9 gennaio 2020

"Dentro la Stella" di Luigi Compagnone: le conversazioni napoletane

Sono stato a lungo indeciso se scrivere qualche riga su questo romanzo minore di Luigi Compagnone (Napoli, 1915-1998), pubblicato nel 1977 per l'editore Rusconi. L'indecisione era dovuta non tanto e non solo al fatto che il libro non ha incontrato il mio favore, quanto piuttosto per non aver letto prima Conversazione in Sicilia di Elio Vittorini. Invero, non si tratta di una mia considerazione, perché Dentro la Stella è a tutti gli effetti una riscrittura del celebre romanzo dello scrittore siciliano. È lo stesso Compagnone, nell'introduzione al volume, a chiarire che il racconto «vuol essere un atto di riconoscenza che molti uomini della mia generazione devono a Vittorini per la grande lezione, lirica e morale, con cui egli seppe interpretare i nostri sgomenti in uno dei più tragici periodi della storia d'Europa». Non un semplice omaggio, dunque, ma un vero e proprio atto di devozione. Compagnone sente una connessione tra l'Italia del 1938 e quella del 1977 a lui contemporanea; due epoche difficili e drammatiche, dilaniate rispettivamente dal totalitarismo e dalle minacce allo Stato democratico. Lo scrittore napoletano percepisce che «le antiche paure della fame e della violenza» sono tornate, e che ora come allora sono gli intellettuali a dover scendere in campo. Per questo è corretto parlare di una riscrittura del romanzo di Vittorini, vuoi per l'afflato socialista che anima le pagine, vuoi per l'identicità della trama e dei nomi dei personaggi.
Il protagonista, Silvestro Ferrauto, intraprende un viaggio in treno da Roma a Napoli, dopo essere stato avvisato delle gravi condizioni di salute in cui versa la madre. Sebbene la distanza che separa le due città sia minima, per Silvestro il ritorno nel quartiere natale “della Stella”, uno dei più antichi e popolosi di Napoli, rappresenta un viaggio nella memoria, un tuffo nelle origini, un'immersione in ricordi e odori che parevano sopiti, se non addirittura dimenticati. Silvestro rivede il padre, il vecchio avvocato Ferrauto, che arrotonda la magra pensione tenendo la contabilità a negozianti e artigiani del rione; il lungo giro che compie assieme al papà, di bottega in bottega, diventa l'occasione per ripensare a un passato mitico, ancora vivo nella memoria ma offuscato dalle ansie e dalle paure del presente. La paura più grande è sempre la stessa, la madre delle paure partenopee: la miseria, e con essa la fame. Come Conversazione in Sicilia, anche Dentro la Stella è un romanzo fatto di incontri e di lunghi dialoghi; ad un certo punto si entra persino in una dimensione onirica, dove labili e indefiniti sono i confini tra sogno e realtà.
In Dentro la Stella tornano tanti temi della tradizione letteraria della città partenopea: la dignità della miseria, il dolore eterno camuffato con l'ironia, i piccoli sotterfugi per campare la giornata, la secolare rassegnazione e al contempo il desiderio di cambiare le cose, un vago anarchismo di fondo e il senso della libertà, la solidarietà e la forza dirompente del collettivo. In poche parole, la vita dei bassi con tutte le sue contraddizioni.
In conclusione, non so se consigliare o meno la lettura di questo romanzo. Si tenga presente che si tratta di un'opera minore dello scrittore campano; magari potrebbe essere un utile complemento a Conversazione in Sicilia di Elio Vittorini. Ma chi, come me, non ha ancora letto il capolavoro dello scrittore siciliano, farebbe bene a dirottarsi verso quest'ultimo, anziché sulla “riscrittura” di Compagnone.

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