Un uomo perde una parte di sé per
ritrovare se stesso. O meglio, un uomo perde l’integrità fisica per recuperare
quella morale. Questa l’essenza del romanzo di Coetzee pubblicato nel 2006, dopo
il conferimento all’autore del Premio Nobel per la Letteratura.
Paul Rayment ha sessant’anni e vive
da solo in un grande appartamento di Adelaide, circondato dalle fotografie
sulla storia dell’Australia che intende donare alla Biblioteca civica. Una
volta passato a miglior vita, nessuno si ricorderà di lui e il suo nome rimarrà
impresso soltanto in un polveroso archivio pubblico, sui documenti del fondo
che gli sarà intitolato. L’occasione di cambiare vita e, soprattutto, di
spargere nel mondo un po’ d’amore, si presenta inaspettata, quando un incauto
automobilista lo travolge facendogli perdere una gamba. L’incidente, anziché avvicinarlo
alla morte, diviene un’occasione di rinascita. La chiave del cambiamento è l’amore
per Marijiana, l’infermiera di origine croata che lo accudisce. Ma questo sentimento
supera la dimensione puramente carnale del rapporto uomo-donna, per diventare
qualcosa di diverso e più profondo. Paul Rayment intraprende una strada che mai
avrebbe immaginato di poter percorrere: l’esperienza della paternità. L’amore
per Marijiana, infatti, trascende la solida figura di lei, per irradiarsi su
tutta la sua famiglia, in particolare sui figli. La passione (non corrisposta,
per la verità) diventa travolgente, passando dall’adorazione all’ossessione,
mettendo lo stesso Paul in ridicolo. Eppure, il suo desiderio è privo di ogni
malizia: vorrebbe semplicemente diventare il nume tutelare della famiglia di
Marijiana, provando la sensazione e la responsabilità di essere padre, anche se
in tarda età.
L’opera dello scrittore sudafricano scruta
con profondità di analisi un aspetto spesso trascurato, per disinteresse o reticenza:
il rapporto tra handicap e desiderio. E il merito di Coetzee è quello di aver indagato
con sensibilità e giusto distacco, sul presupposto che la vitalità dei sensi prescinde
dalla pienezza della forma fisica. Si può amare da anziani e da malati, con la
stessa drammatica pienezza della gioventù.
Slow man non è certamente il
miglior romanzo di Coetzee, né un libro imprescindibile. Tuttavia, riesce ad
offrire interessanti spunti di riflessione su tematiche di rilevanza universale,
quali il contrasto tra deformità e bellezza, l’accettazione del diverso, l’insopprimibile
bisogno di andare avanti anche quando il destino sembra aver poggiato un velo
scuro sulle nostre spalle.
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