3 settembre 2014

"Ivangarage", il ritorno alle origini di Ivan Graziani

Il titolo del disco è già un manifesto di intenti, col richiamo a quel “garage rock” che è sangue e sudore, ritorno alle origini, primitività del suono elettrico. Registrato alle “Officine Pan”, vero e proprio studio casalingo dello stesso Graziani, segna il passaggio dell’artista dalla Numero Uno alla Carosello Records. Ridottissimo il numero dei musicisti coinvolti, con Beppe Pippi al basso e Pasqualino Venditto alla batteria. Tutte le chitarre, dolci o aggressive, sono suonate dallo stesso Graziani.
Oltre che nel titolo, lo spirito dell’album è ben evidente nella foto interna, che ritrae l’artista con l’immancabile giaccone di pelle nera e la fida Gibson rossa poggiata poco lontano, in primo piano e quasi animata di vita propria. Dieci tracce prevalentemente elettriche, che spaziano dal rock spinto alle più classiche ballate, svelano un volto forse poco conosciuto dell’artista abruzzese, che mai prima di questo disco aveva rivelato in maniera così incisiva le sue indubbie doti tecniche.
Si apre con Prudenza mai, solido rock-blues con un testo irriverente, a tratti spinto. È il manifesto essenziale di una vita controcorrente, passata a sfidare i poteri costituiti, raccontata però con immagini ironiche ed evocative.

Prudenza mai, mai neanche adesso che sono grande
e dovrei stare attento a quel che pensa la gente
e invece ti mando a fare in culo
a te che sei il direttore che mangi sempre minestrina
e dopo fai la cacchina.
Beh, niente sermoni, non rompetemi i maroni.
Io sono fatto così, mi piace dare fastidio alla gente
io sono così, mi piace andare controcorrente.
Non odiarmi mai, non odiarmi mai
ma la prudenza io non l'ho usata mai.

Seguono i decisi solchi di Un uomo, il pezzo più tirato dell’album, dai tratti hard-rock, caratterizzato da un efficace riff che rimane impresso nella memoria.
Soprattutto, in Ivangarage ritorna l’attenzione verso il mondo dell’infanzia e dell’adolescenza, tematica che l’artista aveva già trattato in canzoni come Dada. Nel disco brillano un’intensa ballata dedicata ad una ragazza decisamente fuori dal coro (Guagliò guagliò), la denuncia dell’infanzia rubata (Johnny non c’entra) e il commosso ricordo di un’amicizia di gioventù finita tragicamente (Noi non moriremo mai).

Andremo a vedere un film sei volte
fino all’una di notte,
prenderemo a calci un bidone
solo per fare rumore.
Amico ciao, il tuo giaccone di pelle
sarà una bandiera alta fino alle stelle.

Ivan Graziani ha dato molto di sé in questo disco, molti dei suoi ricordi personali e tutta la sua sensibilità d’artista, in un felice ritorno alle origini e alla purezza del suono. E alla fine, con una squisita citazione beatlesiana, ci ricorda che è solo la buona musica il rimedio ai mali della vita e all’insofferenza che ci divora.

Né Gastrozepin, né Zantac, né Famodil,
né Malox o Neutralon, né Roter o Gastridin.
Ma solo campi di fragole
e Lucia nel cielo coi diamanti
e voi, voi non mi riprenderete più, mai più.

Foto interna LP

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