A differenza di altri gruppi guidati da un leader carismatico, quando si
parla dei Magazine ne viene esaltato il lavoro di squadra. In effetti il
cantato insinuante e velenoso di Howard Devoto non sortirebbe il medesimo
effetto straniante sull'ascoltatore senza le bordate della chitarra elettrica
di John McGeoch e gli ipnotici tappeti su cui viaggiano le tastiere di Dave
Formula. La formazione, completata da Barry Adamson al basso e da John Doyle
alla batteria, nacque nel 1977, quando Devoto, lasciati i Buzzcocks e il loro
primordiale pop-punk, decise di virare verso un suono più complesso, fondando
un gruppo pronto a sperimentare idee innovative.
Secondhand Daylight (1979) è il secondo LP dei Magazine; ad ascoltarlo sembra
proprio che il punk sia morto e sepolto da un pezzo, sebbene fossero passati
quattro anni o poco più dalla sua esplosione. Il suono dei Magazine è ruvido ma
elaborato, con canzoni dilatate oltre i quattro minuti, fino a giungere ai
sette di Back to nature. C'è chi parla di post-punk, chi li celebra come i veri
pionieri della new wave, chi li colloca nell'art-punk per l'attitudine
sperimentale, quasi d'avanguardia. Tutti hanno ragione, in un modo o
nell'altro; volendo, si può riassumere il discorso affermando che la band di
Manchester ha socchiuso, neppure tanto timidamente, una porta che altri e più
energicamente avrebbero spalancato. L'album vive principalmente degli intrecci di
chitarre e tastiere dei due virtuosi Formula e McGeoch, quest'ultimo definito
da molte riviste specializzate come il chitarrista tecnicamente più dotato
della stagione punk.
Il trittico iniziale è maestoso. Si apre con
la sontuosa Feed the enemy, che cala l'ascoltatore nelle visioni conturbanti
della mente di Howard Devoto, con gli esemplari versi «it's always raining over
the border / there's been a plane crash out there in the wheatfields; / they're
picking up the pieces, / we could go and look and stare». La successiva
Rhytm of cruelty è l'esempio della naturale evoluzione del rock dei tardi
Settanta, l'emblema del post-punk; non a caso le musiche sono scritte da
McGeoch e Adamson. Con Cut-out shapes si ritorna ad atmosfere cupe e
visionarie, scandite da un ritmo più compassato. Chiudono la facciata la
trascurabile Talk to the body e l'energica I wanted your heart.
Il lato B si apre con The thin air, uno strumentale per sole tastiere,
impreziosito nel finale dal sassofono suonato da McGeoch. Il brano funge
essenzialmente da apripista a Back to nature, la traccia più matura e complessa
del disco. Sono sette minuti di fuga sperimentale e continui cambi di ritmo, in
cui Devoto – pur non essendo particolarmente dotato dal punto di vista vocale –
dà il meglio di sé, alternando sussurri e improvvisi slanci acuti. Ancora una
volta, però, sono McGeoch e Formula il vero motore della band. Il disco si
conclude con la dimenticabile Believe that I understand e il funebre incedere
di Permafrost, una delle composizioni più celebri di Devoto, che ci regala una
perla sadica come «as the day stops dead
/ at the place where we're lost / I will drug and fuck you / on the permafrost».
Cristallino il talento, eppure i Magazine non sono tra i gruppi del periodo
che vengono ricordati spesso, sebbene godano di un certo credito tra gli
appassionati; basti pensare che Secondhand
Daylight raggiunse al massimo la posizione n. 38 tra i dischi più venduti
nel Regno Unito nel 1979. La ragione risiede probabilmente in quello che è
anche il suo punto di forza: essere l'anello di congiunzione tra un recente
passato già ammuffito (il punk) e un futuro incerto, ancora tutto da scrivere
(la new wave).
Possiedo il vinile originale e conosco questo disco da una quarantina d'anni... mi piaceva abbastanza, ma non lo capivo completamente. Poi la settimana scorsa mi è venuta voglia di risentirlo, dopo più di due decenni che non usciva dallo scaffale, e finalmente è scoccata la scintilla: un colpo di fulmine, un disco davvero grandioso!
RispondiEliminaComplimenti per la recensione, sono contento di sapere che c'è chi apprezza questo gioiello come merita, ma su una cosa non sono d'accordo: a mio parere non ci sono pezzi trascurabili, l'intero album fila che è un piacere.
... pure io l'ho appena finito di riascoltare ad una distanza temporale simile alla tua e l'ho trovato spettacolare , molto piu' di quanto lo avevo lasciato anni fa ... d'altronde con un combo formato da gente come devoto , formula , adamson e mcgeoch , gente che ha fatto la storia della new wave mancuniana e piu' in generale della terra d'albione anche nei decenni seguenti non poteva essere altrimenti ... " back to nature " e' un limpido esempio di prgressive-wave di livello mai piu' raggiunto in seguito ... disco bellissimo. :-)
EliminaMcGeoch, probabilmente, è stato il miglior chitarrista della storia del punk. Devoto era un leader carismatico. Gli altri non erano da meno. Sono d'accordo con te, un combo formidabile!
EliminaGrazie mille per la visita e per il commento. Sono davvero contento di essere riuscito a cogliere l'essenza di questo disco, soprattutto se a dirlo è chi lo possiede praticamente dalla sua uscita. Sono d'accordo con te, è un lavoro che si lascia apprezzare alla distanza. Diciamo solo che alcuni brani sono meno riusciti (secondo il mio modesto parere); d'altronde, le vette di Back to nature o Rhytm of cruelty sono inarrivabili.
RispondiEliminaSono d'accordo con voi in tutto, i Magazine sono stati il gruppo più sottovalutato di tutta la New wave... io adoro tutti i loro album, assieme ai primi tre Ultravox con J. Foxx
RispondiEliminaGrazie per il commento. Concordo, tra i più sottovalutati della new wave assieme ai The Sound.
EliminaMolto meglio del primo disco secondo me, quello successivo a questo è più pop/new wave ma comunque assolutamente apprezzabile
RispondiEliminaSì, d'accordo con te. Nel primo disco però c'è quel capolavoro di Motorcade che da sola vale l'acquisto. Grazie per il commento.
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