18 agosto 2021

"Cal" di Bernard MacLaverty: catarsi d'Irlanda

Il conflitto nordirlandese è tra le pagine della storia del Novecento entrate con maggiore intensità nella memoria collettiva, non solo britannica. Libri, film e canzoni hanno cercato di raccontare una vicenda complessa e dolorosa, mai davvero chiusa, che ha aperto ferite sanguinanti e lasciato una lunga scia di lutti. C'è un termine inglese che racchiude tutto ciò: Troubles. È una parola generica e pregna di un'ironia tipicamente britannica, traducibile come “problemi” o “disordini”; indica in gergo il conflitto combattuto in Ulster tra il 1969 e il 1998. Cattolici da una parte e protestanti dall'altra, repubblicani i primi e lealisti i secondi, i cattolici desiderosi di liberarsi dal giogo inglese e i protestanti unionisti e filo-britannici. È una semplificazione di una realtà ben più complessa, ma rende l'idea.

Bernard MacLaverty, scrittore nato a Belfast nel 1942, è autore di una delle opere più intense e struggenti sui Troubles. Il suo romanzo Cal fu pubblicato nel 1983 e il successo di pubblico e critica fu così immediato che già l'anno successivo fu oggetto di una fortunata riduzione cinematografica con Hellen Mirren. Cal McCrystal, il protagonista del libro, è un diciannovenne cattolico che vive assieme al padre Shamie a Magherafelt, una cittadina dell'Ulster a maggioranza protestante. Cal è un militante dell'IRA, anche se riottoso e poco convinto. È privo di una profonda coscienza politica, né aderisce con abnegazione all'organizzazione. Per lui la militanza, che per la verità si riduce a un paio di azioni con ruoli da comprimario, è la naturale conseguenza del suo essere cattolico in un paese dominato dalla maggioranza protestante. Sebbene agisca di malavoglia e quasi sotto violenza morale, Cal è profondamente immerso nel clima di violenza del suo Paese. Egli è al tempo stesso vittima, carnefice e inane spettatore della tragedia che si consuma quotidianamente sulle strade e nei luoghi di aggregazione dell'Irlanda del Nord. Durante una delle due azioni a cui partecipa in qualità di autista, l'IRA uccide un militante unionista, un riservista della RUC sposato con una donna di origini italiane, Marcella D'Agostino. Il caso vuole che Cal vada a lavorare nella fattoria dove vive Marcella, ignara del fatto che proprio lo schivo diciannovenne ha concorso a renderla vedova.
MacLaverty dimostra una notevole capacità di approfondimento psicologico dei suoi personaggi. Si pensi al rapporto tra Cal e Marcella, che è il tema portante dell'opera. L'operazione letteraria era tutt'altro che semplice: mettere in scena l'amicizia e la passione tra la vittima inconsapevole e il colpevole pentito, senza cadere nel manierismo e nel qualunquismo. L'Autore ha scansato con disinvoltura i rischi, tanto che la vicenda non si discosta mai dai parametri della verosimiglianza, né appare forzata nelle premesse e negli esiti, anche quando l'amicizia tra i due si trasforma in qualcosa di più profondo. Ritengo che la buona riuscita dell'opera risieda proprio nella capacità dello scrittore nordirlandese di scavare nell'animo e nella sensibilità della sua gente, mettendo poi sulla carta quanto maturato in anni di attenta osservazione e indagine psicologica.
Preferisco di gran lunga Cal al più noto e universalmente celebrato Eureka Street. Nel romanzo di McLiam Wilson, il conflitto è raccontato da chi ne è al di fuori e ne è toccato solo in parte, o comunque indirettamente. Il libro di MacLaverty invece è un pugno nello stomaco ancora più forte, perché nelle sue pagine le vicende private dei protagonisti si intrecciano in maniera inestricabile con quelle pubbliche. Il dramma non è lo sfondo davanti al quale si muovono i personaggi, ma il mare entro cui nuotano a fatica, cercando di non annegare.
E ancora, Cal è l'emblematico ritratto di una generazione e di un popolo trattato come se appartenesse a una genia negletta. MacLaverty non fa apertamente polemica sociale e politica, eppure la sua penna indugia sulla situazione di una working class depressa e immiserita, costretta a vivere di sussidi di disoccupazione, che trova nell'alcool e nel fumo le uniche valvole di sfogo. Restano impressi nella mente del lettore gli sforzi che fa il protagonista per uscire da questa situazione, trovando solo nell'amore lo strumento per un'affermazione pulita di sé, al di fuori della contrapposizione politica e religiosa. Cal è una sorta di romanzo di formazione, in cui la resipiscenza e il ravvedimento sono gli strumenti di crescita del protagonista, assieme al tanto desiderato perdono. La catarsi arriva nel drammatico finale, ma ha ancora una volta un aspetto cupo e violento.
Credo che attualmente il romanzo sia fuori catalogo. Io ho acquistato un'edizione della Universale Economica Feltrinelli del 1993, che dovrebbe essere facilmente reperibile nei mercatini dei libri di seconda mano.
Copertina dell'edizione Feltrinelli del 1993

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