13 settembre 2023

"Mille gru" di Yasunari Kawabata: il peso della tradizione

Se c'è un'opera che più delle altre ha contribuito a trasmettere all'Occidente l'immagine di un Giappone pittoresco e forse un po' stereotipato, questa è sicuramente Mille gru. Il romanzo ruota intorno a uno dei riti più antichi del Paese del Sol Levante: la chanoyu, ossia la cerimonia del tè. Considerata come una vera e propria arte, fu introdotta dai monaci cinesi nel corso del XIII secolo dopo Cristo; negli anni successivi alcuni esteti ne codificarono le modalità e le regole, da allora continuamente perfezionate e rispettate pedissequamente dai cerimonieri. Il rito si svolge in una stanza chiamata "padiglione del tè", cui si accede da una porta strettissima e bassa che vuole metaforicamente simboleggiare il lasciarsi alle spalle gli affanni e le sofferenze della realtà esterna. La ricerca della pace e della serenità, anche se illusoria e momentanea, ne è dunque l'essenza. Nulla è lasciato al caso e particolare cura è dedicata alla scelta del bricco, delle tazze e del vasellame.
Il romanzo si apre nel bel mezzo di una cerimonia del tè, quella organizzata dalla maestra Chikako Kurimoto in onore del giovane Kikuji Mitani, rimasto solo dopo la morte di entrambi i genitori. Chikako è stata per un periodo una delle amanti del padre di Kikuji, ma non la preferita; per questo motivo, per una forma di civetteria o più verosimilmente per dimostrare di contare ancora qualcosa, decide di fare da intermediaria per trovare una moglie al ragazzo. Senza preoccuparsi di ottenere il suo consenso, trasforma il rito del tè in un omiai, un incontro a scopo di matrimonio, invitando la bella e virtuosa Yukiko. Durante uno di questi incontri è tuttavia presente anche la signora Ota, un'altra amante del defunto Mitani, la preferita e l'unica amata per davvero dal vecchio. Anche la Ota è ossessionata dal passato e seduce il giovane Kikuji, forse per ritrovare in lui l'amante perduto. Le due donne, ciascuna a modo suo, vogliono influenzare il ragazzo: si viene così a creare una situazione incresciosa e immorale che darà il via a una sequela di eventi drammatici.
Mille gru è un romanzo di contrasti dirompenti, celati dietro l'apparente quiete della cerimonia del tè. Tutti i personaggi sono turbati nel profondo da eventi drammatici: Kikuji deve fare i conti con l'ingombrante fantasma del padre, Chikako è incattivita dal suo destino di nubile, la signora Ota non riesce a contenere la sua esuberante sensualità ed è torturata dal rimorso. È un coacervo di tormenti e di inestricabili conflitti: amore e morte, sensualità e pudicizia, tradizione e modernità, incesto e rispetto dei valori familiari. Da questo punto di vista, il romanzo non è solo il nostalgico rimpianto di una società arcaica che cedeva all'avanzare del capitalismo, ma contiene una velata critica a quella morale chiusa e bigotta che non tollerava la vergogna e spingeva i peccatori al suicidio e i censori alla reprimenda.
Kawabata (1899-1972) confermò con questo romanzo di essere un maestro della scrittura, qualità che gli valse il Premio Nobel per la letteratura nel 1968. Il suo stile è essenziale eppure intenso, poche rapide pennellate in grado di ricostruire tutto un mondo; una scrittura che non indulge in lunghe descrizioni, né cerca di imporsi sul lettore. Per quanto possa apparire un'osservazione scontata, leggendo il libro ho avuto più volte l'impressione di essere seduto assieme a Chikako e Kikuji a sorbire una tazza di tè fumante. La lettura di Mille gru è un'esperienza immersiva, qualità sempre più rara e forse persino impensabile per la letteratura contemporanea.
Consiglio la lettura del libro a quanti desiderano approfondire aspetti della società giapponese tradizionale. È un romanzo breve, composto da cinque capitoli che in origine furono pubblicati in riviste e tempi diversi, dal maggio 1949 all'ottobre del 1951. Nel 1952 la casa editrice Chikuma shobō li raccolse in un unico volume, più volte rimaneggiato da Kawabata. Ne sono state ricavate due riduzioni teatrali e un film per la regia di Yoshimura Kōzaburō.
Dello stesso Autore, suggerisco anche La casa delle belle addormentate.
La suggestiva copertina dell'ultima edizione Mondadori

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