2 novembre 2016

Aspettando "Mercurio Loi": lunga vita al fumetto italiano di qualità!

La decisione di pubblicare una nuova serie a fumetti in un’epoca in cui si legge sempre di meno è già di per sé una scelta coraggiosa. Presentare un personaggio che si muove nella Roma papalina del 1826, poi, parrebbe addirittura un azzardo. Eppure questo interessante esperimento vedrà la luce a partire dalla prossima primavera: si tratta di Mercurio Loi, la nuova serie creata da Alessandro Bilotta, la cui prima uscita è prevista per maggio 2017. Gli albi saranno a colori e avranno il classico formato bonelliano da 98 pagine.
Mercurio Loi non è propriamente un debuttante nella scuderia Bonelli, perché è stato protagonista dell’omonimo numero della collana “Le storie” uscito nel gennaio del 2015. Difficile classificarlo entro schemi classici: non è propriamente un investigatore, né semplicemente un curioso, non è soltanto uomo di pensiero, né esclusivamente d’azione, eppure riunisce in sé i caratteri di tutte queste figure. Mercurio è un professore universitario, un erudito conoscitore di ogni angolo della Città eterna; secondo le parole del suo creatore, egli è «un flâneur che, per caso o per la sua curiosità, finisce coinvolto in vicende più o meno misteriose». Accompagnato dal fedele assistente Ottone, Mercurio vaga per l’Urbe alla ricerca di tutto quanto possa stimolare la sua mente deduttiva, magari ingegnandosi di risolvere qualche mistero che non fa dormire sonni tranquilli alle autorità o ai membri della Sharada, la società segreta di cui egli stesso fa parte.
Davvero suggestiva l’ambientazione: la Roma dei primi anni dell’Ottocento, già musa ispiratrice di Magni e Monicelli. Era una città ricca di sotterranei fermenti, dove religione e superstizione, cattolicesimo e residui di paganesimo si intrecciavano strettamente. Ma soprattutto era la capitale dello Stato Pontificio, il cui Governo, truce e reazionario, era ossessionato da carbonari e giacobini, nonché impegnato a combattere i primi moti liberali e risorgimentali. Come chiarito dal creatore della serie, si tratta di «una Roma che vive un’epoca di grandi stranezze, districandosi tra cospiratori, sette segrete, personaggi bizzarri e insoliti, in un momento storico talmente strano che il Papa era re». In occasione del Lucca Comics, sono stati forniti nuovi dettagli; con eccellente sintesi si è detto che la Roma del 1826 era «una città di pazzi»«una città di maschere», in cui tutti avevano due identità e proteggevano quella segreta indossando un simulacro sulla faccia. Bilotta ha dichiarato che il centro storico sarà lo spazio e al tempo stesso il confine entro cui si muoveranno i personaggi; spero, tuttavia, che Mercurio sarà impegnato anche in qualche avventura “all’estero”, magari a Napoli, l’unica che può degnamente rivaleggiare con Roma quanto a scenari, misteri, maschere e contraddizioni.
In coerenza con l’ambientazione, la serie non affronterà tematiche soprannaturali o fantastiche; pur legate ad un preciso contesto storico, le vicende si focalizzeranno su temi filosofici e psicologici di valenza universale, che in fondo caratterizzano anche la contemporaneità: la riflessione sul male, sulla follia e la corruzione del denaro e del potere.
Le premesse sono tutte positive, anche se resta aperto un interrogativo: riuscirà Mercurio Loi a guadagnarsi uno spazio in cui sopravvivere, in un mercato del fumetto sempre più asfittico in termini di vendite? Il problema non è peregrino; si pensi ad Adam Wild, la serie bonelliana ambientata nell’Africa coloniale, che ha ottenuto grandi consensi di critica ma di cui è stata annunciata la chiusura dopo ventisei numeri. La mia non vuole essere una provocazione; credo semplicemente che la cosa più difficile per una nuova iniziativa editoriale sia trovare un proprio pubblico. Mercurio Loi rischia di diventare un eccellente prodotto di nicchia, destinato ad un pubblico colto, interessato alle vicende storiche che fanno da sfondo ad ogni albo. Sia chiaro che questo non è un difetto, perché mai come in quest’epoca di conformismo di massa c’è bisogno di prodotti culturali di qualità. Il problema è sempre quello dei numeri del mercato, l’odioso tiranno con cui purtroppo anche i fumetti devono fare i conti. Auguro dunque lunghissima vita a Mercurio Loi, eroe di una Roma magica che non c’è più, erede delle grandi maschere della tradizione italiana.

Una vignetta che raffigura Mercurio Loi (dal n. 28 de "Le storie")

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