21 ottobre 2023

Due carogne, una cassaforte e un tradimento

Quando una nave militare li riporta a Marsiglia, Dino Barran e Franz Propp hanno obiettivi opposti. Il primo, interpretato da Alain Delon, è un ombroso medico che vuole lasciarsi alle spalle gli orrori della guerra d'Algeria e riprendere una tranquilla e agiata vita borghese. Charles Bronson veste i panni del secondo, un mercenario americano che invece non sa rinunciare al brivido del combattimento e vuole partire per il Congo infiammato dalla guerra civile. Il francese detesta l'americano e non perde occasione per dimostrarglielo; ciononostante, quest'ultimo tenta egualmente ma senza successo di convincerlo a tornare in Africa. I loro destini sembrano dividersi, fin quando Dino viene assunto come sanitario in una multinazionale parigina, grazie all'intercessione dell'intrigante Isabelle. La donna racconta al medico di aver sottratto dalla cassaforte dell'azienda alcuni importanti documenti, che intende restituire prima di essere scoperta. Chiede così a Dino di aiutarla nell'operazione, dato che lo studio del medico è nella stanza adiacente al caveau. La rischiosa operazione è programmata per Natale, quando la ditta rimane chiusa per tre giorni. Sennonché, a sorpresa, nella cassaforte altrimenti vuota viene depositata un'ingente somma di denaro per la tredicesima dei dipendenti. Il mercenario Franz, che teneva d'occhio Dino dallo sbarco a Marsiglia, viene a sapere del piano e si intrufola di nascosto nel palazzo della multinazionale per appropriarsi del denaro. Quando la ditta viene chiusa per le vacanze natalizie, i due ex commilitoni si incontreranno proprio lì dentro.
Questa la trama di Due sporche carogne – Tecnica di una rapina, film francese del 1968 diretto da Jean Herman. Apparentemente le due "carogne" del titolo sono la coppia di protagonisti, ma nel colpo di scena finale si scoprirà che non è così, perché i due saranno vittime e pedine di un gioco perverso orchestrato a loro insaputa. Si tratta di un film a tratti claustrofobico, girato quasi integralmente in interno. I protagonisti sono tre: Delon, Bronson e la cassaforte, chiusi per tre giorni in un grattacielo di trenta piani protetto da sofisticati e avveniristici (per l'epoca) sistemi di allarme. Ogni dodici ore l'isolamento e la solitudine sono interrotti dal passaggio di un gruppo di silenziose guardie giurate. Nessun effetto speciale, nessuna violenza di troppo, nessuna esplosione o inseguimenti spericolati: al regista non sono servite forzature per rendere la pellicola memorabile.
Intendiamoci, Due sporche carogne non è un capolavoro; eppure, ci insegna cosa significhi saper scegliere gli attori giusti per interpretare una pellicola. Bronson e Delon sono assoluti mattatori e si percepisce una rivalità che probabilmente non era solo di scena. Questa rivalità, o forse sarebbe meglio definirla tensione, contribuisce in buona parte alla riuscita del film. Anzi, ritengo che l'evoluzione del rapporto tra i protagonisti, da ostili a complici e quasi amici, non sia per nulla forzata. Come noto, quando in un'opera ci sono due personaggi principali che nascono nemici, far evolvere o persino rivoluzionare il loro rapporto non è semplice, perché si rischia di cadere nella forzatura o addirittura nel ridicolo. Di questo lungometraggio mi ha invece colpito la naturalezza con cui Herman ha saputo raccontare il cambiamento, rendendolo credibile. La rivalità tra i due è palpabile sin dalle prime scene, così come il disprezzo che il dottor Barran nutre verso Propp, da lui considerato solo un violento mercenario. Eppure, il fatto di essersi cacciati nel medesimo guaio e di dover trovare un modo per uscirne li unisce, portandoli persino a confidenze intime. In proposito è memorabile la scena in cui Dino racconta a Franz un episodio della guerra d'Algeria che l'ha segnato profondamente.
Molte produzioni thriller contemporanee cercano di impressionare lo spettatore con infiniti colpi di scena e l'uso di effetti speciali esagerati, fini a se stessi, persino poco funzionali alla trama. Gli sceneggiatori di oggi dovrebbero invece imparare da pellicole come questa, per comprendere che a volte per intrattenere il pubblico è sufficiente chiudere due uomini e una cassaforte dentro una stanza. Purché si tratti di due attori di razza.
La locandina italiana

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