Ci sono circostanze che diamo per scontate, come se rientrassero nell'ordine naturale delle cose al punto da non poter essere messe in discussione. Sono talmente radicate nella nostra quotidianità che non suscitano dubbi o riflessioni critiche: sono semplicemente accettate come giuste e indiscutibili. Tra queste c'è la convinzione che non si possa fare a meno dell'onnipresente teatrino della politica, che occupa giornalmente ampi spazi su ogni mezzo di informazione. Non c'è telegiornale, quotidiano o sito di informazione che non riporti pedissequamente le esternazioni, quasi sempre propagandistiche, di questo o quell'altro esponente di maggioranza e opposizione. E, cosa a mio avviso ancora più grave, non c'è ambito sottratto a questo litigio continuo. I politici vengono interpellati su ogni argomento, sia esso giuridico, religioso, morale, etico, tecnico, medico, economico e perfino sportivo. Minimi gli spazi lasciati liberi da questi monologhi; perfino gli eventi di cronaca nera diventano campo di battaglia dello scontro tra opposte fazioni.
Fin qui nulla di strano. D'altronde, la libertà d'opinione è un diritto sacrosanto sancito per tutti dalla Costituzione. Quel che io mi domando è se davvero al cittadino debba interessare cosa pensano il politico Tizio e Caio di un dato argomento. A me non interessa, lo dico con la massima sincerità, per almeno due buoni motivi. Il primo è che l'opinione dei politici di professione non è quasi mai libera, né ancorata all'oggettività dei fatti, ma sempre coerente con la linea del partito. In parole povere, ho il pregiudizio che sia un'opinione insincera. In secondo luogo, vorrei che venisse dato più spazio – almeno in ordine a certi argomenti che esulano dal campo politico in senso stretto – alle opinioni degli esperti. Vorrei che di riforme parlassero i giuristi, di epidemie i medici, di imposizione fiscale i tributaristi, di immigrazione i sociologi e così via. Si eviterebbero molti malintesi, nonché la diffusione di false informazioni; soprattutto si alzerebbe il livello del dibattito, a beneficio di tutti.
Sia chiaro: non voglio dire che le dichiarazione dei politici debbano essere ignorate dai mezzi di comunicazione. Ciò che metto in dubbio è l'effettiva utilità della cassa di risonanza che viene data a ognuna di queste dichiarazioni. Come se fosse obbligatorio dedicare le prime pagine alla polemica politica del momento. Per giorni si riempiono le pagine dei giornali con repliche e controrepliche delle opposte fazioni, in uno sterile battibecco destinato a lasciare minima traccia, se non nessuna, nella memoria nazionale. E poi c'è tutto il codazzo degli opposti antagonismi, le tifoserie dell'una o dell'altra corrente che inondano la rete di commenti, il più delle volte ridondanti, banali, inutili.
Fateci caso: oltre metà del tempo dei telegiornali è dedicato ad ascoltare le contrapposte versioni di maggioranza e opposizione sui vari argomenti della giornata. Fateci caso: tutti i politici interpellati hanno lo stesso tono di voce impostato, declamatorio, sicuro, quello di chi sta raccontando l'ovvia verità a beneficio di una platea inconsapevole. A chi giova realmente questo teatrino? Aiuta forse le persone a farsi un'opinione, a comprendere meglio la realtà in cui vivono? Non è invece fonte di confusione, di sterile scontro, di appiattimento delle idee, in cui non è possibile distinguere il vero dal verosimile, il possibile dal palesemente falso? Sarebbe bello se un giorno i direttori dei telegiornali e dei quotidiani decidessero di fregarsene almeno in parte di quel che hanno detto gli esponenti di partito, dando invece voce a quanti veramente hanno qualcosa di interessante da sancire, al di fuori delle logiche politiche. Questa forse è un'utopia, ma sarebbe quantomeno auspicabile che alla disputa politica venisse dato il giusto peso, anziché ergerla a fulcro del dibattito culturale del Paese. Sarebbe bello se si desse più voce a chi ha qualcosa da dire che non sia solo sterile propaganda, lasciando che a parlare siano soprattutto gli esperti, gli intellettuali, le persone che vivono fuori dalle logiche della cortigianeria. Vedrete che, ridotto il palcoscenico, anche il numero delle sciocchezze calerebbe drasticamente. Il Paese ne guadagnerebbe, in termini di onestà intellettuale, oserei persino dire di pacificazione nazionale.
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