Il mio secondo romanzo, Le rovine in
attesa, sarà pubblicato entro la fine dell’anno dalle Edizioni Alter Ego di
Viterbo.
Protagonista
del romanzo è Erminio Narri, un giovane
insoddisfatto e frustrato, che vive con precarietà tutte le esperienze della
sua modesta esistenza: il lavoro, l’amicizia e l’amore. Appartenente ad una
famiglia della media borghesia caduta in disgrazia, è riuscito ad ottenere
soltanto una misera occupazione in una vecchia e malandata biblioteca di
teologia, nonostante lunghi anni di studi giuridici alle spalle.
Il momento del riscatto sembra però
arrivare quando riceve inaspettatamente la lettera di un anziano nobiluomo
meridionale, che lo invita a recarsi presso la sua avita dimora per discutere
di un “affare urgente e segreto”. Il
marchese Alberico Priviano, questo è il nome del misterioso mittente, vive in un antico e decaduto palazzo, in una “terra circondata dai monti eppure così
vicina al mare”. Qui, in mezzo agli amati libri e quasi in solitudine, il
marchese coltiva un suo visionario progetto di redenzione collettiva, in cui
cerca di coinvolgere Erminio. Questi, nonostante le iniziali titubanze, finirà
per aderirvi, nella convinzione di poter ottenere quella fama e quel denaro
che, altrimenti, non avrebbe mai creduto di poter raggiungere.
E sarà proprio la trattazione di
questo oscuro progetto ad avvincere i protagonisti in un comune destino, che li
porterà ad accettare definitivamente il peso della propria inettitudine morale
e materiale. I due, apparentemente così diversi, si scopriranno vicini,
entrambi pervasi nel profondo dell’animo da una solitudine alla quale hanno
cercato di dare maldestramente sollievo con l’ansia del successo e una vana
aspirazione di rivincita.
Concepito quale opera sullo spinoso
tema dell’unificazione del Paese e sulla genesi della "questione meridionale", il
romanzo, pur attraversato da una sottile vena polemica, tipica di un certo “revisionismo”
della vicenda risorgimentale, tenta di collocarsi oltre la mera disputa
politica. La vicenda narrata diviene pertanto occasione per lanciare un’invettiva
contro la seduzione del denaro e un ammonimento sulla inconsistenza dei
desideri di gloria e sulla pericolosità dell’ambizione del potere.
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