È facile innamorarsi di Hope Sandoval. Bisognerebbe avere il cuore di pietra per non
capitolare di fronte al suo sguardo di enigmatica innocenza, essere senz'anima per
non lasciarsi vincere dalla sua voce suadente e dai testi malinconici. È lei «l'angelo
caduto in volo» di battistiana memoria. Il suo canto, direbbe Battiato, «incatena
come il coro delle sirene di Ulisse». Eppure non possiamo dimenticare l'altro
deus ex machina del progetto, il polistrumentista Dave Roback, recentemente scomparso.
Senza la sua chitarra, i Mazzy Star sarebbero stati ricordati al massimo come
un buon gruppo di revival folk. E invece sto parlando di una band di grande
valore, sebbene di piccolo culto, attiva dal 1987 al 1996 e poi di nuovo dal
2011 fin quasi ai giorni nostri; sconosciuta ai più, sorprenderà chi avrà voglia
di cimentarsi nell'ascolto.
L'idea della premiata
ditta Sandoval/Roback era tanto semplice quanto efficace: mescolare nello
stesso calderone il revival folk e la corrente psichedelica degli anni Sessanta
con il dream pop di fine Ottanta. Il risultato è esoterico e conturbante, a
metà strada tra Fairport Convention e Velvet Underground, il tutto però
nell'epoca del grunge e dello shoegaze. Tralasciando il profluvio di termini
inglesi e definizioni più o meno calzanti, basti dire che erano un ensemble originale, che proponeva una musica intimista e crepuscolare,
in netto contrasto con la “guerra del volume” imperante all'epoca.
Among my swan è il terzo
e ultimo album della loro prima stagione, pubblicato nel 1996 per la Capitol. Seguiva
l'esordio di She hangs brightly (1990) e il successivo So tonight that I might
see (1993). Dodici tracce, tutte scritte dal duo Sandoval/Roback, dodici gemme
di matrice folk attraversate da un impalpabile nervosismo elettrico. Non è
niente di assolutamente nuovo, eppure i brani parlano un linguaggio innovativo,
sì che è arduo trovare precedenti. Il tocco femminile e tormentato della
Sandoval emerge nel canto sommesso, sussurrato, frutto di naturale e
invincibile ritrosia. Roback si divide invece tra chitarre elettriche e acustiche, tastiere e “other instruments”, come riportato nelle note di
copertina; i suoi virtuosismi strumentali sono il necessario completamento dell'anima
a due volti dei Mazzy Star. Gli altri musicisti coinvolti nelle registrazioni
di Among my swan erano Keith Mitchell alla batteria, William Cooper alla
chitarra e Jill Emery al basso, con un cameo di William Reid in Take
everything.
Non amo l'analisi
traccia per traccia, ma in questo caso aiuta a comprendere la ricchezza di
spunti e ispirazioni di un album vario eppure omogeneo. L'apertura di Disappear
ricorda smaccatamente i Velvet Underground di Sunday morning, grazie al tappeto
lisergico delle tastiere su cui si staglia la voce della Sandoval, dolce come
il miele e pericolosa come veleno. Flowers in December è invece un perfetto
brano folk, con tanto di armonica e violino; predominano atmosfere brumose e
malinconiche, vero e proprio marchio di fabbrica della band. Una splendida
versione dal vivo del brano è disponibile su You Tube. Rhymes of an hour
richiama i migliori Fairport Convention; i Mazzy Star però sapevano andare
oltre, regalandoci un brano sognante a metà strada tra la Scozia e l'India.
Tastiere languide e chitarra acustica dominano nella successiva Cry, cry, ottimo
gioiello pop. La quinta traccia, Take everything, è forse la vetta dell'album.
L'insinuante voce della Sandoval stavolta sale di tono, e mette i brividi la coda
strumentale, arricchita dalla chitarra acida di un ospite d'eccezione, William
Reid dei Jesus and Mary Chain. Still cold, che inizia al ritmo di percussioni
tribali, ha quasi un'attitudine punk, almeno secondo i canoni dei Mazzy
Star; ci ricorda che non ci troviamo di fronte ad un album della “summer of
love”. C'è ancora spazio per la piacevole parentesi country di I've been let
down, prima che Hope Sandoval indossi i panni di Nico nella meravigliosa
Roseblood. È qui che passato e presente trovano un perfetto connubio, tra
Velvet Undergound e chitarre alla JAMC. Il tutto però filtrato ed etereo, come
se la musica provenisse da un'altra dimensione, o forse al di là dello
specchio. Nel trittico finale spicca Look on down from the bridge, una struggente
ballata perfetta per ogni addio; è la summa dell'arte dei Mazzy Star,
vero e proprio manifesto di una musica inquieta e nostalgica.
I primi tre album del
gruppo americano non possono mancare in una collezione che si rispetti. A dover
scegliere, si può cominciare proprio da Among my swan, che può essere definito
il disco della maturità, nonché quello di maggior successo. Acquistatelo senza indugi; male
che vada, vi innamorerete di Hope Sandoval.
L'essenziale copertina di Among my swan (1996)
Particolare del libretto interno del CD
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