Tra tutti i critici, è stato
Yukio Mishima a dare la più calzante definizione di questo celebre romanzo di
Kawabata, utilizzando appena due parole, che tuttavia racchiudono una ridda di
possibili significati. “Capolavoro esoterico”, questo il giudizio di Mishima,
riportato nella postfazione delle edizioni italiane Mondadori. La casa delle
belle addormentate (1961) è un libro esoterico perché indaga i temi più intimi
della poetica di Kawabata, così profondi da rimanere in parte sconosciuti allo
stesso autore; esoterico perché non svela apertamente tutto il ventaglio dei
possibili significati, li cela ermeticamente o comunque li trasfigura per
renderli meno immediati.
L'aura di segretezza permea anche la trama. In una località marina del Giappone c'è una particolare casa di tolleranza, gestita da una donna misteriosa di cui non viene rivelata l'identità. Il postribolo – se davvero così può definirsi – si differenzia per clienti, ragazze e prestazioni da tutti gli altri luoghi del genere. I clienti sono anziani; si tratta di persone di cui «si può star tranquilli», perché oramai hanno perso la virilità e non possono attentare alla verginità delle ragazze. Ho detto appunto ragazze e non prostitute, perché quest'ultimo termine non si addice alle vergini che vengono narcotizzate e devono soltanto dormire nude, senza avvedersi di ciò che accade intorno. Le prestazioni che offre la casa non sono quelle tipiche delle case di piacere: le ragazze non offrono rapporti sessuali, si limitano a dormire accanto ai vecchi clienti, a fare loro compagnia con la sostanza del giovane corpo abbandonato al sonno. Sono le belle addormentate, esseri meravigliosi e pudichi il cui unico compito è dormire sotto l'effetto di potenti sonniferi. Le regole della casa sono ferree: è vietato svegliare le ragazze, vietato compiere atti lascivi, vietato fare scherzi di cattivo gusto ai corpi addormentati e ignari.
Perché ci
sono uomini che pagano solo per giacere accanto alle belle addormentate? Il
vecchio Eguchi, protagonista della vicenda, tenta senza esito di carpire il
segreto della casa e dei suoi misteriosi ospiti. Le risposte sono parziali:
alcuni vogliono riassaporare il gusto della perduta giovinezza, altri esorcizzano
la morte, altri ancora cercano di combattere l'inevitabile decadimento fisico.
Simile è tuttavia l'esito: tutti traggono un piacere misto a malinconia dalla
muta compagnia delle belle addormentate. Per Eguchi i soggiorni nella casa sono
l'occasione per richiamare alla mente eventi del passato che credeva
dimenticati e per indagare il complicato rapporto con le donne della sua vita: la
madre, la moglie, le tre figlie, le amanti, la prima fidanzata. Durante le
lunghe notti in muta compagnia, la voce del giudizio si fa strada, alimentata
dai ricordi; eppure Eguchi non riesce ad essere l'impietoso giudice di se
stesso, né sa sbrogliare l'intricata matassa della sua esistenza.
La casa delle belle addormentate è un romanzo erotico – sia pure in un senso peculiare –, che indaga il rapporto tra eros e vecchiaia, vita e morte, bellezza e decadimento fisico. All'interno della casa queste realtà, solitamente antitetiche, subiscono un paradossale rovesciamento dei ruoli. Non a caso, le giovani che dormono hanno le sembianze di una morta, mentre i vecchi ritrovano una inaspettata vitalità. Si tratta di un libro straniante, che può essere letto a più livelli; fermarsi al primo, ossia all'intreccio, non permette di cogliere la mole di significati che l'opera nasconde. In questo romanzo Kawabata ha rimarcato la propria strada di narratore davvero moderno, che rifugge dalla visione arcaica del Giappone dei samurai e al tempo stesso non cede alle sirene imperanti che provengono dall'Occidente. La sua letteratura si pone come un ponte tra due sponde scoscese: da un lato la tradizione di un passato ancora vitale, dall'altro l'ascesa dell'uomo nuovo giapponese, che vive i medesimi tormenti dei suoi contemporanei occidentali. Una breve nota sulla scrittura: essenziale e lirica, indugia sui particolari dei corpi delle ragazze, restituendo al lettore sensazioni visive, tattili e olfattive di rara delicatezza.
L'aura di segretezza permea anche la trama. In una località marina del Giappone c'è una particolare casa di tolleranza, gestita da una donna misteriosa di cui non viene rivelata l'identità. Il postribolo – se davvero così può definirsi – si differenzia per clienti, ragazze e prestazioni da tutti gli altri luoghi del genere. I clienti sono anziani; si tratta di persone di cui «si può star tranquilli», perché oramai hanno perso la virilità e non possono attentare alla verginità delle ragazze. Ho detto appunto ragazze e non prostitute, perché quest'ultimo termine non si addice alle vergini che vengono narcotizzate e devono soltanto dormire nude, senza avvedersi di ciò che accade intorno. Le prestazioni che offre la casa non sono quelle tipiche delle case di piacere: le ragazze non offrono rapporti sessuali, si limitano a dormire accanto ai vecchi clienti, a fare loro compagnia con la sostanza del giovane corpo abbandonato al sonno. Sono le belle addormentate, esseri meravigliosi e pudichi il cui unico compito è dormire sotto l'effetto di potenti sonniferi. Le regole della casa sono ferree: è vietato svegliare le ragazze, vietato compiere atti lascivi, vietato fare scherzi di cattivo gusto ai corpi addormentati e ignari.
La casa delle belle addormentate è un romanzo erotico – sia pure in un senso peculiare –, che indaga il rapporto tra eros e vecchiaia, vita e morte, bellezza e decadimento fisico. All'interno della casa queste realtà, solitamente antitetiche, subiscono un paradossale rovesciamento dei ruoli. Non a caso, le giovani che dormono hanno le sembianze di una morta, mentre i vecchi ritrovano una inaspettata vitalità. Si tratta di un libro straniante, che può essere letto a più livelli; fermarsi al primo, ossia all'intreccio, non permette di cogliere la mole di significati che l'opera nasconde. In questo romanzo Kawabata ha rimarcato la propria strada di narratore davvero moderno, che rifugge dalla visione arcaica del Giappone dei samurai e al tempo stesso non cede alle sirene imperanti che provengono dall'Occidente. La sua letteratura si pone come un ponte tra due sponde scoscese: da un lato la tradizione di un passato ancora vitale, dall'altro l'ascesa dell'uomo nuovo giapponese, che vive i medesimi tormenti dei suoi contemporanei occidentali. Una breve nota sulla scrittura: essenziale e lirica, indugia sui particolari dei corpi delle ragazze, restituendo al lettore sensazioni visive, tattili e olfattive di rara delicatezza.
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