La crisi degli ultimi anni ha cambiato le abitudini dei consumatori e il
volto del mercato. Come spesso accade in tali situazioni, la cultura è stata la
prima a pagarne lo scotto, quale bene primario ma non di prima necessità. I
prezzi dei libri, inoltre, hanno subito un aumento rispetto al passato; si
pensi che un’opera appena edita, anche di un autore sconosciuto o emergente,
supera abbondantemente i quindici euro. Per i classici il discorso non è molto
diverso, salvo qualche editore che fa del prezzo popolare la sua bandiera
(Newton Compton su tutti). Il lettore medio, magari indeciso tra due o più
volumi, si trova sempre più spesso di fronte alla necessità di scegliere quale
lasciare in libreria, da prendere magari in un secondo momento.
È forse questa la
ragione della moltiplicazione, specialmente nelle grandi città, dei mercatini
del libro usato, capaci di offrire a prezzi vantaggiosi un numero imponente di
opere di tutti i generi. Sono un assiduo frequentatore di bancarelle, mercatini
e librerie dell’usato; anzi, negli ultimi tempi ho acquistato molti più libri
usati che nuovi. Al di là del risparmio, spulcio nei mercatini principalmente
perché è possibile trovarvi edizioni oramai fuori commercio e opere che non sono
mai state ristampate. È lì che ho conosciuto autori validissimi ma ormai quasi
dimenticati, come Alianello, Castellaneta, Bona o Lernet-Holenia. Di certo,
bisogna saper scegliere, perché nei mercatini si trova anche una buona
percentuale di libri non certo memorabili, se non di vera e propria spazzatura.
Le bancarelle offrono soprattutto
una vastissima scelta di classici, non solo in edizione economica. Mi vengono
in mente le collane in abbinamento ai quotidiani, come “La biblioteca del
Novecento” di Repubblica o “I grandi romanzi” del Corriere della sera, entrambe
uscite circa quindici anni fa. Sono volumi di pregevole fattura, con copertina
cartonata e sovraccoperta, rilegatura resistente e preziose
introduzioni/prefazioni. Grazie alla grande diffusione di queste collane, è
possibile aggiudicarsi libri importanti al prezzo di un caffè o poco più. Inoltre,
a dispetto di un mercato editoriale sempre più dominato dai nomi stranieri, le
bancarelle offrono un’ampia scelta di autori italiani, a volte meno noti ma assai
interessanti.
Considerando una media
di 1 o 2 euro a libro, con la modica spesa di 500 euro si può portare a casa
una biblioteca essenziale, che magari raccoglie grandi classici, qualche opera
contemporanea, molto Novecento, ma anche poesia e saggistica. Secondo i dati ISTAT
del 2015, «il 9,1% delle famiglie non ha
alcun libro in casa, il 64,4% ne ha al massimo cento». Basta un po’ di
pazienza e un investimento minimo per invertire la tendenza. Con piccole spese,
magari dilazionate nel tempo, è possibile procurarsi una biblioteca di tutto
rispetto.
Sarebbe bello se
questa semplice proposta venisse recepita anche dai piccoli Comuni, che spesso
non hanno sufficienti fondi da dedicare alla cultura, impegnati a garantire tra
mille difficoltà i servizi pubblici essenziali. Aprire una biblioteca comunale
con soli 500 euro o poco più è realizzabile, auspicabile, magari doveroso.
Una bancarella di libri usati in India ( foto tratta da http://www.illibraio.it/ )
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