Ci sono saggi che, pur essendo strettamente legati all’epoca in cui
furono scritti, mantengono un carattere di attualità anche a distanza di decenni.
Gli otto peccati capitali della nostra civiltà, di Konrad Lorenz, rientra nella
categoria; anzi, si può affermare che le tesi siano ancora più valide oggi
rispetto al 1973. Il libretto affronta, nella prospettiva etologica e biologica,
otto mali della contemporaneità, flagelli che minacciano di distruggere la nostra
società. Ad avviso di Lorenz, i “peccati capitali” sono una patologia dell’evoluzione,
che non è riuscita a liberare del tutto l’umanità dagli istinti primordiali.
Anzi, sarebbe erroneo qualificare l’uomo come un “essere dagli istinti ridotti”,
in quanto sono proprio le fonti autonome degli impulsi primitivi ad aver creato
disfunzioni nel normale processo di evoluzione della specie.
La prima minaccia è la sovrappopolazione (I), dissipatrice delle energie
del mondo. Lo sviluppo tecnologico e scientifico tenderebbe, per un terribile
paradosso, a favorire la rovina dell’umanità per auto-soffocazione. Ad avviso
dell’Autore, taluni effetti deleteri sono già ravvisabili nell’indifferenza che
regna nelle grandi metropoli, dove l’amore per il prossimo svanisce in favore
di un istinto egoistico all’autoconservazione.
La devastazione dello spazio vitale (II) è una conseguenza diretta del
sovrappopolamento. L’etologo austriaco, partendo dal presupposto della
esauribilità delle risorse naturali, pone alla base del suo ragionamento il
concetto di biocenosi, il processo di adattamento delle varie specie in un
ambiente, che normalmente richiede milioni di anni. Tutte le modifiche che si
instaurano lentamente, come ad esempio l’estinzione non indotta di una specie,
non costituiscono in tal senso un problema, mentre lo sono le modificazioni
improvvise prodotte dall’uomo: lo sfruttamento intensivo, l’uso di prodotti
chimici e l’abuso delle risorse naturali rischiano di alterare i ritmi
altrimenti millenari delle biocenosi, conducendo al disastro ecologico.
Terzo peccato capitale è la competizione fra uomini (III). Anche questo è
un concetto in sé naturale, che rientra nella logica della concorrenza per la
selezione. La società capitalistica ha invece importato una “anomala
competizione specifica mostruosa”; la paura di vedersi superati e l’ansia di fare
meglio del prossimo, soprattutto per finalità di guadagno, agiscono più di
qualsiasi fattore biologico nella distruzione di tutti i valori propri dell’uomo.
L’estinzione dei sentimenti (IV), secondo Lorenz, ne è l’inevitabile
esito. La società tecnologica, diretta univocamente alla ricerca del piacere
ad ogni costo, favorisce l’eliminazione di ogni capacità introspettiva. Ciò
conduce alla rimozione dello stesso concetto del dolore e del sacrificio;
raggiungere il massimo impegnando il minimo diventa l’imperativo della civiltà
dei consumi. Immediata conseguenza è pertanto il deterioramento del patrimonio
genetico (V), con una crescita esponenziale del fenomeno dell’infantilismo.
Sesto peccato capitale della nostra civiltà è la demolizione delle
tradizioni (VI). Lorenz era uno scienziato, eppure credeva fermamente nel
valore della dimensione fantastica e irrazionale, per secoli patrimonio di
ogni popolo e cultura. Oggi, invece, si crede che il sostrato di conoscenze
debba basarsi esclusivamente su ciò che è scientificamente provato,
abbandonando la tradizione, i miti, le credenze e la religione. La
sottovalutazione del sapere tradizionale e, di contro, la supervalutazione
della scienza razionale, porteranno inevitabilmente a un appiattimento
culturale, a un uniforme e acritico egualitarismo, presupposto del pensiero
unico.
Ciò renderà ancora più subdolo l’insinuarsi del settimo male, l’indottrinamento
(VII). I mass media sono i principali rei, perché hanno la capacità di
mistificare la realtà, instillando nelle masse lo stesso falso convincimento. Sarà
la scienza a pagare il prezzo più alto, in quanto l’interesse delle masse verrà
sempre più orientato verso le conoscenze che sono in grado di produrre
molto denaro, molta energia o molto piacere, tralasciando quelle dirette alla
realizzazione di obiettivi nobili e alti.
L’ultimo peccato capitale è il più distruttivo, anche se (forse) oggi
meno attuale. Si tratta delle armi nucleari (VIII), strumenti di sterminio che
attribuiscono ai leader della Terra un potere prima impensabile: annientare in
un solo colpo tutte le forme di vita.
Nell’articolo ho semplificato estremamente il pensiero
di Lorenz. Tuttavia, spero almeno di aver stimolato la curiosità
di leggere il saggio integrale.
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