La
signora Ava è una ancestrale figura del folclore molisano: per indicare un’era
antichissima, in cui fantasia e realtà, magia e razionalità si confondevano, si
parlava appunto del “tempo della signora Ava”. Jovine scrive questo romanzo
rielaborando le figure, i personaggi e le vicende che popolavano i racconti che
da piccolo ascoltava intorno al fuoco, specie nel corso delle lunghe veglie
invernali. Per tale ragione l’opera è dedicata alla memoria del padre, “ingenuo
rapsodo di questo mondo defunto”.
Il romanzo narra la drammatica vicenda della “conquista del Sud” (per usare
un’espressione coniata da Carlo Alianello) dal punto di vista dei contadini del
Molise. Le due parti che lo compongono sono differenti per tematiche e stile.
Nella prima l’autore molisano, che racconta la vita quotidiana di Guardialfiera
alla vigilia degli eventi risorgimentali, usa un tono ironico, quasi bonario e
divertito; specialmente si concentra sull’eterna lotta tra “cafoni” e
“galantuomini”, ovvero tra i contadini e i nobili proprietari terrieri. La
seconda parte si apre con la notizia della guerra; in breve il ritmo della
narrazione diviene più concitato e il tono drammatico prende il sopravvento.
L’Unità non cambia nulla: i galantuomini si inginocchiano di fronte al nuovo
Re, così come facevano con il vecchio, e i contadini si vedono sempre più
oppressi, umiliati e disillusi. Per molti l’unica strada percorribile sarà
quella della macchia, della guerra contro i nuovi e i vecchi oppressori,
accomunati dalla stessa sete di denaro, potere e privilegi.
Signora Ava è in un certo senso l’epopea delle masse contadine meridionali, un grandissimo romanzo, imprescindibile punto di partenza per la comprensione della "Questione meridionale".
Signora Ava è in un certo senso l’epopea delle masse contadine meridionali, un grandissimo romanzo, imprescindibile punto di partenza per la comprensione della "Questione meridionale".
Copertina di una vecchia edizione Einaudi Scuola
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