6 marzo 2024

Le suggestioni d'oltremanica dei Frigidaire Tango

Parlare dei Frigidaire Tango significa tornare alle origini della new wave nostrana, prima ancora che nascesse il fenomeno del "rock italiano cantato in italiano" che vide tra i principali esponenti Diaframma e Litfiba. Qualche anno prima, siamo agli inizi degli Ottanta, la musica tricolore si era aperta alle suggestioni d'oltremanica, come già era accaduto nei due decenni precedenti. Se il beat e il progressive furono infatti importati dalla terra d'Albione dando vita a interessanti e originali progetti autoctoni, il punk della prima ora aveva appena sfiorato la penisola. Con la new wave, invece, si può parlare nuovamente di una scena italiana, di cui i Frigidaire Tango furono precursori e protagonisti, al punto da condividere il palco persino coi Sound del compianto Adrian Borland. Originari di Bassano del Grappa, diedero alle stampe solamente un 33 giri (The cock, 1981) e un EP (Russian dolls, 1983). Quest'ultimo contiene Recall, il loro brano più celebre che fu presentato persino in RAI, recentemente riproposto nella traduzione italiana da Giorgio Canali nel suo album Perle per porci. Ho parlato di traduzione perché i Frigidaire Tango cantavano in inglese, al pari di gruppi mitici come Chrisma, Neon e Gaznevada. Scioltisi qualche anno dopo, si sono poi riformati dando alle stampe nel 2009 un disco di inediti cantato in italiano, L'illusione del volo. Ma l'interesse nei loro confronti si era risvegliato già tre anni prima con la pubblicazione di un cofanetto contenente tutta la produzione, The freezer box. L'album di esordio di cui voglio parlare, The cock, è stato invece ristampato in LP nel 2013 dalla Spittle Records, per cui è facilmente reperibile.
Prima di analizzarlo, bisogna partire dal contesto. Come raccontato dagli stessi musicisti in un'intervista disponibile su Vice, in quegli anni non era facile pubblicare un disco, soprattutto perché nell'epoca dell'analogico la registrazione aveva costi proibitivi. Ciononostante, il gruppo veneto ottenne la fiducia di una piccola etichetta indipendente, la Young Records. Il risultato fu eccellente, tanto che The cock è un album che può ancora dire molto a oltre quarant'anni dalla sua uscita. Registrato al Button Studio tra la primavera e l'autunno del 1981, vede Charlie "Out" Cazale alla voce, Steve "Hill" Dal Col alla chitarra, Mark Brenda alle tastiere, J.M. Le Baptiste alla batteria, nonché il bassista uscente (Steve "Elbow" Gomero) e il nuovo Dave Nigger. Il disco è inoltre impreziosito dal sassofono di Alex Strax. Come è evidente dagli pseudonimi, l'Inghilterra era l'immancabile punto di riferimento. Il suono di The cock ricorda infatti i grandi nomi del post punk: Stranglers e Magazine per l'uso delle tastiere, Joy Division per le atmosfere, e ancora The Sound, Ultravox, i primi XTC.
Il basso prepotente che apre Dangerous echo indica subito la via. Ritmo incalzante e bordate di chitarra su un tappeto di tastiere: così si presenta la band nei primi solchi di The cock, in perfetto stile new wave. Nella successiva Anytime you dress so fine fa addirittura capolino un sassofono, mentre Blue & pink è un raffinato gioiellino synth-wave con una meravigliosa coda pianistica su cui si innesta la chitarra lancinante di Dal Col. Push a me ricorda la coeva The fire dei Sound: una traccia furiosa e veloce come da tradizione punk. La prima facciata si chiude con le atmosfere rarefatte di A citizen came, altro brano degno di nota. Resterà sorpreso chi pensi che il lato B sia inferiore, come spesso accade negli album d'esordio. Invece, a parte un paio di riempitivi, il livello si mantiene alto. La strumentale I'm faster non avrebbe sfigurato in dischi inglesi ben più celebri: la furia chitarristica ammansita dal tappeto di tastiere la rende un ideale anello di congiunzione tra passato e "nuova onda". Black curtains è la mia preferita; ricorda qualcosa dei Magazine di Howard Devoto ed è impreziosita da un bell'assolo finale di Dal Col che sembra quasi John McGeoch. La conclusione è affidata all'omonima Frigidaire tango, una sorta di "tango elettronico" che vira verso la musica industriale.
Dopo ripetuti ascolti posso confermare che The cock è davvero una gemma nascosta che avrebbe meritato ben altra fama. Qualche ingenuità c'è, ma dobbiamo pensare che i ragazzi di Bassano erano giovanissimi e si approcciavano a un genere che in Italia era ancora agli albori. L'ispirazione dei gruppi inglesi si sente, tuttavia The cock non è derivativo; anzi, sorprende l'ascoltatore per originalità e compiutezza del progetto. Ai Frigidaire Tango si deve molto di più rispetto a quanto abbiano raccolto, come dimostra il fatto che abbiano suonato con Adrian Borland. Questo 33 giri non può mancare in un'ideale classifica dei cento migliori dischi di rock italiano.
Copertina e retro di The cock (ristampa Spittle Records del 2013)

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