Bill Bryson non è solo un giornalista e uno scrittore di reportage di viaggio, ma è un vero e proprio compagno di avventure. Col suo stile ironico e l'innata curiosità, unitamente alla capacità di far rivivere sulla carta persone e luoghi, si propone al lettore quasi come un vecchio amico che snocciola racconti di viaggio davanti a un focolare e una tazza di caffè bollente. Avevo già avuto modo di apprezzare queste doti in America perduta e soprattutto nel meraviglioso Una passeggiata nei boschi, dettagliato resoconto di una lunghissima escursione sul celebre Sentiero degli Appalachi.
Notizie da un'isoletta (prima edizione, 1995) racconta il viaggio di otto settimane da lui intrapreso in Gran Bretagna a metà degli anni Novanta, partendo dal sud e arrivando fino in Scozia, passando per l'affascinante Galles. Bryson non era tuttavia un turista o un escursionista improvvisato, avendo vissuto e lavorato in Inghilterra per circa vent'anni. Prima di lasciare definitivamente il Paese adottivo per fare ritorno negli Stati Uniti, decise dunque di intraprendere questo viaggio e di scrivere un libro sull'esperienza. L'isoletta del titolo è ovviamente la Gran Bretagna ed è tale agli occhi di un americano, abituato agli sterminati spazi della madrepatria. La parola non ha tuttavia un significato sminuente; anzi, lo scrittore mette proprio in evidenza quante meraviglie storiche, naturalistiche e artistiche siano presenti in un territorio relativamente piccolo. Treni, alberghi, strade, sentieri e viali cittadini sono lo sfondo delle avventure di Bryson, che si diffonde ampiamente su particolari storici e paesaggistici, non disdegnando dissertazioni colte e strali polemici, sempre tuttavia mediati dall'ironia. Predilige i mezzi pubblici e le proprie gambe, per cui ne risulta un viaggio lento, a misura d'uomo, ricco di deviazioni e soste anche in luoghi meno noti.
Partendo dal porto di Dover e arrivando a John O'Groats, località che segna il punto più settentrionale della Scozia, Bryson descrive i luoghi e le persone, elencando curiosità e aneddoti, talvolta in maniera fin troppo troppo dettagliata. Ne viene fuori un ritratto insolito e pittoresco della Gran Bretagna e del modo di vivere dei suoi abitanti, così diversi dagli stereotipi cui siamo abituati. Attraversando sia le zone rurali che i medi e grandi centri urbani, il viaggio di Bryson desta curiosità nel lettore, proponendo un originale quadro d'insieme dell'isola. Scopriamo così una terra che non ha nulla da invidiare ad altri luoghi, spesso superficialmente giudicati "più belli".
A mio avviso le parti più gustose sono quelle in cui l'autore racconta le sue disavventure durante i tragitti sui treni della British Railways, nonché in alcuni alberghi e pensioni dove ha pernottato. Tra cronici ritardi, coincidenze mancate, gestori inospitali, condizioni igieniche precarie e pasti disastrosi, queste pagine strappano più di un sorriso e, soprattutto, trasmettono l'impressione di cui ho parlato prima, quella di ascoltare le irresistibili peripezie di un vecchio amico.
Lo sguardo di Bryson, in questo come in altri suoi libri, è al contempo impegnato e disincantato. Impegnato perché lo statunitense non esita a lanciare le sue critiche contro le brutture della modernità e i mostri architettonici che avrebbero, a suo avviso, tradito lo spirito più profondo dell'isola. Disincantato perché il giornalista americano ha il pregio di non seguire un itinerario tracciato, ma di affidarsi all'intuito e alla sensazione del momento, scoprendo luoghi poco noti al grande pubblico, rivelando con estrema naturalezza e senza pregiudizi lo spirito più profondo di un Paese e della sua gente.
Il libro è piacevole, sebbene in alcuni punti l'autore si dilunghi su particolari e aneddoti di storia locale non sempre interessanti, almeno per il lettore italiano. Per queste ragioni, per chi avesse voglia di leggere qualcosa di Bryson, consiglio di cominciare con il citato Una passeggiata nei boschi, più divertente e godibile.
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