Martin Mystère è una
delle serie a fumetti più longeve del panorama nazionale, nata dalla creatività
e dall’ironia di Alfredo Castelli. Edita ininterrottamente dal 1982, prima
mensile e oggi bimestrale, si appresta a festeggiare i trentacinque anni di
carriera, anniversario che più o meno coinciderà con il numero 350 della serie
regolare.
Per chi non la conoscesse,
è possibile in questa sede dare soltanto poche informazioni, utili per farsi
un’idea. Martin Mystère, a differenza di molti eroi dei fumetti, è un
personaggio ben calato nel mondo contemporaneo, un uomo che vive tutte le
contraddizioni della nostra epoca. Risiede a New York, dove esercita la
professione di scrittore “di cose misteriose” e di presentatore di un programma
televisivo che si chiama, guarda caso, “I misteri di Mystère”. Non è un
archeologo e neppure un professore, quantomeno nell’accezione accademica del
termine; eppure, talvolta riveste i panni dell’uno e dell’altro. Possiede una
cultura smisurata, che ricomprende le più varie branche del sapere: arte,
letteratura, storia, archeologia, paleontologia, geografia, fisica, glottologia
e innumerevoli altre. Viene spesso chiamato ai quattro angoli del globo per
risolvere i “mysteri” che affliggono l’umanità, che egli svela (anche se non
sempre) grazie alle sue formidabili doti. Per chi volesse saperne di più, è
presente una ricca pagina in proposito su Wikipedia.
Ciò che a me preme
sottolineare, soprattutto per chi già conosce le avventure di Martin Mystère, sono
le ragioni che possono ancora oggi, a distanza di oltre trent’anni, spingere un
potenziale lettore ad acquistare il fumetto. A mio avviso, sussistono almeno quattro
ottimi motivi.
Il primo è una delle
chiavi del successo della serie, che all’epoca del suo esordio era davvero
innovativa (e in parte lo è ancora). A differenza degli eroi del fumetto
classico, Martin Mystère è un paladino dell’intelletto e non della forza. Egli non
disdegna una sana scazzottata, ma odia profondamente la violenza. Ama
affrontare gli enigmi e persino i nemici più con la ragione che con l’azione.
La prevalenza dell’intelletto sulla brutalità lo porta a dilungarsi in digressioni
colte, che, se possono apparire pedanti, costituiscono una delle peculiarità
del personaggio.
In secondo luogo,
Martin ci insegna a non accettare mai le verità preconfezionate, ad indagare cosa
si nasconde sotto l’apparenza e la verità ufficiale, che spesso è solo una
menzogna di comodo. Non a caso i suoi principali antagonisti sono gli “Uomini
in nero”, membri di una setta oscurantista che vuole nascondere la genuina
storia dell’umanità, in modo da non mettere in discussione l’attuale status quo
economico e politico, perpetuandolo. L’insegnamento di Mystère è tanto più utile in un’epoca
quale la nostra, in cui tutti possiedono le stesse informazioni, in cui
verità e menzogna spesso si propagano alla stessa velocità grazie ad internet,
sì che non è più possibile discernere l’una dall’altra.
In terzo luogo, la
serie a fumetti insegna ai suoi lettori il valore dello studio, la decisività
dell’approfondimento, l’importanza di impostare la propria vita come una lunga
ricerca.
Infine, Martin Mystère
è un uomo senza pregiudizi, un cittadino del mondo che odia ogni forma di
razzismo o prevaricazione; lo dimostra il fatto che il suo migliore amico e assistente è Java, un vero e proprio uomo di Neanderthal. Le avventure del
professor Mystère consentono così al lettore di viaggiare per il mondo senza
preconcetti, di conoscerne usi, costumi, culture e popoli.
Oggi si parla tanto di
crisi del fumetto, specialmente per le serie più longeve, che hanno perduto un
po’ dello smalto di un tempo. La sfida più grande, però, resta quella di valorizzare
testate come Martin Mystère, che oramai fanno parte della cultura nazionale, per
non lasciare che si disperda il patrimonio di cui sono portatrici. Soprattutto
per le nuove generazioni, così omologate e incapaci di una “ricerca mysteriana”.
Logo della testata, dal sito Sergio Bonelli Editore
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