19 agosto 2023

"Che ne è stato di te, Buzz Aldrin?" di Johan Harstad: una magnifica desolazione

Quando i tecnici della NASA domandarono al secondo uomo sceso sulla Luna, Buzz Aldrin, quali fossero le sue impressioni sul luogo in cui si trovava, l'astronauta pronunciò tre semplici parole, destinate a entrare nella storia per la loro forza descrittiva: «desolazione, una magnifica desolazione». Aldrin è il rappresentante del popolo dei secondi, delle medaglie d'argento, di quelli che arrivano dopo il primo e sono destinati a essere dimenticati dai più. Come i gregari nel ciclismo: gambe d'acciaio che preparano la volata ai velocisti e si defilano dopo aver pedalato in avanscoperta per decine di chilometri.
Aldrin è l'idolo di Mattias, protagonista del romanzo d'esordio di questo scrittore norvegese, edito nel 2005 e pubblicato in Italia da Iperborea. Mattias vive a Stavanger, città industriale tra le più grandi della Norvegia. In pochi giorni la sua vita capitola: prima viene lasciato dalla storica fidanzata dopo tredici anni di relazione e successivamente perde l'amato lavoro da vivaista. Egli non comprende subito che i ripetuti fallimenti dipendono dalla sua scelta di isolarsi piano piano, di abbandonare il palcoscenico della vita per essere un semplice ingranaggio del sistema, un gregario alla Aldrin che porta avanti il suo compito senza essere visto. Il suo atteggiamento è il "vivere nascostamente" di Epicuro, cui ha disatteso un'unica volta nella vita, quando ha cantato alla festa del liceo, cogliendo persino un successo inaspettato. Rimasto solo e senza lavoro, Mattias accetta l'invito di un amico musicista che lo vuole come tecnico del suono della sua band in tour nelle Isole Faroe. Sia pur riluttante, si imbarca per le remote isole e, a causa di una serie di vicende che non anticipo, si ritrova a soggiornare a tempo indeterminato in una casa famiglia per malati psichiatrici. Qui ha inizio la seconda stagione della sua vita, inaspettata e sorprendente.
In parte romanzo di formazione e in parte amaro resoconto di una catastrofe, il racconto assesta più di un pugno allo stomaco del lettore. Inizia come un'ordinaria storia dei nostri tempi, per poi affrontare tematiche complesse come la salute mentale, il fallimento del modello scandinavo del welfare State, la solitudine, l'emarginazione, la profonda crisi dell'uomo contemporaneo. Il punto di svolta è l'arrivo alle Isole Faroe, una terra meravigliosa, verdissima ma senza alberi, la trasposizione terrena della magnifica desolazione di cui parlava Aldrin allunato nel Mare della Tranquillità. Il libro diventa così l'occasione per conoscere un Paese a noi quasi ignoto, ricordato dai più per la rappresentativa calcistica che ogni tanto ha incontrato la nostra nazionale.
Harstad costruisce un magnifico paradosso: il suo Mattias, convintosi a rimanere alle Faroe per essere finalmente invisibile, si rende invece importante agli occhi degli altri proprio in quella terra desolata. Il messaggio del romanzo sembra dunque essere questo: si può tentare di fuggire, allontanarsi da tutto e da tutti e vivere come eremiti, eppure ci sarà sempre qualcuno ad attenderci, qualcuno per cui siamo importanti e che non accetterà di perderci per sempre. Mattias ritrova se stesso quando si riappropria del senso di appartenenza alla comunità umana, che aveva perduto nella natia Stavanger. Egli si scopre dunque malato, affetto da un male dell'anima che aveva sempre confuso per inclinazione caratteriale. La cura è nell'uscire allo scoperto e condividere un progetto con altre persone, per quanto si tratti di un progetto folle, come avrà modo di capire chi leggerà il volume.
Harstad aveva soltanto ventisei anni quando pubblicò Che ne è stato di te, Buzz Aldrin?. Eppure, leggendo il volume si direbbe che sia stato scritto da un autore più maturo: Harstad sa dosare i registri drammatico e comico, rifugge dal consolante lieto fine e approfondisce adeguatamente alcune tematiche scomode. Neppure si rinvengono quelle ingenuità nello stile e nei contenuti che di solito caratterizzano le opere prime. Il finale in tal senso è esemplare: onirico e utopistico, ha la consistenza dei sogni eppure è perfettamente credibile.

Nessun commento:

Posta un commento

Commenta l'articolo!