17 maggio 2016

Quattro buoni motivi per leggere ancora Martin Mystère

Martin Mystère è una delle serie a fumetti più longeve del panorama nazionale, nata dalla creatività e dall’ironia di Alfredo Castelli. Edita ininterrottamente dal 1982, prima mensile e oggi bimestrale, si appresta a festeggiare i trentacinque anni di carriera, anniversario che più o meno coinciderà con il numero 350 della serie regolare.
Per chi non la conoscesse, è possibile in questa sede dare soltanto poche informazioni, utili per farsi un’idea. Martin Mystère, a differenza di molti eroi dei fumetti, è un personaggio ben calato nel mondo contemporaneo, un uomo che vive tutte le contraddizioni della nostra epoca. Risiede a New York, dove esercita la professione di scrittore “di cose misteriose” e di presentatore di un programma televisivo che si chiama, guarda caso, “I misteri di Mystère”. Non è un archeologo e neppure un professore, quantomeno nell’accezione accademica del termine; eppure, talvolta riveste i panni dell’uno e dell’altro. Possiede una cultura smisurata, che ricomprende le più varie branche del sapere: arte, letteratura, storia, archeologia, paleontologia, geografia, fisica, glottologia e innumerevoli altre. Viene spesso chiamato ai quattro angoli del globo per risolvere i “mysteri” che affliggono l’umanità, che egli svela (anche se non sempre) grazie alle sue formidabili doti. Per chi volesse saperne di più, è presente una ricca pagina in proposito su Wikipedia.
Ciò che a me preme sottolineare, soprattutto per chi già conosce le avventure di Martin Mystère, sono le ragioni che possono ancora oggi, a distanza di oltre trent’anni, spingere un potenziale lettore ad acquistare il fumetto. A mio avviso, sussistono almeno quattro ottimi motivi.
Il primo è una delle chiavi del successo della serie, che all’epoca del suo esordio era davvero innovativa (e in parte lo è ancora). A differenza degli eroi del fumetto classico, Martin Mystère è un paladino dell’intelletto e non della forza. Egli non disdegna una sana scazzottata, ma odia profondamente la violenza. Ama affrontare gli enigmi e persino i nemici più con la ragione che con l’azione. La prevalenza dell’intelletto sulla brutalità lo porta a dilungarsi in digressioni colte, che, se possono apparire pedanti, costituiscono una delle peculiarità del personaggio.
In secondo luogo, Martin ci insegna a non accettare mai le verità preconfezionate, ad indagare cosa si nasconde sotto l’apparenza e la verità ufficiale, che spesso è solo una menzogna di comodo. Non a caso i suoi principali antagonisti sono gli “Uomini in nero”, membri di una setta oscurantista che vuole nascondere la genuina storia dell’umanità, in modo da non mettere in discussione l’attuale status quo economico e politico, perpetuandolo. L’insegnamento di Mystère è tanto più utile in un’epoca quale la nostra, in cui tutti possiedono le stesse informazioni, in cui verità e menzogna spesso si propagano alla stessa velocità grazie ad internet, sì che non è più possibile discernere l’una dall’altra.
In terzo luogo, la serie a fumetti insegna ai suoi lettori il valore dello studio, la decisività dell’approfondimento, l’importanza di impostare la propria vita come una lunga ricerca.
Infine, Martin Mystère è un uomo senza pregiudizi, un cittadino del mondo che odia ogni forma di razzismo o prevaricazione; lo dimostra il fatto che il suo migliore amico e assistente è Java, un vero e proprio uomo di Neanderthal. Le avventure del professor Mystère consentono così al lettore di viaggiare per il mondo senza preconcetti, di conoscerne usi, costumi, culture e popoli.
Oggi si parla tanto di crisi del fumetto, specialmente per le serie più longeve, che hanno perduto un po’ dello smalto di un tempo. La sfida più grande, però, resta quella di valorizzare testate come Martin Mystère, che oramai fanno parte della cultura nazionale, per non lasciare che si disperda il patrimonio di cui sono portatrici. Soprattutto per le nuove generazioni, così omologate e incapaci di una “ricerca mysteriana”.
Logo della testata, dal sito Sergio Bonelli Editore

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