Ci sono momenti storici che impongono una scelta. Ci sono contingenze
che richiedono a ciascun cittadino di schierarsi, di prendere una decisione che
travalichi la dinamica puramente intima e ideale, per divenire concreta
partecipazione alla costruzione di un nuovo mondo, oppure alla preservazione
del vecchio. L’otto settembre del 1943 ha rappresentato per l’Italia uno di
questi momenti chiave, forse l’ultimo e il più drammatico. Sotto i cieli foschi
della guerra civile, i cittadini furono chiamati a scegliere quale parte
servire. In tali frangenti, più che la scelta sbagliata, fanno paura l’inerzia
e l’indecisione.
Corrado, il protagonista de La
casa in collina, è professore di scienze naturali in un liceo torinese. Pur
essendo ancora giovane, non viene richiamato alle armi e può continuare a
svolgere la sua professione. Quando la guerra si fa più dura e anche le città
italiane vengono bombardate nottetempo dagli Alleati, Corrado sceglie di
allontanarsi da Torino e di salire in collina, trovando ospitalità nella casa
di due donne che lo accudiscono amorevolmente. La collina è un vero e proprio
mondo a parte, il fulcro del microcosmo pavesiano in antitesi alla città:
mentre nella prima si succedono ancora le stagioni e la frutta continua a
crescere sugli alberi, la metropoli è ferma nella paura costante della morte
che arriva dal cielo. Corrado cerca la salvezza dagli orrori del conflitto, ma
la quieta rassegnazione domestica non fa per lui; intraprende così lunghe
passeggiate assieme al cane Belbo. Durante una di queste uscite, giunto
all’osteria denominata "Le Fontane", incontra Cate, un suo vecchio amore, che nel
frattempo aveva avuto un figlio. Cate presenta a Corrado i suoi amici
antifascisti, che dopo l’armistizio si danno alla lotta partigiana contro
tedeschi e repubblichini. Scampato fortunosamente ai rastrellamenti, Corrado è
l’unico della compagnia a non prendere parte alla lotta, bloccato come sempre
dall’incapacità di prendere una decisione diversa dalla fuga. Egli è dunque
l’emblema dell’accidia, o forse meglio ancora dell’incapacità di far fronte
agli obblighi. Tutta la sua vita è stata un continuo disertare dalle
responsabilità: ha lasciato Cate perché non voleva stringere un rapporto più
duraturo, ha abbandonato la città per fuggire dagli orrori e, infine, non è
neppure riuscito a seguire fino in fondo i propri ideali, una volta che la
Storia l’ha posto di fronte alla necessità di sacrificarsi per essi.
La casa in collina è dunque
il racconto di un intimo rovello, reso dall’utilizzo della narrazione in prima
persona. È tuttavia un romanzo che non può essere confinato entro i tormenti
del protagonista, perché altre sono le figure che brillano nitidamente:
l’enigmatica Cate e il figlio ribelle Dino, l’ingenuo ma ardimentoso Fonso, la
devota Elvira. Anzi, può addirittura sostenersi che, mentre le altre figure si
muovono agilmente verso un destino finanche crudele ma scelto coraggiosamente, Corrado è la quintessenza della neghittosità e della
rinunzia a vivere.
Va rimarcato che il breve romanzo venne pubblicato nel 1948 nel volume Prima che il gallo canti, assieme a Il carcere, scritto circa dieci anni
prima. Il nome del volume richiama naturalmente il tema del tradimento, che è
in primo luogo di se stessi e dei propri ideali. Stefano, protagonista de Il carcere, è un ingegnere di simpatie
antifasciste confinato in un villaggio della Calabria; col tempo dimentica
persino le ragioni della carcerazione e finisce per adeguarsi alla molle
vita del paese, giungendo a rifiutare il contatto con un non meglio precisato
anarchico, confinato in un villaggio vicino, pur di non essere coinvolto di
nuovo nella lotta politica. L’adeguarsi alla sua condizione lo preserva forse
dal dolore, ma è di fatto l’atto attraverso cui si consuma il tradimento. Allo
stesso modo, Corrado fugge in collina per accomiatarsi dagli strepiti del
conflitto; ma quando la guerra lambisce anche i colli, portandosi via gli
amici, egli non sa fare altro che scappare di nuovo, alla ricerca di un ventre
caldo in cui lasciarsi vivere tranquillo. La sua infedeltà è dunque triplice:
pur di non essere coinvolto, tradisce gli amici, gli ideali e persino le amate colline.
La casa in collina è forse
l’apice della scrittura pavesiana, la summa
del suo pensiero, come sostenuto da molti e più autorevoli di me. Rimane uno
dei testi seminali della letteratura sulla Resistenza, raccontata secondo il
punto di vista degli indecisi, degli impauriti, degli inerti.
Il volume che include il romanzo breve "La casa in collina"