12 maggio 2023

"Festival": ho visto anche dei comici tristi

È comune la curiosità di vedere un attore comico recitare in un film drammatico. Spesso anch'io mi sono chiesto quale sarebbe il risultato se alcuni interpreti di certe commedie all'italiana venissero assoldati in produzioni di spessore. Attori solitamente impegnati in spettacoli comici potrebbero riservare delle sorprese? Oppure l'essere conosciuti solo per ruoli brillanti o caricaturali li renderebbe poco credibili in opere drammatiche? Evidentemente siamo in molti a porci queste domande, se persino alcuni registi ci hanno provato.
Per il suo Festival (1996), Pupi Avati affidò a Massimo Boldi il ruolo del protagonista. L'attore, volto noto della commedia all'italiana e protagonista di innumerevoli "cinepanettoni", era al suo primo (e finora unico) ruolo drammatico. Il risultato fu sorprendente, sebbene la risposta del pubblico fu più tiepida di quella dei critici, come spesso accade in casi simili.
Boldi interpreta Franco Melis, un comico ormai sul viale del tramonto, stanco, disilluso e praticamente dimenticato dal grande pubblico. Fino a quindici anni prima era invece una celebrità: le sue commedie sbancavano i botteghini, i paparazzi lo assediavano, era presenza fissa nei talk show e gli era stata affidata persino la conduzione del programma della domenica pomeriggio su Rai Uno. Vicende giudiziarie, la separazione dalla moglie e il cambiamento dei gusti del pubblico l'hanno però condannato a un rapido oblio. Dalle stelle alle stalle, come si suol dire. Franco però, sia pure con rammarico, ha infine accettato un presente fatto di sagre di paese e misere comparsate in locali di infimo livello. Fino a quando, inaspettatamente, un lungometraggio indipendente in cui ha recitato solo per il misero cachet viene selezionato al Festival del cinema di Venezia, dandogli un'ultima chance di tornare alla ribalta.
Festival è in primis il ritratto amaro e tenero di un uomo ferito dalla vita, rassegnato senza rimpianti al ruolo di comparsa, al contempo tenacemente aggrappato alle ceneri della passata celebrità. Non c'è rancore in Melis, né risentimento verso quanti l'hanno abbandonato; pur con le sue fragilità, resiste agli schiaffi che la vita gli riserva. E quando il destino beffardo gli gioca l'ultimo tiro, con grande dignità volta le spalle e lascia la scena, trovando conforto negli affetti più sinceri. Come attestato da autorevoli critici, Boldi è perfettamente calato nel ruolo e dimostra di essere un attore validissimo anche – soprattutto, direi – fuori dai ruoli comici che l'hanno reso celebre. I suoi silenzi malinconici, i sorrisi tirati e l'incedere stanco comunicano più di mille parole: sono atti d'accusa contro l'apparenza, l'intellettualismo di facciata e l'ipocrisia del mondo dello spettacolo.
Da ricordare anche le interpretazioni degli altri attori, da Margaret Mazzantini (l'ex moglie Carla) ad Alberto Di Stasio (il rivale Leo). Spicca inoltre Gianni Cavina, nel ruolo di Renzo Polpo, l'ineffabile agente di Melis. Renzo è l'angelo custode del comico, l'unico nell'ambiente che gli vuole veramente bene. In un mondo di opportunisti e voltafaccia, Renzo è uno vero. Onesto fino al midollo, anche e soprattutto intellettualmente, non esita a farsi da parte quando il successo bussa di nuovo alla porta di Melis. Un'interpretazione pura e commovente che valse a Cavina il Nastro d'argento al miglior attore non protagonista.
Festival è un film che negli anni non ha perso nulla della sua freschezza. Anzi, azzardo che è più attuale oggi rispetto al 1996. Viviamo nella società della celebrità usa e getta, in cui perfetti sconosciuti possono diventare famosi dalla sera alla mattina, magari per un video "virale" condiviso da milioni di utenti in tutto il mondo. Così come si afferma, questa fama sparisce alla medesima velocità, per giunta senza lasciare traccia. Le meteore ci sono sempre state, come venivano chiamate in un programma televisivo della mia adolescenza, eppure mai certe stelle sono state così effimere come ai giorni nostri. La differenza sta nel fatto che Franco Melis, rispetto ai personaggi da quattro soldi dell'era social, è un gigante capace di resistere ai rovesci della fortuna senza mai affondare.

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