La mia diffidenza verso i social
network non dipende dalla volontà di difendere la mia sfera privata, né è un
pregiudizio ideologico. Non ho profili social perché non riesco a stare dietro
alla mole potenzialmente infinita di informazioni che vengono scambiate quotidianamente.
Riconosco che i social network siano uno strumento potente, immediato e veloce;
eppure, proprio l'immediatezza e la velocità ne sono al contempo il punto
debole. Ciò che viene pubblicato è effimero, destinato a essere dimenticato in
brevissimo tempo. Tutto dura appena il tempo di uno sguardo annoiato e
distratto: articoli, fotografie, pensieri, citazioni, immagini. Il bello e il
brutto hanno la stessa vetrina, la medesima durata, identica esposizione. Si pensi
all'utente medio di Instagram, che viene bombardato sulla bacheca da un numero
pressoché infinito di immagini. Giocoforza, il tempo che è possibile dedicare a
ogni post è limitatissimo, qualche secondo o poco più. Accade così che alcune
immagini, che pure meriterebbero un posto d'onore, siano subissate da
tonnellate di ciarpame. Velocità e immediatezza si traducono in un drammatico
appiattimento dei contenuti. I social hanno volutamente rinunciato ai benefici
della lentezza, in nome di una società dove impera la regola del tutto e
subito.
C'è però un'applicazione che fa della
lentezza la sua bandiera. Si chiama Slowly e già il nome è tutto un programma:
significa infatti lentamente, con calma. Slowly non è un social network, né
un'applicazione per incontri. A differenza dei primi, consente una
comunicazione riservata solo tra due persone; a differenza delle seconde, lo
scopo ultimo non è quello di incontrarsi. Anzi, i profili riportano soltanto il
nome e un avatar: non c'è modo di inserire fotografie. In parole povere, Slowly
è la versione contemporanea dei vecchi scambi epistolari con gli “amici di
penna”. É uno strumento per scambiare lettere virtuali con utenti che
appartengono ad altre culture, etnie, religioni, nazionalità. Basta creare un
profilo anche senza informazioni personali, scegliere gli argomenti di
interesse e una o più lingue che si conoscono. Non è possibile la ricerca
nominativa dei corrispondenti, ma si può fare una selezione sulla base della
lingua, dell'età, del sesso, della nazionalità o degli interessi. Per fare un
esempio concreto, si potrà cercare un cinese interessato a parlare di calcio,
oppure un messicano appassionato di archeologia. Individuato un utente con
caratteristiche in comune, basterà inviargli una lettera. In alternativa, è
possibile lanciare un messaggio in bottiglia: scrivere una missiva che sarà
recapitata dal sistema a un utente a caso.
A questo punto entra in gioco la
caratteristica principale di Slowly, ossia la lentezza. Le lettere impiegano
tempi diversi per giungere a destinazione, a seconda della distanza tra
mittente e destinatario. Ci vogliono cinque ore per inviare una lettera in
Francia, diciassette per farla arrivare in India, venti per gli Stati Uniti,
dodici per l'Uganda, ventiquattro ore per l'Indonesia o l'Australia, e così via.
Naturalmente, la risposta impiegherà lo stesso tempo di viaggio.
I tempi sono dilatati anche per
volontà degli utenti: chi si iscrive a Slowly è alla ricerca della lentezza.
Scrivere una lettera non è come mettere una fotografia su Instagram: ci vuole
tempo, dedizione, pensiero, attenzione. La risposta può
arrivare dopo giorni, una settimana o persino un mese. Ci sono utenti che
rispondono a distanza di settimane, ma non si tratta di un segno di
disinteresse o maleducazione. C'è un patto tacito tra i corrispondenti: ciascuno
accetta i tempi dell'altro, senza scomporsi. Questo desiderio di lentezza porta
con sé una serie di vantaggi. In primis, non c'è spazio per chi ha cattive
intenzioni. Slowly è un'isola felice nel mare magnum della rete: non ci sono
disturbatori o molestatori, perché le caratteristiche dell'applicazione
inibiscono queste categorie. In secondo luogo, su Slowly è facile trovare
affinità. Proprio perché è un'applicazione diversa dalle altre, chi si iscrive
condivide un sentire comune. Si parla di tutto ed è facile creare punti di
contatto anche con persone molto lontane. Anzi, Slowly ci fa capire come
bisogni, pensieri e sentimenti siano gli stessi a tutte le latitudini.
Come ben sa chi legge questo blog, non
scrivo mai di tecnologia e mezzi di comunicazione. Eppure Slowly è qualcosa di
diverso, che merita di essere divulgato: è un luogo virtuale dove ritrovare il
piacere della scrittura e l'ansia positiva dell'attesa, dove assaporare le
stesse sensazioni che provavano i nostri antenati quando vedevano il postino
con una busta in mano.
I francobolli virtuali di Slowly
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