L’elemento religioso è così
intrinsecamente legato alla storia del Cilento da non poterne essere separato.
Non a caso, la monumentale e mai troppo lodata opera omnia di Pietro Ebner
sulla storia di questa terra si intitola Chiesa, baroni e popolo nel Cilento.
Partendo da questo legame tra popolo e
devozione, il Professor Maurizio Agamennone dell’Università di Firenze ha dato
alle stampe nel 2008 l’interessante saggio Varco le soglie e vedo (ed.
Squilibri) sul canto confraternale nel Cilento antico. L’opera, che è il
risultato di oltre vent’anni di studi e ricerche sul campo, offre spunti
interessanti non solo per gli studiosi di etnomusicologia, ma per tutti coloro
i quali desiderino approfondire un aspetto, forse poco conosciuto, ma
certamente decisivo della storia cilentana. In un territorio policentrico,
acefalo per mancanza di un centro dominante, i gruppi confraternali (le c.d.
congreghe) hanno costituito per molti secoli una delle poche occasioni di
incontro e scambio culturale tra individui, che, pur vivendo in casali posti a
pochi chilometri l’uno dall’altro, raramente avevano occasione per comunicare
tra loro. La dominazione del feudalesimo ha di fatto impedito l’affermazione
nel Meridione dei Comuni, per cui lo spirito comunitario e di condivisione ha
trovato proprio nel fenomeno religioso il suo naturale sbocco. Ad avviso dell’autore del saggio, l’ambito
territoriale di indagine va ristretto al solo Cilento antico (o storico), vale
a dire quell’area, limitata rispetto a quella dell’attuale Parco, che gravita
intorno al Monte Stella, sulla cui sommità, con ogni probabilità, era un
antichissimo insediamento di origine lucana, noto come Lucania o castrum
Cilenti. È proprio su questo territorio che da secoli si compie quello che il
professor Agamennone definisce il “piccolo rito penitenziale cilentano”, ovvero
quella sorta di “pellegrinaggio che mette in movimento reciproco” durante la
Settimana Santa “tutti i sodalizi attivi, estendendosi a coprire e marcare
l’intera area del Monte Stella”. Tale “piccolo rito”, proprio per il suo
carattere di ambulatorietà – le confraternite arrivano a coprire nell’arco di
una sola giornata fino a nove chiese differenti – è fenomeno originale, che
presenta tratti di peculiarità rispetto ad esperienze simili rintracciabili in
altre parti d’Italia. La prima parte del saggio è dedicata alla
descrizione dell’evoluzione storica di questo rito, dalle sue origini fino ai
giorni nostri, passando per la legislazione eversiva dell’asse ecclesiastico e
per l’esperienza totalitaria. Il tutto è esaustivamente documentato da
preziosissime fonti; vengono richiamati e riprodotti, ad esempio, gli antichi
statuti delle congreghe e le circolari ecclesiastiche, nonché testimonianze dal
vivo e stralci di interviste agli stessi priori o confratelli. Nella seconda
parte, di carattere più marcatamente tecnico, l’autore si dedica allo studio
del canto e delle polifonie confraternali. All’opera è allegato un cd con
registrazioni effettuate dal vivo. Si tratta di un libro interessante, che fa
luce su un aspetto forse poco conosciuto della cultura del Cilento, ma davvero
decisivo per incidenza ed originalità.
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