Ascoltare
Viaggio di Claudio Rocchi (1951-2013), a distanza di oltre quarant’anni dalla
pubblicazione del disco, rimane un’esperienza magica e straniante, segno di una
stagione irripetibile per la nostra cultura musicale. E la cosa più
sorprendente è il fatto che all’epoca Rocchi avesse soltanto diciannove anni,
sebbene, in qualità di convinto sostenitore delle teorie della reincarnazione, egli
sosteneva di aver già attraversato “miliardi di estati e miliardi di inverni”. Non
è difficile crederlo ascoltando questo disco, crogiolo di suoni che provengono
da terre vicine e lontane (l’India, le percussioni tribali africane), punto di
partenza di un viaggio che è prima di tutto interiore. Rocchi non è mai stato
un cantautore come gli altri. Diverso da Lolli, De Gregori o Venditti, perché
lontano quanto bastava dai clamori della politica. Ironico, eppure non
assimilabile né a Fortis né a Rino Gaetano. Attento alla melodia e al ritmo,
quasi come Lucio Battisti; si ascoltino, in proposito, le lunghe parti
strumentali di Giusto amore. Sperimentatore al pari del primo Alan Sorrenti,
ma sempre coerente con se stesso, a differenza del musicista italo-gallese.
Come hanno scritto Enzo Gentile e Alberto Tonti nel “Dizionario del pop-rock”,
Rocchi “conquista quei ragazzi che cercano una risposta alle domande della
vita”. Lo fa con canzoni apparentemente semplici, chitarra
acustica in testa, ma che trattano temi profondi, come la spiritualità, la
mercificazione della religione, l’amore universale come fratellanza di tutte le
creature, la morte come inizio della rinascita.
In
Viaggio tutte queste tematiche, che costituiranno la spina dorsale di ogni
suo futuro lavoro, sono già delineate nei loro elementi essenziali. Si legga l’audace
testo di Gesù Cristo (tu con le mani), in cui Rocchi ipotizza un Gesù Cristo
dei nostri giorni, ridotto ad icona pop, sfruttato dallo stesso sistema
capitalistico che vorrebbe combattere, spolpato commercialmente per produrre
magliette, poster e altre effigi.
Gesù Cristo non e' morto:
vive e lavora, vive e lavora
vive e lavora
nel Perù,
sì, ed anche questa volta lo faranno fuori
ma lui sa che questa volta servirà molto di più,
molto di più perché
stamperanno le magliette
ne faranno i manifesti
e ne venderanno tanti.
Crocifisso con puntine sopra i muri delle stanza,
sopra i muri di tutti noi.
E sorride, sorride fra un cantante,
fra un cantante e un calciatore.
vive e lavora, vive e lavora
vive e lavora
nel Perù,
sì, ed anche questa volta lo faranno fuori
ma lui sa che questa volta servirà molto di più,
molto di più perché
stamperanno le magliette
ne faranno i manifesti
e ne venderanno tanti.
Crocifisso con puntine sopra i muri delle stanza,
sopra i muri di tutti noi.
E sorride, sorride fra un cantante,
fra un cantante e un calciatore.
I
due dischi successivi, Volo magico n. 1 e n. 2, segnano il deciso passo della
maturità artistica, lanciando un ponte ideale tra l’Occidente e l’Oriente, in
un sincretismo filosofico, religioso e musicale di raro equilibrio e sintesi.
Io, io che un giorno sono nato imparando nel respiro
la mia vita.
Poi tu, lei, bimba magica d'incenso, che mi porti dritto in fondo, dritto, fino a me.
Sole, occhi al centro di ogni fronte, quattro simboli segnati,
Poi tu, lei, bimba magica d'incenso, che mi porti dritto in fondo, dritto, fino a me.
Sole, occhi al centro di ogni fronte, quattro simboli segnati,
la tua fine, no, non è in te.
Dio passa sopra, lo puoi pensare uomo,
lo puoi pensare uomo con la faccia di un maestro di saggezza.
Dio passa sopra, lo puoi pensare uomo,
lo puoi pensare uomo con la faccia di un maestro di saggezza.
Rocchi
gira il mondo, vive per un periodo in India, poi torna in un’Italia dilaniata
dalla strategia della tensione e dagli scontri sociali. E meglio di tutti
descrive il male profondo di un Paese diviso da secolari antagonismi di partito
e di parrocchia, ancora fermo alle lotte tra guelfi e ghibellini, incapace di
cambiare per davvero, se non a parole. Per esprimere questa sacrosanta verità,
Rocchi usa un’efficacissima metafora.
Ma dentro le tasche degli stessi vestiti
che tutti vestiamo, oggetti diversi ci dicon
la vera realtà che viviamo:
la pistola o la lira, la siringa o la mala,
la tessera o il fumo, la chiave di ferro,
il fumetto di sesso, la Gita, il Vangelo,
la bottiglia di whisky, il pane integrale.
E in un solo momento un esercito grande
diventano gruppi, che guardando più in fondo
si scopron diversi, si scopron lontani,
si scopron nemici.
che tutti vestiamo, oggetti diversi ci dicon
la vera realtà che viviamo:
la pistola o la lira, la siringa o la mala,
la tessera o il fumo, la chiave di ferro,
il fumetto di sesso, la Gita, il Vangelo,
la bottiglia di whisky, il pane integrale.
E in un solo momento un esercito grande
diventano gruppi, che guardando più in fondo
si scopron diversi, si scopron lontani,
si scopron nemici.
Nel
1980, assieme a Paolo Tofani, dà alle stampe Un gusto superiore, che resta
uno degli album più originali del panorama nazionale. I due, che avevano da
poco aderito alla Associazione internazionale per la coscienza di Krishna,
licenziano un disco dalle sonorità prevalentemente elettriche (ed
elettroniche), che affronta il tema dello smarrimento dell’uomo moderno,
circondato di beni materiali eppure incapace di trovare una vera felicità,
obnubilato dal convincimento che la realizzazione personale vada conquistata
col possesso, la carriera e il potere. La chiave della gioia è invece la rinuncia, il possedere poco per appartenere davvero a se stessi.
Adesso che ci penso, se ci penso bene,
non sono più tanto sicuro di questa dimensione.
Io l'ho già vissuta tante altre volte
e tutte le cose che avevo son diventate niente.
Allora mi domando dov'è che sta l'errore:
è chiaro che la vita che faccio è tutta materiale.
Un personaggio inimitabile e positivo, che non voleva distruggere il mondo, ma offriva soluzioni semplici e disarmanti, come il guardarsi dentro per scoprirsi creature uniche e irripetibili.
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