosiddetto anello. È chiamato "anello del monte Stella" un percorso circolare di circa ventinove chilometri che abbraccia le pendici della montagna. Lungo il suo tracciato si incrociano ben otto centri abitati: Mercato Cilento, San Mauro Cilento, Galdo, San Giovanni di Stella, Guarrazzano, Omignano, Sessa Cilento e San Mango. Il percorso è caratterizzato dall'alternanza di ripide salite e altrettante discese, con brevissimi tratti pianeggianti di solito in corrispondenza dei centri abitati.
Mappa del circuito noto come "anello del Monte Stella"

Partendo da Mercato, al bivio in cima al paese si deve svoltare a destra in direzione Serramezzana. Questo può essere convenzionalmente considerato l'inizio del giro per chi proviene dalla vecchia strada statale 18. I primi due chilometri, interamente nel bosco, sono di salita piuttosto intensa fino ad arrivare al valico in prossimità di Punta Carpinina.
Il bivio da cui inizia il percorso
Il tratto boscoso che conduce al valico di Punta Carpinina
Segnaletica in prossimità di Punta Carpinina

Superato il valico inizia una lunga e panoramica discesa: sulla sinistra il versante del Monte Stella con il radome in evidenza, sulla destra il dolce declivio che conduce alle zone costiere. In una curva prima di arrivare all'abitato di San Mauro, sulla sinistra è facilmente riconoscibile un punto di sosta nel bosco con una provvidenziale fontana. La strada prosegue e si attraversa il grazioso comune di San Mauro Cilento, in località detta Casal Soprano. Poco dopo il municipio si arriva a un altro bivio: svoltando a destra si va verso il mare, mentre l'anello prosegue a sinistra.
La fontana prima di San Mauro
Verso San Mauro

Lasciato San Mauro, il percorso continua in falsopiano tra boschi e orti per raggiungere Galdo, frazione della celebre Pollica. Superata la piazzetta di Galdo, bisogna svoltare a sinistra al bivio per San Giovanni. Da qui inizia la parte più selvaggia e panoramica dell'anello, attraversando un lungo tratto praticamente disabitato in mezzo alla natura. Un raccordo quasi pianeggiante conduce alle due frazioni del comune di Stella Cilento, San Giovanni e Guarrazzano: due villaggi ameni e silenziosi alle pendici del monte.
Ingresso a Galdo
Il bivio dopo Galdo

Verso San Giovanni e Guarrazzano

L'ultimo tratto del percorso conduce a Omignano, dove ci si può ristorare alla Fontana dei Santi, celebre in tutto il circondario per le sue acque fresche. La strada riprende a salire e si passa per Sessa Cilento e la sua frazione San Mango, casale fondato nell'anno Mille e ricco di storia e di fresche sorgenti. Superato San Mango, si affronta l'ultimo tratto in costante e regolare salita. Si giunge così nuovamente al punto di partenza di Mercato Cilento, dopo aver pedalato per quasi trenta chilometri nel cuore del Cilento antico. Ovviamente l'anello può essere percorso anche a piedi o in moto, ma è la bicicletta il mezzo più adatto per coglierne appieno ogni sfumatura.
Sessa Cilento vista da Omignano

7 agosto 2022

Suonare la rivoluzione: "Entertainment!"

