Il talento di Giuseppe Culicchia venne scoperto dal grande Pier Vittorio
Tondelli, che proprio agli scrittori giovanissimi dedicò il suo ambizioso
progetto “Under 25”. L’incontro con Tondelli è raccontato in questo romanzo
autobiografico, che ha rappresentato l’esordio letterario di Culicchia.
L’opera narra le vicende di Walter, giovane irrequieto e insoddisfatto che nei
primi anni Novanta vive il drammatico passaggio dalla scuola al mondo del
lavoro. Sono anni di profonde trasformazioni storiche e sociali: il muro di
Berlino è caduto e con esso il sistema alternativo di ideali che esso
rappresentava, mentre in Occidente inizia ad affacciarsi un’altra terribile
crisi, quella del capitalismo, che mostrerà la vacuità del sogno degli anni del
boom economico e si trascinerà, con sempre maggiore drammaticità, fino ai
giorni nostri. Proprio per questa ragione consiglio di leggere questo romanzo,
perché racconta esperienze, quali il lavoro nero, l’emigrazione, la
precarietà economica e affettiva, il crollo degli ideali, che sono quanto mai
attuali. Si potrebbe anzi dire che Culicchia, raccontando il proprio presente,
abbia in qualche modo anticipato il futuro. Il protagonista del romanzo rimane
così impresso nella mente del lettore contemporaneo, specie se giovane e assillato dall’incubo della precarietà. Walter non è infatti figlio dei gommosi
anni Ottanta, né dei sogni rivoluzionari del ’68; egli è il reduce della guerra
scatenata da chi lo ha preceduto, minacciato dai mostri del capitalismo, del
debito e del consumismo. La famiglia e il luogo di lavoro rappresentano il suo
fronte, la scrittura e l’agognato amore l’impossibile riscatto.
La
sua ribellione all’asservimento dei mezzi di comunicazione di massa ed alla
massificazione imperante è però destinata a fallire. Alla fine anche lui, senza
nemmeno capire come, si troverà rinchiuso in quella gabbia da cui aveva cercato
eroicamente di sfuggire.
“Produci-consuma-crepa”
cantavano più o meno in quegli anni i compianti CCCP di Giovanni Lindo
Ferretti. Sarebbe questa la giusta colonna sonora del romanzo, che non esiterei
a definire punk fin nel midollo.
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