«Colpirne uno per educarne cento. Dove sono i cento che avete educato colpendo me?»
La spietata
analisi di una parentesi drammatica della storia italiana del Novecento è
racchiusa nelle poche parole pronunciate dal professor Alberto Sajevo sul
finale de La seconda volta, film del 1995 per la regia di Mimmo Calopresti.
Sajevo (Nanni Moretti) è un professore universitario di Torino, vittima nel
1985 di un attentato brigatista. Il professore si è salvato, sebbene da quel giorno
terribile sia costretto a vivere con un proiettile conficcato nel cranio, che per
un soffio non l'ha ucciso. Durante una pausa pranzo riconosce per caso Lisa
Venturi, una brigatista che ha partecipato al suo attentato. Lisa, interpretata
da una eccellente Valeria Bruni Tedeschi, sta scontando una condanna a
trent'anni di reclusione col beneficio della semilibertà: di giorno lavora per
reinserirsi nella società e di sera torna in carcere. Per Sajevo l'incontro con
la donna diventa un'ossessione: la segue, tenta di mettersi in contatto con
lei, adotta quasi una strategia da corteggiatore. Il suo obiettivo non è però
la vendetta: egli vuole capire, indagare le ragioni di tanto odio, comprendere
per quale motivo volevano ammazzarlo senza neppure conoscerlo.
La seconda volta è un film
importante, anche se oggi quasi dimenticato. Mimmo Calopresti, all'epoca
quarantenne, era al suo esordio in un lungometraggio; fino ad allora il regista
calabrese si era dedicato ai documentari con tematiche sociali. Sulla scia
dell'impegno civile, optò per una storia dura e divisiva, senza il timore di
toccare col bisturi un nervo scoperto. Scelse come protagonisti Nanni Moretti,
perfetto nei panni dello schivo professor Sajevo, e Valeria Bruni Tedeschi, autrice
di un'intensa interpretazione fatta soprattutto di parole sommesse, sguardi e
gesti. Il film vinse numerosi premi, tra cui il Ciak d'oro e ben cinque David
di Donatello, oltre alla nomination per la Palma d'oro a Cannes.
Calopresti
mette in campo un uomo dolente, Alberto Sajevo, che non accetta di essere una
vittima del caso, vuole indagare le ragioni del suo sacrificio. E allora legge
i libri degli ex brigatisti, tenta di assumere un atteggiamento il più
possibile distaccato e obiettivo. Quando però ha modo di parlare con la sua
carnefice, si rende conto che nessun dialogo è possibile. Bolla come “cazzate”
le idee degli ex terroristi, li accusa di aver contribuito a costruire un mondo
peggiore di quello che avrebbero voluto combattere. La Venturi non si scusa,
non reagisce alle provocazioni, si chiude in un impenetrabile mutismo. Il tocco
di Calopresti è morbido e intimo, nonostante la delicatezza della materia. Le
inquadrature indugiano sui volti dei protagonisti, accentuandone l'impressione
di persone sole e irresolute, destinate a portare, per il resto della vita, il
peso di croci diverse ma complementari.
La seconda volta è un film
coraggioso, lo era venticinque anni fa e lo è tuttora. Del terrorismo si è
scritto tanto, le biblioteche sono piene di analisi storiche, politiche e
sociologiche; anche gli ex terroristi hanno scritto saggi e articoli,
presenziato a eventi e conferenze, generando inevitabili polemiche. La ferita è
ancora da rimarginare, venticinque anni fa era addirittura fresca. Il film di
Calopresti si addentrava appunto in questo terreno scivoloso, nella piena
consapevolezza che nessuna risposta definitiva potesse essere data. Ecco allora
la giustificazione del finale aperto, che è il punto di forza del film. Gli
sceneggiatori avrebbero potuto optare per un consolante e irreale lieto fine,
condito dalla retorica del perdono e della riconciliazione. E invece scelsero
di lasciare aperta ogni strada. Ne La seconda volta non viene affermato
apertamente che la riconciliazione sia un'utopia, ma che nessuna pacificazione
è possibile se non si è disposti a fare impietosamente i conti col passato e
con i propri errori. La giustificata rabbia di Alberto è speculare al parziale
pentimento di Lisa: due esseri umani a metà, irrisolti, destinati forse un
giorno a incontrarsi di nuovo.
Nessun commento:
Posta un commento
Commenta l'articolo!