9 settembre 2022

"Conservatorio di Santa Teresa" di Romano Bilenchi: i turbamenti del giovane Sergio

In un'autorevole recensione di Chiamalo sonno di Henry Roth che ho letto tempo fa, l'articolista sosteneva che nella nostra letteratura non se ne rinverrebbe un equivalente, ossia un romanzo narrato così puntualmente attraverso gli occhi di un bambino. In verità tale romanzo esiste, è stato pubblicato nel 1940 ed è considerato il capolavoro di Romano Bilenchi, scrittore e giornalista senese nato nel 1909 e morto nel 1989. Conservatorio di Santa Teresa non è semplicemente un libro sull'infanzia: è prima di tutto una grande prova narrativa. Bilenchi si è calato con delicatezza e maestria nella mente del suo protagonista bambino, sviscerandone pensieri, punti di vista ed emozioni.
La vicenda è ambientata in un territorio caro a Bilenchi e che egli conosceva bene: la zona brulla e collinare delle Crete senesi. In questo fazzoletto di terra, in un'antica magione detta semplicemente "la villa", il piccolo Sergio vive assieme ai genitori, alla nonna e all'amata zia Vera. La nonna Giovanna è una donna saldamente ottocentesca che cerca vanamente di imporre la sua autorità sul figlio Bruno, padre di Sergio. Bruno è un impulsivo, un socialista convinto di appartenere a un'umanità eletta che muterà le sorti del mondo. E invece anche lui è costretto a scendere nelle trincee del primo conflitto mondiale, da cui uscirà irrimediabilmente cambiato. La nonna e il padre sono per Sergio i due poli di un conflitto ideologico che egli subisce senza comprenderne fino in fondo le ragioni. I due fari luminosi della sua esistenza sono invece la madre Marta e la zia Vera, dispensatrici di un amore totalizzante, a tratti soffocante. Sono proprio loro a iscrivere Sergio al Conservatorio di Santa Teresa, convitto e scuola privata tra i più rinomati della provincia.
L'ingresso nella scuola è l'evento che segna il passaggio di Sergio dall'inconsapevole infanzia all'età delle prime delusioni e responsabilità. Il Conservatorio di Santa Teresa è la capitale di un microcosmo che riflette virtù, piccolezze ed egoismi della società di fuori. Sergio è inizialmente affascinato da questo luogo, da lui identificato come un simbolo di rigore e purezza; quando però comprende che persino la scuola è uno specchio del mondo, inizia un'operazione mentale di distruzione e distacco. Il lettore segue passo dopo passo la crescita di Sergio e la sua acquisizione di consapevolezza, come nei più classici romanzi di formazione.
Sergio si impone come una delle figure infantili meglio tratteggiate della nostra letteratura. È un bimbo buono, immaginoso, ansioso, dotato di una sensibilità spiccata che si accende in slanci romantici. È naturalmente portato all'introspezione, a chiudersi in sé per osservare con occhio critico la realtà e mutarla nella fantasia secondo i propri intendimenti. Sergio presta grande attenzione ai particolari del mondo intorno e sa perdersi nella beatitudine della natura che circonda la villa. Bilenchi non nasconde tuttavia i difetti del suo protagonista, spinto a volte da una fanciullesca ostinazione che lo porta a eccedere nel suo intransigente rigore morale. In ciò assomiglia ad Agostino, il protagonista dell'omonimo romanzo di Moravia, egualmente ossessionato dal pensiero che qualche uomo potesse insidiare la madre. Sergio è sconvolto dalla esuberante femminilità della madre e della zia, arrivando così ad attuare forme più o meno consapevoli di boicottaggio nei confronti delle due donne. Le pagine più intense del romanzo sono proprio quelle dedicate al conflittuale rapporto del ragazzino con l'altro sesso e più in generale con la sensualità. Qui si esalta la capacità introspettiva dell'autore, la totale identificazione del narratore onnisciente con il protagonista bambino.
Spesso si esagera nel parlare di libri e autori "da riscoprire". Ebbene, non è questo il caso. Conservatorio di Santa Teresa è davvero un grande libro che negli anni ha acquisito la dignità di un classico. Ciononostante, quando si parla di pietre miliari della nostra letteratura del Novecento, non di rado viene colpevolmente ignorato.

Nessun commento:

Posta un commento

Commenta l'articolo!