10 marzo 2014

"Percezione dell'inverno, da qualche parte a Sud". La recensione di Serena Di Sevo

Riporto di seguito la bella recensione di Serena Di Sevo su Percezione dell’inverno, apparsa stamattina sulla rivista on-line “La Mandragola”. Ne approfitto per ringraziare di cuore l’autrice.

PERCEZIONE DELL'INVERNO, DA QUALCHE PARTE A SUD
a cura di Serena Di Sevo
“Un romanzo di impressioni più che di eventi”. È con questo semplice e pregno sintagma che l’autore ci avverte, sulla soglia del libro, che non vi troveremo alcun viaggio interspaziale, alcuna tragedia, nessuna oscura metamorfosi. Un ragazzo del sud alle prese con i ricordi, in una città che potrebbe essere Napoli, Bari, o ammesso che sia importante, Salerno. Poi i ragazzi diventano due quando la voce che dice io incontra il piccolo Santiago. Due ragazzi come tanti, studenti di una scuola come tante, alla ricerca di una rottura con la quotidianità deserta e metafisica.
Il personaggio di Santiago, il migliore amico del protagonista, è, oltre che motore dell’azione, essenza stessa della ricerca, un personaggio con funzioni metaletterarie, che equivale alla manipolazione della realtà a cui la letteratura aspira e che rende credibile l’incredibile: Santiago indaga, guarda oltre l’oceano, frequenta la stazione dei treni e il porto, rompe le regole scolastiche e l’ordine costituito, è affascinato dalla giostra dei cavalli e dalla vita circense, dalla purezza e dalla strada, Santiago vuole partire su una grande nave blu…
La realtà dell’io narrante è solo percezione di silenzi e attese, come un palcoscenico vuoto col sipario aperto. I luoghi si animano con l’ingresso di personaggi eccentrici che aggiungono un elemento magico alla realtà e che sono i fantasmatici messaggeri della perdita di certezze e dell’apprendimento del mondo, un mondo diverso, pericoloso, conquistato facendo a pugni con la paura e l’incertezza. Ogni capitolo, costruito come resoconto su ciascun personaggio, contiene una piccola storia di ribellione, una piccola avventura, una scoperta: ogni incontro con Elena, Sirio, Farad, Elisa, Principe, ogni luogo, la scuola, la stazione dei treni, il bar, il giardino e ogni apparizione, la giostra, il circo, il treno, il pozzo, sono percepiti mediante i due punti di vista antitetici io narrante/Santiago che, sebbene percorrano soluzioni e stati d’animo contrapposti, finiscono sempre per trovare una sintesi.
Percezione dell’inverno è un breve e prezioso racconto in prima persona del cammino di crescita e di apprendimento di un ragazzo che lotta contro la timidezza, la prudenza e il timore delle conseguenze derivate dalla rotture delle regole imposte dalla scuola, dalla famiglia e dal pensiero collettivo. È fuori dalla scuola che si realizza l’apprendimento concreto: la scuola è bigotta e vigliacca, un contenitore di ingiustizie che non si vuole tuttavia negare o distruggere. Tutto in questo libro delinea una smisurata passione per la letteratura e per l’arte, molti personaggi leggono o provano a scrivere, hanno gli occhi rivolti all’orizzonte, alla letteratura sudamericana, agli espedienti del realismo magico e del romanzo di formazione in cui l’eccezione assume spesso il senso di una viscerale ricerca di conferma alle certezze del proprio mondo.
L’autunno domina la narrazione e colora l’atmosfera dolce e precaria dell’adolescenza in cui il vento, la pioggia e il freddo sono ancora discreti, quasi invisibili, in cui un dolore, un errore o un tradimento non hanno la prepotenza dell’irrimediabile e in cui l’amicizia sopravvive nonostante tutto; ma presto verrà l’inverno e tutto sarà diverso.

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