Erano anni che non acquistavo un disco appartenente alla prima ondata
del punk inglese. Ormai disamorato dei Sex Pistols e dei Damned, non più entusiasta
di fronte ad un riff dei Buzzcocks,
fedele solo al verbo dei Clash, mai avrei creduto di comprare e recensire un
album degli Alternative TV, di cui ricordavo solo il nome, letto in un’antologia
sul punk che per anni ha rappresentato la mia Bibbia in materia.
L’occasione si è presentata per il “Cassette
store day 2017”, la festa che ogni anno celebra le musicassette e autocelebra i pochi che ancora le ascoltano, sostenendo magari che il nastro è
l’unico vero supporto ad alta fedeltà. La Radiation Records di Roma ha
festeggiato la giornata con tre ristampe in musicassetta (edizione limitata a 350
copie) di altrettanti album meno noti del periodo d’oro del punk. Tra questi,
il primissimo lavoro degli Alternative TV, The
image has cracked. Il nastro suona davvero bene, anche se non possedete un
mitico Nakamichi Dragon. Sul mio più modesto Luxman K111 del 1989 il suono esce
limpido e sufficientemente definito, nonostante il lavoro sia in parte live.
Gli Alternative TV nacquero su iniziativa di Mark Perry, editore della
storica rivista “Sniffin’ glue”, che
voleva fondare un gruppo che potesse innestare tendenze sperimentali nel punk,
genere per sua natura intuitivo e poco cerebrale. The image has cracked venne pubblicato nel maggio del 1978, ed in
qualche modo rappresenta la consacrazione e il superamento del genere, come una
porta socchiusa che lascia intravedere quello che verrà. È dunque un disco di
transizione, anche se, a mio avviso, ben più significativo in tal senso è il
coevo The scream dei Siouxsie &
The Banshees.
Consiglio di tralasciare la prima traccia, Alternatives, una sorta di noioso dialogo in forma di
botta e risposta tra il gruppo e gli spettatori, che prendono in mano il
microfono ed esprimono la propria opinione. Noioso oltre ogni dire e inutile.
Conviene allora passare alla seconda traccia, la nervosa ed elettrica Action time vision, probabilmente la più
riuscita dell’album. La prima facciata è più vicina ai canoni classici del punk,
con echi degli Adverts e degli Sham69 (si ascoltino in proposito Why don’t you do me right? e Good times), anche se i nostri non
disdegnano parti strumentali più lunghe, sebbene non particolarmente
articolate.
Il lato B contiene invece i germi delle sperimentazioni degli anni
successivi: le canzoni si dilatano, si allarga la gamma degli strumenti, fino a
timidi accenni elettronici. Si pensi alla corposa Viva la rock n’ roll, caratterizzata dalle note di un pianoforte in
apertura e chiusura, che termina con una ripresa addirittura delicata. O
ancora, si ascolti la strumentale Red,
che si dilata in lancinanti e cadenzate scariche elettriche. Splitting in two, invece, inizia in
maniera poco convincente, per poi esplodere in una coda strumentale da muro del
suono. L’edizione in MC è arricchita da due deliziose bonus tracks: Love like limp,
dalle venature reggae alla Clash, e la tiratissima Lies.
Di certo The image has cracked non è un lavoro
epocale, ma è qualcosa di diverso rispetto al classico schema “tre minuti-tre
accordi”. Gli Alternative TV hanno tentato un’evoluzione rispetto ad un piano
prestabilito, forse senza grandi doti tecniche, ma senza dimenticare la rabbia
e l’urgenza espressiva. Punk, ma con un piede oltre la soglia.
La ristampa in MC curata Radiation Records (2017)
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