Di recente ho rivisto tutti i film girati da Francesco Nuti negli anni
Ottanta, ad eccezione di Son contento, che mi sono ripromesso di reperire. Li
avevo già visti da adolescente ed ero rimasto affascinato dalla comicità scanzonata
e malinconica di Nuti, sebbene non avessi ancora la capacità di comprenderla
fino in fondo. A distanza di tanti anni ho scelto di riassaporare le pellicole
del periodo 1981-1989, che secondo critica e pubblico sono le migliori dello sfortunato attore e regista toscano. Auspicando che qualcuno voglia esprimere nei commenti il suo punto di
vista, questa è la mia personale classifica.
1. Caruso Pascoski di
padre polacco (1988). Il mio preferito, sin dal titolo. Una trama non banale e
tante scene da ricordare. Forse il film più celebre di Nuti, anche se non tutti
concordano nel ritenerlo il più riuscito. Eppure non conosce momenti di calo,
riesce a mantenersi sul medesimo livello dall'inizio alla fine. Cast
azzeccatissimo, che dà il giusto risalto al mattatore Nuti.
Scena da ricordare: le
irresistibili gag di Caruso al cinema, che cerca di intrufolarsi nel bagno
delle signore.
2. Io, Chiara e lo
Scuro (1982). La coppia Nuti/De Sio funziona alla perfezione, regalando una storia
d'amore non convenzionale. Il film è celebre perché racconta il mondo del
biliardo all'italiana, con la straordinaria partecipazione di Marcello Lotti.
Girato quasi tutto in notturna in una Roma spettrale, tra bische, tram e
appartamenti da bohémien, è un film leggero e godibile, attraversato da una
sottile malinconia.
Scena da ricordare:
quando il Toscano spiega a Chiara perché è innamorato del biliardo.
3. Madonna che
silenzio c'è stasera (1982). È il secondo lungometraggio della
carriera di Nuti, all'epoca ventisettenne. Sconta forse una certa ingenuità di
fondo, ma rimane un film bellissimo e malinconico, in grado di fotografare
un'epoca (gli Ottanta del riflusso ideologico), una città emblema della
provincia italiana (Prato), un'intera generazione disillusa e stanca. E per
quanto possano essere diversi i tempi e le circostanze, ciascuno di noi potrà
trovare nel protagonista una parte di sé.
Scene da ricordare: la
lotta di Francesco con il telaio meccanico; il botta e risposta col barista
Chiaramonti.
Battuta da ricordare:
“Le cose importanti nella vita sono tre: o tu vai in Perù, o tu sposti la
chiesa o tu vinci al Totocalcio”.
4. Willy Signori e
vengo da lontano (1989). È forse l'opera della maturità di
Nuti, il vertice di una produzione che purtroppo andrà declinando assieme alla
fine degli anni Ottanta, di cui è stato uno dei migliori narratori. L'attore,
qui anche nelle vesti di regista, sa passare abilmente dal registro drammatico
a quello comico, costruendo una vicenda ironica e profonda, che non cede mai a
facili patetismi.
Scena da ricordare:
gli alterchi tra Willy (Nuti) e il suo fratello disabile Ugo (Haber).
5. Ad ovest di
Paperino (1981). L'esordio sul grande schermo di Nuti, qui assieme ad
Alessandro Benvenuti e Athina Cenci (i Giancattivi). Pellicola surreale,
picaresca e anarchica, che racconta le quotidiane peregrinazioni di tre giovani
sfaccendati alla ricerca di un posto nella vita. La forza sta nella spontaneità
dell'interpretazione.
Scena da ricordare: il
pranzo a casa di Novello Novelli.
6. Casablanca,
Casablanca (1985). Ritorna la coppia Nuti/De Sio, trattandosi del seguito di
Io, Chiara e lo Scuro. Inferiore al precedente, perché non ne possiede la
freschezza e la spontaneità. Resta comunque una pellicola raffinata e godibile,
che dà una pista a tante commediole contemporanee.
Scena da ricordare:
l'uomo che dorme sul pianerottolo dell'albergo di Casablanca, utilizzato come
sfogatoio e da prendere liberamente a schiaffi.
7. Tutta colpa del
paradiso (1985). È il primo del felice sodalizio
artistico con Ornella Muti. È ricordato per la meravigliosa
ambientazione (la Val d'Aosta) e perché affronta con grande tatto un tema spinoso,
l'allontanamento di un minore dai propri genitori per intervento dei
servizi sociali. Molti lo considerano il film migliore di Nuti, o comunque
quello della piena maturità artistica, che si manifesta nel saper maneggiare
una storia toccante senza toni lacrimevoli e facili pietismi.
Scena da ricordare:
Romeo che entra nel desolante bar del paese e cerca di raccogliere informazioni
sul figlioletto.
8. Stregati (1986). Superba
la fotografia, che esalta una Genova notturna e maliziosa. È la pellicola che mi è piaciuta di meno, perché si percepisce
un certo narcisismo nella recitazione da parte di Nuti, che fu peraltro la
principale accusa dei suoi detrattori all'uscita del film. Lorenzo, il protagonista,
non riesce mai a entrare nel mio cuore, forse perché mi risulta difficile una
sia pur parziale identificazione con il personaggio. La sceneggiatura è debole,
un gradino sotto le altre commedie.
Scena da ricordare: lo
scherzo architettato alla povera Clara da parte di Lorenzo e i suoi amici.
Locandina di Caruso Pascoski di padre polacco
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