Fino a poco tempo fa nella centralissima Via Merulana a Roma si apriva
una ferita. Il vecchio Palazzo dell’Ufficio di Igiene, chiuso da oltre
vent'anni e pericolante, offriva uno spettacolo desolante a quanti
passeggiavano per una delle strade più belle della Capitale. Il Comune di Roma,
proprietario dell’edificio, nel 2013 ha avviato un project financing per il recupero dell’area; è nato così Palazzo
Merulana, oggi sede di un interessante museo di pittura e scultura del
Novecento italiano. Lo spazio espositivo, di circa 1.800 mq, è articolato su
quattro piani e attualmente ospita un centinaio di opere. Al piano terra, o
Sala delle sculture, è possibile prendere un caffè tra le opere di Antonietta
Raphaël, Lucio Fontana, Pericle Fazzini e altri. Il percorso museale vero
e proprio si snoda al secondo (il meraviglioso Salone) e al terzo piano (la
Galleria), mentre al quarto livello (l’Attico) c’è un’ampia sala conferenze.
L’ultimo livello è la Terrazza, che purtroppo non ho potuto visitare perché
chiusa a causa delle avverse condizioni meteorologiche. Gli spazi sono ariosi,
ben curati, e consentono di godere la visita in tutta calma. In due parole, un
“luogo pacificante”, come l’ha correttamente definito una visitatrice su
Tripadvisor.
Le opere esposte sono di proprietà dei coniugi
Elena e Claudio Cerasi; alla Fondazione a loro intitolata si deve il merito di
aver aperto al grande pubblico questa straordinaria collezione privata. Come
riportato nel sito del Museo, «la consapevolezza di un
dialogo costantemente operante tra gli artisti dell’epoca ha spinto i coniugi
Cerasi ad ampliare quel forte nucleo iniziale», ovvero quello della
Scuola Romana, «affiancandogli una serie
di opere relative alle diverse riflessioni di altri contesti italiani del
medesimo periodo che, pur sempre riflettendo il loro gusto personale, ha creato
un tessuto omogeneo all'interno del quale emergono capolavori anche di altre
scuole o tendenze».
Il biglietto
d’ingresso ha un costo contenuto (5 euro) rispetto alla qualità
dell’esposizione. Come ho detto, si tratta di un centinaio di opere del
Novecento italiano; praticamente tutte le correnti sono degnamente
rappresentate: il realismo magico (Donghi), il futurismo (Sironi), la
metafisica (de Chirico), il simbolismo (Savinio), la pop art (Festa), la Scuola
Romana (Scipione). Oltre agli artisti già citati, la collezione comprende anche
lavori di Balla, Casorati, Pirandello, Cambellotti, Severini, Schifano e altri. Il
risultato è un caleidoscopio di dipinti e sculture che ripercorrono una
stagione feconda e originale dell’arte italiana.
Di seguito, alcune fra
le opere esposte.
Alberto Ziveri - Autoritratto con manichino - 1927
Antonio Donghi - Gita in barca - 1934
Felice Casorati - Lo studio - 1934
Gino Severini - Maternità - 1927
Giorgio de Chirico - Le cabine misteriose - 1934
Mario Mafai - Natura morta - 1941
Mario Schifano - Dagli archivi del Futurismo n. 6 - 1965
Mario Sironi - Paesaggio urbano - 1920
Tano Festa - Frammento michelangiolesco - 1966
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