Chi
era davvero Chris McCandless? È il quesito a cui Jon Krakauer cerca di dare una risposta
nel suo celebre reportage Into the wild, tradotto impropriamente in
italiano come Nelle terre estreme. Il giornalista e alpinista americano
non dà una risposta, né sembra propendere per una tesi, dimostrando grande
onestà intellettuale e sincera compassione per McCandless. Rimangono in piedi
tre ipotesi, che poi sono quelle da subito sostenute dai lettori della rivista Outside,
che per prima dedicò ampio risalto alla vicenda. Secondo una prima tesi, forse
superficiale e assolutista, Chris aveva problemi psichici, o comunque era un
temerario, un dilettante allo sbaraglio che “se l'è cercata”. Altri invece
accostano la sua scelta alla disobbedienza civile di Thoreau, sostenendo che il
giovane desiderasse soltanto fuggire da dogmi e catene della società
contemporanea, in cui non si riconosceva. C'è poi chi sostiene il cliché
del giovane di buona famiglia che si lancia in un'avventura rischiosa per
vincere la noia e superare i limiti di una quieta esistenza borghese. Qual è la
verità? Forse è nel mezzo delle tre interpretazioni.
Chris
McCandless era un giovane americano che nel 1990, subito dopo la laurea, decise
di abbandonare la civiltà per vivere sulla strada e infine raggiungere da solo,
a piedi e portando con sé il minimo indispensabile, la vetta del monte McKinley
(o Denali) in Alaska. Prima di intraprendere il viaggio verso le terre estreme
– o meglio, “nel selvaggio”, come suggerisce il titolo originale –, Chris
abbandonò ogni bene materiale, lasciando la sua auto nel deserto e donando in
beneficenza i risparmi. Più che l'avventura, sarà la morte in solitaria a
renderlo celebre.
Nelle
terre estreme, di Jon Krakauer, è il
resoconto di questa straordinaria esperienza, purtroppo conclusasi tragicamente
il 18 agosto 1992. L'autore è un giornalista e alpinista che, subito dopo il
ritrovamento della salma del ragazzo, scrisse un articolo sulla rivista Outside,
che ebbe vasta eco e diede fama postuma a McCandless. La mole di reazioni dei
lettori e il dibattito che seguì, spinsero Krakauer a documentarsi meglio sulla
vicenda per scrivere una biografia del giovane, diventata presto best-seller.
Si tratta dunque di un'appassionata inchiesta giornalistica che cerca di indagare
le cause della tragedia di McCandless. Il libro è tutto sommato avvincente, invero
più per la straordinarietà della storia che per l'abilità letteraria di
Krakauer. Il giornalista, nello sforzo di ricostruire a tutto tondo la figura
di McCandless, si dilunga in particolari sulla vita, la famiglia, le
amicizie e l'infanzia del ragazzo, aspetti che talvolta appesantiscono il
ritmo della narrazione e poco aggiungono al nucleo centrale della storia. Quando
invece si concentra sulle peregrinazioni del ragazzo nel cuore dell'Alaska, il
libro sa lasciare il segno nella memoria dei lettori, pur non perdendo mai il taglio giornalistico di stretta aderenza alla realtà. Per questo non concordo
con quanti sostengono che si tratti di un romanzo; è lo stesso Krakauer a
mantenere i toni dell'inchiesta, disseminando le pagine di interviste a quanti
conobbero il ragazzo, ritagli di giornale, precisi riferimenti storici,
geografici, medici e botanici.
Al di
là dei limiti, Nelle terre estreme è un libro che merita di essere
letto, perché rende giustizia a una figura tragica e ribelle, altrimenti
destinata all'oblio. Novello Thoreau o lupo che segue per istinto il richiamo della foresta, Chris McCandless è stato un ragazzo in grado di
operare una scelta controcorrente, spingendosi sino alle estreme conseguenze.
Copertina dell'ultima edizione italiana (Corbaccio, luglio 2020)
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