19 agosto 2025

"Quattro amici" di David Trueba: l'inutile fuga

La letteratura picaresca, come noto, è nata in Spagna, dove gode di lunga tradizione. Nei romanzi picareschi il protagonista e io narrante di solito intraprende un viaggio, spesso per fuggire da qualcuno o qualcosa e comunque senza una meta predefinita, oppure semplicemente per cercare fortuna. Si imbarca così in ogni sorta di avventura, anche di tipo erotico o delittuoso. Il picaro è caratterizzato da intraprendenza e furbizia, è un intrepido, uno sfrontato che vive di espedienti e improvvisazione. Ogni sua giornata è costellata di imprevisti, peripezie al tempo stesso divertenti, tragiche e grottesche.
Quattro amici, del madrileno Trueba, presenta qualche affinità con il genere picaresco, ne è una sorta di appendice contemporanea con tutte le differenze del caso. Pubblicato per la prima volta nel 1999, può essere definito un romanzo "estivo" secondo una duplice accezione. In primis perché racconta una vicenda ambientata in un torrido agosto di fine secolo; in secondo luogo perché è un libro disimpegnato che si legge con disinvoltura, come nella migliore tradizione delle letture da ombrellone. E invero, sebbene contenga anche delle riflessioni profonde, l'elemento preponderante è quello dell'avventura scollacciata, raccontata con uno stile leggero che spesso trascende nello scurrile.
I quattro amici del titolo hanno tre elementi in comune: sono madrileni, alla soglia dei trent'anni e percepiscono la propria esistenza come una successione di fallimenti. Anzi, è proprio l'idea del fallimento esistenziale che cementa la loro amicizia, nella compassione che ciascuno prova per se stesso e per gli altri. Il primo è Solo, l'io narrante; giornalista d'insuccesso, è reduce dalla fine di una storia d'amore che lo ha lasciato inerme e depresso. Nutre inoltre una forte ostilità nei confronti dei genitori, che invece possono definirsi persone di successo. Poi c'è Blas, studente fuori corso e figlio di un militare franchista; è ossessionato dal sesso e dall'incapacità di soddisfare i propri desideri. Il terzo è Raúl, all'apparenza l'unico realizzato in quanto è sposato e ha due gemelli; in verità, vive il matrimonio e la paternità come due gabbie da cui non può uscire. Infine c'è Claudio, il bello del gruppo, che passa da una relazione fugace all'altra senza volersi realmente impegnare ed è intrappolato in un lavoro misero.
Il nucleo centrale del romanzo è il viaggio che i quattro amici decidono di intraprendere lungo le strade assolate della Spagna di fine agosto, senza una meta e a bordo di un furgoncino appartenuto a un rappresentante di prodotti caseari. Quindici giorni senza regole alla ricerca costante di sesso facile, alcool e divertimento estremo. Più che una vacanza, una vera e propria fuga da mogli, genitori e dai problemi: quindici giorni di pura anarchia nella speranza di ridare vita artificiosamente al fantasma della perduta adolescenza. I quattro simpatici personaggi tratteggiati da Trueba sono degli immaturi, uomini nel fisico ma ragazzini nell'animo. Essi non vogliono farsi carico delle responsabilità che la vita adulta impone e pertanto si rifugiano nel ventre caldo della loro antica amicizia, provando a rivivere le stesse esperienze ed emozioni di quando avevano dieci anni di meno e nessuna responsabilità sulle spalle. Il viaggio è disseminato di incontri grotteschi, epiche ubriacature e fugaci appuntamenti con donne, a loro volta preda di un'analoga solitudine esistenziale. I quattro attraversano paesaggi assolati, riposano su spiagge sporche e sovraffollate, dormono in tenda o in squallidi alberghi, frequentano locali notturni e night, si ubriacano fino a perdere coscienza e commettono anche qualche reato; eppure, nonostante tutte le peripezie, non riescono a trovare le emozioni che stavano cercando. Alla fine dovranno ammettere a se stessi che l'adolescenza è una stagione irripetibile e dolce, ma non prolungabile all'infinito. Ciò che resta è il valore dell'amicizia e dello stare insieme.
«Guardai Blas e Claudio seduti vicino a me, e compresi, in un certo senso, che cos'è l'amicizia. È una presenza che non ti evita di sentirti solo, ma rende il viaggio più leggero.»
Come ho già scritto, è una lettura leggera e senza grandi pretese. Il linguaggio utilizzato da Trueba è estremamente realistico, con abbondanza di parolacce e turpiloquio. Tuttavia, sarebbe semplicistico bollare il romanzo come un prodotto letterario di pura evasione. Quattro amici, infatti, fa divertire ma anche ragionare, perché contiene diversi spunti di riflessione – forse non particolarmente originali ma egualmente validi – su tematiche come il rapporto tra amore e amicizia, il ruolo delle convenzioni borghesi nell'orientare le scelte di ciascuno, la solitudine dell'uomo contemporaneo e la sua volontaria fuga dalle responsabilità. Un problema, quest'ultimo, già sentito venticinque anni fa e quanto mai attuale.

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