14 luglio 2022

"Il tempo di vivere con te" di Giuseppe Culicchia: il volto privato di una tragedia collettiva

Non tutte le vicende private hanno un rilievo pubblico, ma ogni vicenda pubblica ha risvolti privati. Compresi questo concetto per la prima volta quando andai con la scuola alla proiezione del film 11 settembre 2001, lungometraggio a episodi sull'attentato alle Torri Gemelle di New York firmato da undici grandi registi. Ciascuno dei cineasti metteva in luce questo aspetto, ossia la vicenda individuale che si nasconde dietro la grande tragedia collettiva. Leggendo Il tempo di vivere con te di Giuseppe Culicchia mi è venuto in mente il film visto esattamente vent'anni fa e il primigenio significato che ne colsi.
Alle prime luci dell'alba del 15 dicembre 1976 la polizia fece irruzione in un appartamento popolare di Sesto San Giovanni per eseguire una perquisizione nei confronti di un giovane militante delle Brigate Rosse. Sentendo il trambusto, il ragazzo si affacciò dalla porta della sua stanza e sparò dei colpi di pistola all'indirizzo dei poliziotti. Senza voler entrare nel merito della dinamica, basti dire che nel conflitto a fuoco rimasero uccise tre persone: il maresciallo Sergio Bazzega, il vicequestore Vittorio Padovani e il ventenne, che di nome faceva Walter Alasia.
Fin qui l'avvenimento pubblico, una delle pagine più emblematiche e dolorose degli Anni di piombo. Oltre la vicenda collettiva c'è però il dramma privato, quello che racconta Giuseppe Culicchia in questo intenso libro a metà strada tra un memoir familiare, un diario e un saggio storico. Walter Alasia era cugino di Giuseppe Culicchia, le rispettive madri erano sorelle. Walter viveva a Sesto e Giuseppe a Grosso nel Canavese, Walter aveva vent'anni e Giuseppe undici, il primo era un ragazzo e il secondo un bambino, il primo leggeva i classici del pensiero politico e il secondo le avventure di Tex e Zagor. Si vedevano principalmente durante le vacanze estive, eppure il loro era un rapporto speciale. Walter era, per Giuseppe, un esempio da imitare, il fratello maggiore con cui trascorrere nella vecchia casa dei nonni le spensierate giornate di agosto.
Il tempo di vivere con te contiene in sé i due profili, il pubblico e il privato. È la storia del brigatista Alasia, il resoconto duro e spietato di un'epoca di grandi lotte politiche e di morte. Al contempo è il racconto di Walter, Giuseppe, Ada, Gabriella, Guido, Francesco, Oscar, la storia di una famiglia italiana come tante, dilaniata da un dolore devastante. Culicchia ha impiegato quarant'anni per portare a termine questo volume, iniziato, almeno idealmente, subito dopo la morte del cugino per dare forma e componimento alla sua sofferenza. Anzi, la vicenda di Walter è stata proprio la molla che ha fatto scattare in Culicchia il desiderio di diventare scrittore. La letteratura come catarsi, dunque, o semplicemente come esorcismo dal dolore.
A mio avviso lo scrittore torinese è stato abilissimo nel trattare una materia così delicata e controversa. Probabilmente è stato agevolato dal coinvolgimento personale, ma ciò non toglie che si è mosso su un terreno scivoloso. Le ferite degli Anni di piombo sono ancora fresche e parte dell'opinione pubblica non vuole o non è in grado di scindere l'uomo dal brigatista. Culicchia invece fa proprio questo: ci offre il ritratto tenero e commosso di suo cugino, che prima ancora di apparire sulle prime pagine di tutti i giornali d'Italia era un ragazzo come tanti, generoso, idealista, legatissimo alla sua famiglia. Uno sforzo uguale è richiesto anche al lettore: liberarsi dal pregiudizio e separare la persona dalle azioni discutibili che ha compiuto.
«Che senso ha venire al mondo, se poi si deve vivere dopo che le persone che abbiamo amato di più sono morte? C'è dolore più grande? E perché morire a vent'anni, Walter? Perché uccidere per poi venire ucciso? Non è vero che il tempo aiuta. Il tempo non guarisce le ferite. Il tempo è un grande bastardo perché porta via tutto con sé. Tutto tranne l'amore. È per questo che il dolore non passa.»
Il tempo di vivere con te è un libro coinvolgente che si divora in poche ore. Chi già conosce le vicende narrate, sia pure per sommi capi, sarà agevolato nella comprensione; nondimeno alcuni capitoli hanno un taglio quasi storiografico e riassumono i principali avvenimenti del decennio 1969-1978. La narrazione è inoltre arricchita da fotografie scattate dal padre di Walter, Guido Alasia, nonché da stralci del primo volume che si occupò della vicenda, Indagine su un brigatista rosso di Giorgio Manzini.
Ritengo che scrivere questo volume sia stato un grandissimo atto di coraggio: Culicchia non ha esitato a rendere pubblico un dolore intimo, donandoci una storia familiare così tragica e toccante.

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