Il grande sassofonista
James Senese, fondatore e leader del gruppo jazz-rock Napoli Centrale, si è
esibito a Torchiara (Sa) lo scorso 11 agosto, in occasione del festival
itinerante Segreti d’autore. L’ho incontrato prima del concerto ed è stato così
gentile da concedermi una bella intervista, in cui rivela molto di sé, della
sua arte e della sua visione del mondo.
Domanda. Ciao James. Speriamo
che le mie domande non siano come quelle del famoso film con Lello Arena…
Risposta. Non ti
conviene farle. (Ridendo)
D. Perché tra tutti
gli strumenti hai scelto proprio il sassofono? Come è nata questa passione?
R. È stata una scelta
naturale. Era uno strumento di cui mi piaceva moltissimo il suono, la voce.
L’avevo sentito, senza sapere cosa fosse, e così è nata la passione.
D. Quanti sassofoni
possiedi? Ce n’è uno a cui sei particolarmente legato?
R. Ne ho solamente
uno. Ne ho avuti tanti, ma ritengo sia meglio affezionarsi ad un unico strumento.
Credo sia la scelta migliore, perché possedere dieci sassofoni, ad esempio, è
una forma di megalomania. Invece devi affezionarti ad uno solo, che ti rimane e
lo porti in tutti i concerti.
D. Che musica ascolti?
Preferisci i classici, oppure ascolti anche musica contemporanea? E
soprattutto, preferisci il vinile o il cd?
R. Ascolto sia la
musica del passato che quella contemporanea. La musica del passato è quella che
ci ha dato la nostra vitalità, la voglia di essere musicisti. Ma ascolto anche
la musica del presente, in particolare quella d’avanguardia. Preferisco
ascoltarla su vinile.
D. Sei un uomo di
successo, che ha portato nel mondo un modo personale di fare musica. Come sei
riuscito a non farti dominare dal successo, mantenendoti sempre saldo sulle tue
posizioni?
R. Combattere il
sistema è questo, non entrarci dentro. Il fatto è che io non mi faccio
condizionare dal sistema. Il sistema vuole che tu fai delle cose secondo la sua
logica, secondo il suo modo di vedere. Ma non deve essere così. Devi essere te
stesso, ed io penso di esserlo.
D. Il rischio di chi
lotta contro il sistema è quello di non riuscire mai ad emergere…
R. Il problema è
crederci. Crederci e non farsi condizionare, perché vengono dei momenti in cui
il sistema ti prende, ed è in quel momento che devi essere più forte e non
farti prendere. Se tu credi alla tua dimensione, a quello in cui credi e a
quello che fai, a quello che tu vorresti essere, allora tutto andrà bene.
Bisogna essere assolutamente così, fino alla fine della tua vita, in poche
parole. La vita dovrebbe essere un evolversi nella direzione che tu vorresti.
D. Una domanda sui
Napoli Centrale. Mi ha sempre colpito la vostra originalità rispetto ad altri
gruppi italiani degli anni Settanta. In particolare, mentre gruppi come gli
Area o il Banco si occupavano della classe operaia, voi avete parlato della
terra, dei braccianti meridionali, degli emigranti. Qual è la ragione di una
tale scelta?
R. Perché noi veniamo
dal popolo. Inoltre, la prima forma di vita è proprio legata alla terra, da cui
noi veniamo. Il contadino è il primo uomo sulla terra che ha cercato di
evolversi. Diciamo che adesso, però, c’è stata un’evoluzione nel nostro
impegno: ora difendiamo tutta la parte debole del popolo, quella che non può
difendersi. È stata una scelta naturale, legata alla dimensione in cui siamo
nati.
D. Se i Napoli
Centrale fossero nati oggi, avrebbero avuto lo stesso successo, oppure i tempi
sono mutati e con essi quello che la gente vuole? Il vostro messaggio è ancora
attuale?
R. Il tempo non cambia
quasi niente, attenzione! Cambiano le generazioni, un po’ i modi, ma in realtà
non cambia niente. Noi esistiamo da oltre quarant’anni e oggi abbiamo
addirittura più successo di prima. Sembra strano, ma è così. Noi oggi giriamo
tutto il mondo; si vede che abbiamo seminato bene! Quando le nuove generazioni
vengono ad ascoltarci, ci ascoltano per quello che siamo nel presente, non
vanno a vedere quello che siamo stati, perché è il momento quello che conta.
Noi ci siamo evoluti mantenendo sempre il nostro stile. Quando riesci ad
emergere, rimani sempre lì. Pensa ai Pink Floyd: loro sono lì, e anche se non
fanno più dischi sono sempre i Pink Floyd. La stessa cosa vale per i Napoli
Centrale: noi abbiamo fatto la rivoluzione, ed è rimasta.
D. Hai detto che hai
girato il mondo. Tra i tanti artisti con cui hai collaborato, quali sono quelli
che ricordi con maggiore piacere?
R. Il problema è che
noi stiamo molto avanti, suoniamo avanguardia. L’unico con cui ho collaborato
con piacere, perché sono entrato nella sua dimensione, è stato Pino Daniele. Al
di là di questo, non mi eccita niente.
D. Se dovessi dare una
definizione di te come artista, cosa diresti?
R. Sono uno vero,
perché ho scelto di fare questa vita. Non ce ne può essere un’altra, e io la
faccio con il cuore, con amore. Se non facessi questo, non lo so che cazzo
farei. La mia è stata una scelta molto precisa, l’impegno è ventiquattro ore su
ventiquattro. Prima viene questo e poi tutto il resto.
D. Il tuo nuovo disco
si intitola O’ sanghe; che progetti hai per il futuro?
R. Il mio progetto è
far capire agli altri che abbiamo perso una parte del nostro sentimento per
colpa del sistema, ma anche per colpa nostra. Non riusciamo ad agire: a tutto
quello che il sistema ci dice, noi rispondiamo sempre di sì. Perché crediamo
che domani è un altro giorno, ma non è così. Serve un modo per poterci liberare
da questa schiavitù.
D. E la musica è
sufficiente per essere liberi?
R. Sì. Perché la
musica ha realizzato importanti cambiamenti nel mondo. Tante cose importanti
sono state cambiate per mezzo della musica. Chi vuol capire, capisca.
James Senese sul palco di Torchiara (11 agosto 2016)
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