8 ottobre 2023

"Due Sicilie" di Alexander Lernet-Holenia: il mondo è un garbuglio

Sgombero subito il campo da qualsiasi possibile equivoco: il romanzo non ha nulla a che vedere con lo Stato preunitario. Il "Re delle Due Sicilie" è infatti il nome che Lernet-Holenia dà all'immaginario ottavo reggimento ulani dell'esercito dell'Impero austro-ungarico, i cui reduci sono i protagonisti della vicenda. Era infatti usanza degli antichi eserciti quella di omaggiare i sovrani stranieri attribuendo il loro nome a intere unità militari.
Secondo la trama, il reggimento Due Sicilie è stato sciolto alla fine della Prima guerra mondiale, dopo aver valorosamente combattuto nelle trincee fangose del fronte orientale. Tra morti, dispersi e altri che hanno fatto perdere le tracce, sono rimasti solo in sette: il colonnello Rochonville e altri sei tra ufficiali e sottufficiali. Un reggimento svanito nel nulla, dissoltosi nelle nebbie del tempo come il glorioso Impero che rappresentava. I sette superstiti oramai conducono una tranquilla e neppure troppo agiata esistenza borghese, sebbene qualcuno cerchi di preservare l'antica, marziale dignità di un tempo. Hanno mantenuto un flebile legame: ogni tanto si incontrano in qualche ricevimento, rammentando con nostalgia la vita del reggimento. Durante una di queste occasioni mondane, l'ex ulano Engelshausen viene ucciso misteriosamente, ritrovato con il collo spezzato come se fosse stato aggredito da un mostro dalla forza sovrumana. Uno alla volta anche gli altri superstiti del reggimento sono vittime di incidenti, malattie e inspiegabili sparizioni. Eventi apparentemente slegati tra loro, eppure uniti da un vincolo inestricabile.
Chi si aspetti di leggere un giallo puro, rimarrà deluso. Nei gialli prevale la razionalità, la logica quasi matematica dell'intreccio; ogni elemento è al suo posto e il mistero si dipana pagina dopo pagina, fino alla soluzione finale. In Due Sicilie non c'è nulla di tutto questo: Lernet-Holenia ha costruito una labirintica vicenda di scambi di persona, morti apparenti, identità in continuo cambiamento. Lo scrittore austriaco sembra volerci dire che nulla è come sembra e ciò che appare non è che un'illusione destinata a naufragare alla prova dei fatti.
Due Sicilie è un romanzo che non può essere inquadrato in un genere. Gli omicidi e l'indagine che ne segue sono un mero pretesto, utilizzato da Lernet-Holenia per raccontare il tramonto di un mondo e di un'epoca, vero e proprio nucleo della narrazione. I commilitoni del disciolto reggimento sono uomini ancora vivi, eppure già morti, mesti spettri illusi di contare ancora qualcosa, in verità irrisoluti viandanti alla ricerca di una tomba in cui seppellirsi. Il crollo dell'Impero austro-ungarico, emblema della fine di un'epoca aurea, è una sorta di ossessione per gli scrittori viennesi, come ben sa chi ha letto Joseph Roth oppure Arthur Schnitzler. Anche la Vienna del 1925 di Lernet-Holenia è una città depressa, l'ombra della metropoli multiculturale di un tempo, un luogo decadente che vive di ricordi e pettegolezzi.
Le parti più riuscite sono indubbiamente quelle in cui lo scrittore austriaco si diffonde in lunghe riflessioni che toccano i temi più vivi e sentiti dell'esperienza. L'intreccio invece mi è stato di difficile comprensione. Non so se ciò sia dipeso da una lettura superficiale, oppure se sia intenzionale. Come ho già scritto, Lernet-Holenia voleva farsi portavoce di una corrente di pensiero secondo cui la realtà è indecifrabile, poco chiara persino a chi la vive. I continui colpi di teatro, gli scambi di identità e le morti vere o presunte sono così tanti che è facile perdere il filo della narrazione. L'autore sembra volerci avvisare che il mondo è imperfetto e non ha senso cercarvi un ordine. Resta comunque (o forse proprio per questo) una grande prova letteraria, pagine dense di immagini e suggestioni in cui ogni singola parola ha un suo peso specifico.

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