L'aggettivo “seminale” viene ampiamente utilizzato da riviste e siti musicali per definire quei dischi o gruppi che hanno precorso i tempi. Sono seminali gli album che hanno circostanziato i canoni di un genere, oppure sono stati di spunto per altri artisti o movimenti. L'aggettivo a volte è abusato, al punto che vi è chi si rifiuta categoricamente di utilizzarlo. La verità, come sempre, sta nel mezzo: se è vero che spesso si abusa di tale definizione, vi sono casi in cui calza a pennello.
Si consideri Entertainment!, il primo disco degli inglesi Gang of Four. Era il 1979 e il punk sembrava già morto e sepolto, sebbene fossero passati poco più di tre anni dalla sua esplosione. Serviva un suono nuovo che sapesse prendere quanto di buono e innovativo aveva regalato la stagione del punk e al tempo stesso ne fosse un superamento. Bisognava abbandonare la logica di chi pretendeva che non fosse necessario saper suonare per fare buona musica, senza tuttavia tornare alle elaborate orchestrazioni del periodo progressivo. Questa scena innovativa fu chiamata semplicemente new wave, la nuova onda. Il passaggio dai Sex Pistols ai Joy Division non fu però immediato, com'è naturale. Ci furono sperimentazioni che produssero risultati eccelsi, come i grandi Magazine di Devoto. I Gang of Four rientrano in questo clima di transizione. Si costituirono a Leeds e la formazione originaria comprendeva Dave Allen al basso, Jon King alla voce, Andy Gill alla chitarra e Hugo Burnham alla batteria. Entertainment!, il loro esordio, è puro post-punk, un tentativo ottimamente riuscito di proiettarsi verso il futuro.
Non è un caso che il progetto conti autorevoli estimatori. Michael Stipe dei R.E.M. ha dichiarato che "Entertainment! ha fatto a pezzi tutto quello che era venuto prima", mentre per Tad Doyle dei TAD "è stato il disco che ha cambiato la mia vita […]; io stesso suonavo in una cover band dei Gang, ci chiamavamo Red Set". Ancora più entusiastiche le parole di Flea, bassista dei RHCP: "ha cambiato completamente il mio modo di concepire il rock e ha fatto nascere la mia fissazione per il basso".
Entertainment! è di base un disco punk, ma le canzoni sono più dilatate rispetto ai canonici due-tre minuti che caratterizzano il genere. Del punk vengono riprese le bordate di chitarra, affilate come lame di rasoio. Il suono dei Gang of Four è tuttavia "sporcato" da chiare influenze reggae e funk, al punto che vi è chi ha parlato di funk-punk. Il loro stile a tratti ricorda qualcosa dei Clash di London calling e Combat rock, con una differenza di fondo: mentre il gruppo di Joe Strummer nei dischi citati superava definitivamente i dettami del punk, i Gang of Four invece seguivano il genere come fosse la stella polare, pur non rinunciando all'ambizioso progetto di farlo evolvere in qualcosa di diverso e più completo. Al tempo stesso, si differenziavano anche da band come The Redskins, troppo derivativi o comunque debitori di Bob Marley & co. Per il gruppo di Leeds è dunque riduttivo parlare di funk o reggae. Si ascoltino in proposito Not great men, I found that essence rare e la celebre Damaged goods: se pure si rinvengono chiare influenze, bisogna ammettere che le bordate di chitarra di Gill e il basso prepotente di Allen creano un sound riconoscibile tra mille. E ancora, degni di nota sono il reggae sporco di Contract, l'incedere sincopato dell'iniziale Ether, nonché la grandiosa sezione ritmica di Natural's not in it. Il disco è un continuo dialogo tra passato e futuro: c'è dunque posto per il taglio quasi psichedelico di Return the gift, così come per il sintetizzatore di 5.45, il brano più new wave dell'album. Sebbene ci siano pezzi più orecchiabili, il capolavoro è la compassata Anthrax, un brano cupo e disturbato che chiude magistralmente il disco.
Un'altra peculiarità è nei testi. Già il nome del gruppo tradisce una precisa matrice ideologica: la Banda dei Quattro era infatti il nome dato a quattro politici cinesi dei tempi della Rivoluzione culturale, arrestati subito dopo la morte di Mao. I Gang of Four volevano veicolare un messaggio politico di stampo marxista attraverso la loro musica; i testi delle canzoni sono dunque lo strumento per lanciare veri e propri slogan contro la società occidentale e consumistica.
Entertainment! è un disco rivoluzionario per suono e contenuti, l'anello di congiunzione tra i riff selvaggi del punk e le raffinate divagazioni della nuova onda. Per questo e tanti altri motivi è un LP che non può mancare in una collezione che si rispetti.