Nel giugno del 1944, nel pieno del secondo
conflitto mondiale, uscì per i tipi di un’oscura casa editrice romana, la
Apollon, un curioso saggio di argomento esoterico. Nuda senza pudore ne è l’accattivante titolo, pensato per catturare
l’attenzione dei potenziale lettori. Due elementi, però, consentono già ad una
prima occhiata di distinguerlo da un pruriginoso romanzo d’appendice:
l’immagine di copertina e il sottotitolo. Il disegno, una xilografia opera del
celebre pittore Diego Pettinelli, raffigura il palmo di una mano circondato da
simboli astrologici e raffigurazioni di divinità. Il sottotitolo, poi,
chiarisce il contenuto del libro: “vita
segreta dei chiromanti”. Ad essere senza pudore è dunque la mano, perché
solo la palma nuda «ad occhio conoscitore
può rivelare, di noi, segreti e tendenze, indovinare ore del passato, divinare
le future».
Attilio Crepas, secondo le scarne notizie
rinvenibili sulla rete, era un giornalista de La Stampa di Torino. Nuda e senza pudore raccoglie una serie di articoli, riveduti e
sistemati, che egli scrisse tra il 1938 e il 1944 per il prestigioso
quotidiano. La prosa è garbata, semplice, ammiccante verso il lettore, a cui
l'autore si rivolge in tono amicale e confidenziale. La lettura risulta così
agevole e finanche appassionante, grazie ad un registro volutamente didascalico.
Il saggio è il resoconto dei viaggi che il
Crepas fece in Italia e all’estero (Francia ed Egitto) alla scoperta della vita
segreta dei chiromanti. Le tappe principali furono Trieste, Roma e
Napoli. A Trieste incontrò uno dei più celebri veggenti di quegli anni, il
professor Renato Damiani, che ebbe l’onore di leggere la mano a personaggi del
calibro di Saba, Pirandello, Stuparich, Franz Lehar e altri. A Napoli si imbattè in madame Frisiello, allieva dell’Aimi, autore del primo manuale
sulla chiromanzia pubblicato in Italia. Crepas offre un ritratto semiserio di
tutti i personaggi incontrati, illustrandone accuratamente le differenze di
pensiero e di modus operandi. Il
libro fornisce anche alcune nozioni basilari di chiromanzia, corredate da una
trentina di tavole in bianco e nero. Viene in particolare spiegato il
significato delle linee, dei monti e delle isole, che fanno assomigliare le
mani ad una vera e propria carta geografica.
L’autore concentra la sua analisi su tre
aspetti, che rappresentano altrettanti campi di indagine della chiromanzia. Il
primo, verso il quale Crepas è decisamente scettico, è quello della divinazione,
in cui la lettura del palmo è strumento per predire il futuro. Il secondo è
quello conoscitivo, in cui la mano è una mappa in grado di racchiudere le
caratteristiche psichiche e caratteriali dell’individuo. Residua, infine,
l’aspetto più propriamente scientifico, cui l’autore dedica l’ultima parte del
saggio: la dattiloscopia, quale strumento di indagine criminale.
Alla fine della lettura si rimane
suggestionati e si è portati a guardarsi le mani, per scoprirvi magari dei
segni propiziatori. Oppure il lettore, quasi intimorito da quanto le palme nude
sanno rivelare, potrebbe essere spinto a nasconderle nelle tasche o a coprirle
con dei guanti, perché la nudità più gelosa è proprio quella delle mani.
Inutile dire che il saggio non è stato mai
più ristampato; sarà dunque difficile (ma non impossibile) scovarlo negli anditi
più riposti di qualche libreria esoterica.
Una tavola tratta dal libro e la copertina
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