Gian Piero Bona, il “poète
extraordinaire” secondo la definizione di Jean Cocteau, ci ha lasciati lo
scorso 27 ottobre, all'alba dei suoi novantaquattro anni. Praticamente nessuno
ne ha parlato, salvo due articoli sul Corriere della Sera e La Stampa. È stato
poeta, romanziere, traduttore e fine esoterista, conosciuto soprattutto per lo
scandaloso esordio de Il soldato nudo (1960) e l'intenso Il silenzio delle cicale (1981), vincitore del Premio selezione Campiello. Le sue ultime fatiche
sono il romanzo autobiografico L'amico ebreo (2016) e la raccolta lirica La
volontà del vento (2018). Figura eccentrica e controcorrente, al di fuori delle
logiche partitiche e partigiane del mondo culturale italiano, Bona meriterebbe
di essere riletto e riscoperto. Ben venga allora l'iniziativa della casa
editrice Lindau, che ha ristampato diverse sue opere fuori catalogo da anni.
L'apprendista del sole
rappresenta un unicum nel panorama letterario tricolore, un romanzo che si
distacca da tutta la produzione nostrana, un esperimento coraggioso e fuori dai
canoni. La ristampa a cura della Lindau segue l'originale prima edizione Rusconi
del 1989, all'epoca recensita persino da Eugène Ionesco, che disse di aver
trovato nel romanzo di Bona «quel grande spirito dell'altrove verso il quale
tendono tutti i veri scrittori». L'apprendista del sole è un romanzo di
formazione, un viaggio iniziatico alla scoperta di sé, che ricorda Siddharta di
Hesse o Il Profeta di Gibran (di cui, non a caso, Bona è stato il primo
traduttore italiano). Il protagonista è Ondo, un giovane che «conteneva in sé
due persone che lottavano, odiandosi, senza che l'una sull'altra avesse mai il
sopravvento». Ondo proviene
da una famiglia ricca, ma la ricchezza che gli ha donato la sorte non lo
soddisfa; è un
ragazzo dotato di una sensibilità spiccata, che tuttavia è una maledizione,
perché lo rende dubbioso e sconosciuto a se stesso. Malinconico e chiuso,
tormentato e inquieto, vuole trovare la Via, ovvero la strada per la perfetta e
piena comprensione di sé e del mondo.
«Eppure una via c'è, per ciascuno. Che uno la trovi non conta. Conta il sapere che c'è. Sarà la via un giorno a trovare noi.»
Così Ondo parte, lascia la
casa e i familiari e si imbarca sul Fuiadeh, una nave cargo diretta in Egitto.
Per lunghi anni viaggia in lungo e in largo in Oriente: vive ad Alessandria, Porto
Said, Beirut, Baghdad, Istanbul. Conosce
tante persone e vive molteplici esperienze, spesso antitetiche: la ricchezza e
la miseria, la fatica e l'indolenza, l'amore puro e quello mercenario, la
carnalità e il misticismo, il vizio sfrenato e la virtù monastica, il vuoto del
cuore e la pienezza dello spirito. Il suo è un viaggio iniziatico, guidato dal
sufi Mohamed, figura mistica e di grande potenza evocativa. Più volte il protagonista inciampa, più volte
sembra prendere una strada sbagliata; eppure alla fine la sua ricerca è
coronata dal successo, quando scopre che il Dio che cercava è in realtà in sé,
perché il principio divino abita in tutti gli uomini e nelle loro passioni. Viene
in mente il testo di Visioni, scritta da Juri Camisasca per Alice: «più lontano vai, sempre meno conosci». E ancora,
Claudio Rocchi che cantava
che «Dio è dentro, nel cuore di ogni uomo». Gli scrittori e i cantanti nostrani che si sono
avvicinati alla filosofia e al misticismo dell'Asia sembrano aver capito questa costante del pensiero orientale: il divino non è altro da noi, né è più in alto,
ma è in noi, è il soffio che dà vita alle membra e direzione alla nostra anima.
Ecco perché alla fine del viaggio Ondo ritorna al paese natale, perché il suo
ciclo si è compiuto e non avrebbe più senso spostarsi nello spazio.
«Tu non sei solo, sei una miriade di forme in cui risplende l'unica luce, l'unica essenza che trasmigra rimanendo sempre la stessa.»
Diversi gli spunti
autobiografici che rimandano all'esperienza dello scrittore: il padre
industriale, l'avita dimora di famiglia, i viaggi in Oriente, la fascinazione
dell'esoterismo, il tema dell'uscire da sé, la doppiezza dell'amore carnale e
spirituale. Molti anche i rimandi al resto della sua produzione letteraria; esiste un
legame tra Ondo e Tristano, il protagonista de Il silenzio delle cicale. Anche
il secondo è l'unico superstite di un naufragio, anche lui vaga nel mondo e tra
i ricordi alla ricerca di una forma costante e immutabile del proprio essere.
Solo che, mentre Ondo trova infine una composizione, Tristano è l'emblema
dell'uomo a metà, l'esito di un imperdonabile fallimento.
L'apprendista del sole non
è una lettura agevole. È un libro pregno di simbolismi e intriso di un
misticismo serio, colto e ragionato. Bona non offre idee di seconda mano, ma sa
rielaborare – e finanche spiegare, sia pure attraverso metafore – pensieri profondi che attengono alle grandi domande
universali. Non nascondo che è stata una lettura a tratti faticosa, perché i
concetti che si dipanano nel libro sono tanti e non sempre immediati; rimane
comunque un romanzo originale e imprevedibile, una piacevole deviazione
rispetto alla linea retta della letteratura italiana del tardo Novecento.
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